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Giovedì, 25 Aprile 2024
Le intercettazioni / Palmi

Undici secondi per sparare 18 colpi di pistola e intimidire la testimone: "La prima che se ne va è lei"

Nelle carte dell'inchiesta "Nuove leve" le chat fra gli indagati usate dai carabinieri per ricostruire quanto avvenuto a Seminara nel 2021

"La prima che se ne va è lei". Nelle chat di telofonia mobile, secondo gli investigatori dell'Arma, si potrebbero ravvisare gli elementi utili a risalire agli esecutori materiali del danneggiamento che è alla base dell'inchiesta "Nuove leve" che, all'alba di oggi, ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare a carico di undici indagati.

Per i carabinieri della compagnia di Palmi, che hanno portato a compimento le indagini con il coordinamento del gruppo dell'Arma di Gioia Tauro, ad aver impugnato la pistola nella notte del 5 novembre del 2021, per sparare e "punire" una donna rea di aver collaborato con lo Stato nella ricostruzione di una aggressione compiuta il mese prima per le vie di Seminara, sarebbero stati: Tommaso Oliveri, oggi ventenne e Rocco Lombardo, oggi ventunenne. 

Per gli inquirenti di tribunale di Palmi, i due giovanissimi come emergerebbe dalle conversazioni tra loro intercorse, avrebbero "programmato un atto ritorsivo nei confronti della donna che nei giorni precedenti aveva osato testimoniare contro l'Oliveri, identificandolo tra i soggetti responsabili dell'aggressione avvenuta la sera dell'undici ottobre 2021".

Diciotto colpi di pistola calibro 7 e 65 esplosi, in soli undici secondi, contro la casa della donna prima di sparire nel nulla fra le stradine strette di Seminara.

Per gli inquirenti del tribunale di Palmi, diretti dal procuratore Emilio Crescenti, la rabbia provocata dalla collaborazione della donna, sfociata in una denuncia per lesioni personali, era palbabile e riscontrabile nelle conversazioni ricostruite dopo il sequestro dei cellulari.

"Dobbiamo fare danni seri sta botta", questo un altro messaggio recuperato dai telefoni di uno degli indagati dagli investigatori che, attraverso il gps, hanno ricostruito anche i movimenti degli stessi.

"Danni seri" per far capire chi comanda, per mettere a tacere la voglia civica di collaborare con lo Stato, per creare quello che il maggiore Luca Ghiselli, comandante della compagnia dell'Arma di Palmi, per "creare un clima di omertà e intimidazione".

Perché le "nuove leve", per i carabinieri e i magistrati palmesi, erano in grado di "di accedere a mercati illegali, nel circuito delle armi e delle sostanze stupefacenti". I membri della gang, "in tempi rapidi e con frequenza inquietante – scrive il gip di Palmi Francesca Mirabelli nell'ordinanza custodiale notificata questa mattina – si procurano, acquistando o agendo come mediatori, armi da sparo di diversa tipologia. Sono in possesso di una fitta rete di conoscenze che garantisce loro il rinvenimento e la disponibilità di armi destinate a essere utilizzate per compiere atti delittuosi o per assicurarsi un guadagno dalla vendita o attività di intermediazione delle cessioni".

Un gruppo di giovani "borderline" - come spiegato dal procuratore Crescenti in conferenza stampa - in grado di muoversi facendo rete "con estrema naturalezza nel mercato illecito della compravendita di armi e di droga anche facendosi intermediari di terzi, dimostrando una straordinaria pericolosità". Pronti a tutto, come sostenuto dal capo dell'ufficio di procure palmese, per "farsi valere e conquistare una porzione di territorio in cui gli interessi economici sono forti e gli appetiti importanti".

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