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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Centro / Via Sbarre Centrali

"Sono pronto alla battaglia con tutti", gli spacciatori e la smania di diventare "grandi"

L'operazione "Sbarre" ha messo in evidenza l'aggressività criminale dei due gruppi disarticolati e le mire espansionistiche in Veneto: in particolare a Jesolo

“Sono pronto alla battaglia con tutti, io non mi faccio appoggiare da nessuno”. Pensavano in grande i vertici delle organizzazioni criminali che sono state disarticolate, all’alba di oggi, dai Carabinieri del comando provinciale, guidato sino ad oggi dal colonnello Giuseppe Battaglia, (che al termine della conferenza stampa ha salutato la città dello Stretto), che hanno portato a compimento l’operazione “Sbarre”. Le piazze di spaccio di Reggio Calabria erano il loro primo interesse, ma non disdegnavano di allargare i lucrosi traffici puntando al Veneto, Jesolo in particolare, per piazzare la cocaina, la marijuana e le altre sostanze stupefacenti di chi avevano grande disponibilità. 

Per crescere con le spalle coperte, poi, non lesinavano rapporti, non strutturati concretamente tanti che la Dda non ha contestato agli indagati reati in materia di ‘ndrangheta, con esponenti di spicco delle cosche Tegano, Molinetti e Serraino. 

In particolare con Maurizio Cortese: il boss che venne protetto da alcuni degli indagati dell’inchiesta “Sbarre” durante la sua latitanza.

Come ha spiegato il procuratore capo Giovanni Bombardieri, durante la conferenza stampa tenutasi presso la sede del Comando provinciale dell’Arma di Reggio Calabria, la genesi dell’indagine sta tutta dentro la denuncia di due minori che erano stati sequestrati e picchiati dalle persone finite in manette all’alba di oggi. “Un fatto inquietante”, come lo ha definito il procuratore Bombardieri.

I due minorenni, infatti, avevano sottratto degli stupefacenti ad una delle due organizzazioni criminali operative nel rione Sbarre e, poi, li avevano rivenduti. Lo “sgarbo” era stato punito con il sequestro dei due minori che, portati dentro un’abitazione, vennero picchiati e minacciati con una pistola. I giovanissimi, nel timore di ulteriori ritorsioni, si rivolsero ai carabinieri che, insieme alla Procura ordinaria ed a quella dei Minori, avviarono le indagini che, dopo tre anni di controlli, pedinamenti e intercettazioni, hanno portato agli arresti di oggi.

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