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L'operazione / Rosarno

La droga per il gruppo criminale lametino arrivava da fornitori reggini

Con l'operazione "Svevia" la Guardia di finanza ha individuato e disarticolato i canali per l'acquisto degli stupefacenti su Rosarno e San Luca

La droga per l'associazione criminale operativa nel quartiere Capizzaglie di Lamezia Terme partiva anche da Rosarno e San Luca. Questo è quanto hanno scoperto gli investigatori della Guardia di finanza che, all'alba di oggi, hanno fatto scattare l'operazione "Svevia". 

Le fiamme gialle, coordinate dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 49 indagati, sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine al delitto di associazione a delinquere finalizzate al traffico di sostanza stupefacente, a numerosi reati di detenzione e commercio di sostanze stupefacente, nonché altri reati in materia di armi, anche da guerra, e tentata estorsione, a vario titolo loro rispettivamente ascritti.

In particolare, come fanno sapere dalla procura di Catanzaro, 40 indagati sono destinatari della misura cautelare in carcere, 6 indagati della misura degli arresti domiciliari e 3 indagati sono sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Gli esiti degli articolati e complessi approfondimenti investigativi, spiegano gli inquirenti, accolti nella ordinanza cautelare, hanno consentito di delineare (nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa), la gravità indiziaria circa l’operatività di una associazione, armata, dedita al traffico di sostanza stupefacente, del tipo cocaina, eroina, hashish e marijuana, avente sede nel cuore del quartiere Capizzaglie di Lamezia Terme, con basi logistiche, per il deposito, la custodia, la manipolazione e l’occultamento, in Lamezia Terme, e fonti di approvvigionamento tanto lametine quanto della provincia di Reggio Calabria (Rosarno e San Luca) nonché collocate fuori dal territorio calabrese, in particolare a Roma.

Le investigazioni, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e delegate ai finanzieri del gruppo della guardia di finanza di Lamezia Terme, traevano spunto dall’arresto in flagranza di reato, a opera della stessa guardia di finanza, di uno degli indagati, all’epoca, trovato in possesso di mezzo chilogrammo di marijuana e due pistole con matricola abrasa.

Uno dei soggetti destinatari dell'ordinanza era già conosciuto dalla Dda Catanzarese che, in una nota stampa, mette in evidenza "la gravità indiziaria acquista a livello cautelare ha riguardato la struttura gerarchica del sodalizio, con a capo uno degli indagati già condannato per la sua partecipazione all’associazione di tipo ‘ndranghetistico operante a Lamezia Terme e riconducibile alla cosiddetta cosca Giampà, nonché la disponibilità di numerose armi da fuoco, anche da guerra e ad alto potenziale".

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