rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024

Con la cocaina si fanno tanti soldi, talmente tanti che "la macchina li sta vomitando" | VIDEO

Con l'operazione "Koleos" gli uomini della Polizia di Stato hanno disarticolato un gruppo criminale capace di movimentare ingenti quantitativi di cocaina anche fuori regione

Un business lucroso, in grado di far accumulare in un solo colpo talmente tante mazzette di denaro da far esclamare ad uno degli arrestati: “La macchina le sta vomitando”. Quello delle sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, era il mercato privilegiato delle persone finite in manette durante l’operazione “Koleos”: dall’autovettura usata per lo spostamento della droga e del denaro.

Indagini partite dalla cattura di Rocco Mammoliti

Un’attività di indagine condotta dal Commissariato di Siderno inizialmente per la cattura del latitante Rocco Mammoliti (arrestato nei Paesi Bassi dalla Polizia Olandese il 9 giugno 2016 ed estradato in Italia il 18 agosto dello stesso anno), e che nelle sue ulteriori progressioni investigative sviluppate -  sotto le direttive del Procuratore Aggiunto Giuseppe Lombardo e dei Sostituti procuratori Diego Capace Minutolo e Alessandro Moffa - con il supporto di molteplici intercettazioni telefoniche ed ambientali, consentiva di: accertare l’esistenza e l’operatività, dal mese di ottobre 2015 al mese di febbraio 2016, nell’area ricompresa tra Bovalino, Careri e altri comuni della Locride, di un’articolata organizzazione criminale, con sbocchi in Puglia e Sicilia, finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti in materia di sostanze stupefacenti, i cui principali esponenti, venivano individuati nei fratelli Domenico e Francesco Mammoliti e Giovanni Giorgi, aventi un ruolo centrale ed apicale nel sodalizio composto da più di dieci persone.

La base logistica

Ma non solo. L’inchiesta ha consentito di individuare svariate condotte di detenzione e spaccio di cocaina poste in essere dagli indagati che, valutate complessivamente nel quadro di una concatenazione logica degli eventi e con il ricorso a criteri interpretativi improntati a razionalità e logicità, assurgevano a circostanze idonee a dimostrare oltre il fatto delittuoso in sé, anche la sussistenza della contestata associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e verificare che il sodalizio disponeva di efficienti basi logistiche individuate nella residenza dei Antonino e Giuseppe Ferrinda a Rizziconi e nel capannone un vero e proprio quartier generale sito a Benestare di Antonio, Domenico e Andrea Pellegrino dove, a seguito dell’arresto dei coniugi Pellegrino-Filastro avvenuto in data 7 gennaio 2016 per trasporto di oltre 3 chilogrammi di cocaina, veniva rinvenuto un ulteriore quantitativo della medesima sostanza stupefacente, soldi ed armi.

L'incontro con i narcos colombiani

E, ancora: scoprire che l’associazione a delinquere poteva contare su basi logistiche insospettabili, come a Condofuri, dove un camping  (di un soggetto indagato a piede libero) veniva utilizzato dai sodali, tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, come luogo sicuro dove trattare gli affari illeciti della consorteria con alcuni narcotrafficanti colombiani e albanesi, a carico dei quali, tuttavia, non venivano acquisiti elementi tali da poter loro addebitare condotte penalmente rilevanti.

Le parole in codice

Gli investigatori della Mobile, poi, hanno chiarito il modus operandi degli indagati e le accortezze adottate dagli stessi nella fase di distribuzione della sostanza stupefacente confezionata in panetti sotto vuoto e trasportata a bordo di autovetture dentro vani segreti realizzati da meccanici di fiducia, muniti di telecomandi che azionavano i congegni elettronici di apertura e, grazie alle intercettazioni telefoniche, riscontrato come i sodali comunicassero tra loro con telefoni codificati, ricorrendo all’uso di termini criptici e allusivi per indicare lo stupefacente: “cose”, “olive”, “cagnolino”, ecc …,  cambiando repentinamente e freneticamente schede telefoniche quasi sempre intestate a terze persone ed utilizzando sim card estere prive di intestatario e telefonini Blackberry.

Anche un minore coinvolto

Le indagini che hanno portato all’operazione “Koleos”, fra le altre cose, hanno consentito ai magistrati reggini di “accertare come i vertici dell’organizzazione non si fossero fatti scrupolo di avvalersi della collaborazione di un minore (per cui si procede separatamente) peraltro sotto l'egida dei genitori indagati nella stessa inchiesta.

Gli arresti con la droga

L’indagine, nel corso del tempo,  è stata rafforzata dai riscontri operativi come l’arresto, in flagranza di reato, il 7 gennaio 2016, i coniugi  Domenico Pellegrino e Maria Filastro per trasporto di oltre 3 chilogrammi di cocaina  nascosta in un vano segreto all’interno del cruscotto della loro autovettura e il rinvenimento e sequestro, nella stessa data, nel corso della perquisizione estesa al capannone riconducibile ai predetti coniugi Pellegrino-Filastro: due involucri contenenti 1.502 grammi di cocaina; tre fucili semiautomatici calibro 12; un revolver 357 magnum calibro 357; una pistola Beretta  modello 92  calibro 9X19 priva di matricola; una pistola Beretta  modello 98  calibro 9X21 con matricola punzonata; 40 cartucce calibro 7,62 x 39; 44 cartucce calibro 7,65; 18 cartucce calibro 357; 56 cartucce calibro 12  e 1 caricatore per una pistola calibro 7,65.

Nella Koleos 49 chili di cocaina

O, ancora, l’arresto in flagranza di reato, la sera del 20 febbraio 2016, Vincenzo Scarfone per trasporto di un'ingente quantitativo di cocaina, pari a 49 chilogrammi, abilmente occultato all’interno della propria autovettura Renault “Koleos” (da cui prende il nome l’operazione) sulla quale viaggiava.

Ingenti quantità movimentate

Impressionante era la capacità dei fratelli Francesco e Domenico Mammoliti e di Giovanni Giorgi di movimentare quantità consistenti di cocaina da un giorno all'altro senza soluzione di continuità. Ad esempio, il 6 novembre 2015, dall’attività tecnica emergeva che i Mammoliti consegnavano 6 panetti di cocaina a Giuseppe  Ferrinda per la successiva distribuzione allo staff dei corrieri. Due giorni prima gli stessi Mammoliti avevano dato ad Antonino e Giuseppe Ferrinda, deputati allo stoccaggio della sostanza stupefacente, altri 12 panetti di cocaina.

Il ruolo dei fratelli Mammoliti

Erano sempre i fratelli Mammoliti a gestire in prima persona - e con estrema professionalità - le trattative illecite (quantità e modalità di consegna) occupandosi, in funzione del ruolo da loro ricoperto di organizzatori del sistema criminale, della consegna della droga attraverso i coniugi Pellegrino, nonché per mezzo di Vincenzo Scarfone, nella veste di fidatissimi sodali, tratti in arresto rispettivamente il 7 gennaio 2016 e il 20 febbraio 2016.

Il ruolo dei Pellegrino

Lo stesso va detto per i fratelli Giovanni e Giuseppe Giorgi che in più occasioni venivano intercettati nel dare disposizioni ai coniugi Pellegrino sulla percentuale di taglio che dovevano applicare ad una determinata partita di cocaina. I Pellegrino si occupavano tanto del confezionamento sotto vuoto dello stupefacente che del trasporto - in qualità di corrieri al servizio dei Mammolliti e dei Giorgi - consegnando la cocaina in Sicilia [in provincia di Messina e Catania] e in Puglia [in provincia di Bari, Brindisi, Taranto e Lecce] e ricevendo la contropartita economica che veniva versata ai capi dell’organizzazione presso la macelleria di proprietà di Domenico Pellegrino. 

Le trasferte in Puglia

In una delle tante trasferte nelle province di Taranto, Lecce e Brindisi, in un solo pomeriggio Pellegrino Domenico, la moglie Maria Filastro e Giovanna Laganà, consegnavano per conto dei fratelli Giovanni e Giuseppe Giorgi, quantitativi di cocaina equivalenti all’importo di 340 mila euro in banconote di vario taglio, raccolte in “mazzette” - quali corrispettivo del narcotico venduto - e occultate all’interno del vano ricavato nell’autovettura in quantità tale da far dire all’associata Maria Filastro che "... la macchina le sta vomitando ...", ovvero che erano così tante da non essere contenute nel nascondiglio. 

Video popolari

Con la cocaina si fanno tanti soldi, talmente tanti che "la macchina li sta vomitando" | VIDEO

ReggioToday è in caricamento