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Operazione "Le Piramidi": “Sei ‘ndranghetista? che sei? un truffatore, che sei? Nella vita che sei?" | VIDEO

Nelle intercettazioni telefoniche l'amarezza delle persone truffate e la preoccupazione per le indagini da parte della Guardia di finanza di Reggio Calabria

Rolex d’oro, diamanti, anelli preziosi, collane d’oro e diamanti, monete d’argento. E’ ricco l’assortimento di beni preziosi che gli uomini della Guardia di finanza di Reggio Calabria hanno sottratto ai tre soggetti denunciati nell’ambito dell’operazione “Le piramidi”. Per investigatori e inquirenti questi beni, insieme al denaro depositato su conti correnti in Italia e a Tenerife, sarebbero “il bottino” accumulato grazie ad una serie di truffe realizzate su tutta la penisola.

Lo "schema Ponzi"

Truffe realizzate seguendo il cosiddetto “Schema Ponzi”: dal ravennate Carlo Ponzi che, emigrato in America nei primi anni del novecento, inventa il sistema truffaldino che lo avrebbe reso “famoso”. Ponzi sfruttò le lettere per l’estero che, a quel tempo, includevano un buono per l’acquisto di un francobollo per la risposta. Dopo alcuni anni di piccole truffe Ponzi aprì una società ed incoraggiò i suoi amici e colleghi a scommettere sul suo “schema”, promettendo tassi di rendimento del 50% in pochi mesi.  Questo schema, secondo la ricostruzione delle Fiamme gialle, ha finito per “incastrare” centinaia di persone che consegnavano somme di denaro ai truffatori in cambio di tassi di interesse anche fino al 40%. Una struttura piramidale che si allargava anche grazie all’involontaria collaborazione delle vittime che, sospinte a farlo dal miraggio di lucrosi guadagni, finivano per coinvolgere nello schema altre ignare persone.

Le intercettazioni

Una truffa ingegnosa che, come si intuisce dalle intercettazioni telefoniche della Guardia di finanza, ha provocato non pochi problemi alle vittime di turno. “Ricordati - dice un cliente ad uno dei truffatori - tu mi ha fatto fare il mutuo a me, ricordati, se succede qualcosa, mi ha fatto fare il mutuo …. mi hai inguaiato”. Le indaginihanno consentito altresì di rilevare che gran parte degli investimenti avveniva mediante la stipula di contratti di associazione in partecipazione all’interno di strutture piramidali (c.d. “multi level marketing”), tra le quali i networks “Adamax”, “Unetenet”, “TelexFree” e “Lirbertagià”, gestiti dal principale indagato.

"Che mi hai dato l'ossigeno?"

Un meccanismo remunerativo per i truffatori ma che offriva poche possibilità di guadagno per chi finiva per cadere nella rete. “Che hai fatto - si legge nelle intercettazioni dell’operazione Le piramidi - su 210 mila euro? Che cosa hai fatto? Dimmi… che mi hai dato? Mi hai dato l’ossigeno, mi hai dato?”. Come ricostruito dalle Fiamme gialle, i membri dell’associazione incameravano, quindi, le somme e - successivamente al fine di rendere più credibile lo schema truffaldino - provvedevano al rimborso, ancorché solo parziale delle stesse, in piccole “tranche” e mediante ricariche su carte prepagate.

I debiti non pagati

Il raggiro, però, è venuto alla luce grazie alle indagini della Guardia di finanza di Reggio Calabria che, durante il proprio lavoro investigativo, ha sentito diverse delle persone truffate che, come riscontrato dalle intercettazioni, erano sempre più preoccupate: “Ieri mi ha chiamato per l’ennesima volta la Guardia di finanza e mi hanno fatto alcune domande, quando vieni a Reggio parliamo”. Clienti che, sentendosi truffati, chiedevano, senza ottenere risposta, il rientro dei debiti da parte dei truffatori: “Sei ‘ndranghetista? che sei? un truffatore, che sei? Nella vita che sei? Cosa sei? Questo debito quando me lo paghi?”. 

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