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Operazione Terramala

Assalto da Far West al portavalori, sette reggini in manette: i nomi

L'operazione condotta dai carabinieri e dalla procura di Palmi ha portato ad identificare la banda

Un assalto al portavalori in pieno stile Far West. La banda aveva pensato ad ogni dettaglio e così, lungo la strada che da Melicuccà va a San Procopio, nel Reggino, ha teso un'imboscata al furgone della SicurTransport.

Hanno bloccato la carreggiata abbattendo due alberi, sbarrando la strada al furgone che è stato tamponato anche da una macchina. I rapinatori, coperti da passamontagna, ma con accento marcatamente reggino, fanno fuoco. Usano armi comuni e da guerra un Kalashnikov per fermare il furgone e le guardie giurate. Riescono così a portare via 627 mila euro e una pistola in dotazione ad una delle guardie giurate, trovata dopo un sopralluogo in località Terramala, da cui ha preso il nome l'operazione odierna dei carabinieri, nel comune di Seminara. 

Hanno pensato ad ogni dettaglio i rapinatori ma hanno lasciato tracce, nella fretta di spendere il denaro rubato, in macchine sproporzionate al loro reddito, che l'abilità dei carabinieri e della procura di Palmi hanno individuato, riuscendo così a identificare i membri della banda, sette dei quali risultano appunto i destinatari dell’odierna ordinanza del gip Barbara Borelli. 

I nomi

In carcere sono finiti Francesco Trefiletti di 31 anni di San Procopio, Giuseppe Oliveri, 32 anni, di Seminara, Carmine Alvaro, 37 anni, di San Procopio. Secondo le indagini, sono loro gli autori della rapina al portavalori della Sicurtransport commessa con modalità paramilitari "con almeno altre 4 persone rimaste non identificate". Arrestato anche Domenico Alvaro, 34 anni, di San Procopio. Sono finiti ai domiciliari Mostafà Giuseppe El Gharaff, 27 anni, di Seminara, Domenico Laurito, 50 anni, di Sinopoli e Benito Tavella, 35 anni, di San Giovanni di Mileto.

Sono accusati di diversi reati in materia di armi e ordigni esplosivi, lesioni personali aggravate, danneggiamento, furto, ricettazione e rapina, di cui tre vengono indicati gli esecutori materiali dell’assalto al portavalori del maggio 2019, oltre ad essere accusati di altri reati verosimilmente funzionali e connessi alla realizzazione di rapine a mano armata. 

Soggetti dotati di particolare abilità criminale, capaci di condotte particolarmente violente e spregiudicati nel conseguire i loro intenti. Lo dicono chiaramente, nel corso della conferenza stampa al comando provinciale dell'Arma, il maggiore Luca Ghiselli, comandante della compagnia di Palmi, il tenente colonnello Gianluca Migliozzi, comandante del Gruppo carabinieri di Gioia Tauro, il procuratore della Repubblica di Palmi Emanuele Crescenti ed il colonnello Marco Guerrini, comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria.

Le indagini

E' stata una attività di indagine complessa e articolata, che grazie anche all'uso delle intercettazioni, ha portato all'identificazione dei rapinatori.

"Il furgono è partito da Reggio Calabria con un milione e settecentoila euro e doveva appunto fare il giro per consegnarli. Chi ha operato sapeva bene e per questo abbiamo anche vagliato l'ipotesi che ci fosse una talpa interna - spiega il procuratore Crescenti - ma non abbiamo avuto riscontro processuale. Si pensava ci potesse essere un basista interno, anche perchè il percorso viene scelto dal furgone nell'immediatezza tra i diversi percorsi, ed anche la modalità nel deposito di denaro. Ma non risulta processualmente. Così come non risulta dall'attività di indagine che i sette soggetti individuati siano legati alla 'ndrangheta ma di certo hanno familiari nella criminalità organizzata. Certo, possiamo dire, che per avere armi da guerra, Kalashnikov, devi avere uno spessore organizzativo, devi averlo provato". Poi il procuratore sottolinea: "La realtà criminale calabrese non è solo traffico di droga ma anche criminalità armata, militare che è pericolosissima". 

Le immagini dell'assalto al portavalori: il video

A testimoniare la capacità organizzativa degli indagati e il loro intento criminale, il fatto che alcuni siano già in stato di detenzione poiché tratti in arresto tra dicembre 2019 e febbraio 2021. Infatti, nel corso dell’indagine che ha portato all’ordinanza odierna, gli accertamenti dei carabinieri, scaturiti da un tentativo di rapina ad un ufficio postale avvenuto a Rosalì, frazione del comune di Reggio Calabria ad ottobre del 2019, avevano permesso di disarticolare già parte del gruppo.

Nella ricerca della banda, il presunto capo era riuscito inizialmente a rendersi irreperibile, potendo contare sul supporto di altri membri, fino al dicembre 2019, quando è stato tratto in arresto. Le investigazioni, attraverso metodi tradizionali e attività tecnica, hanno permesso di delineare chiaramente i ruoli degli indagati all’interno del sodalizio che imperversava nella provincia di Reggio Calabria, appurando i diversi contributi dati da ciascuno al disegno criminale, pianificato e organizzato.

Durante gli accertamenti sono stati trovati anche la pistola della guardia giurata coinvolta nella rapina di maggio 2019, ritrovata con matricola punzonata, diverse armi, munizioni e sostanze stupefacenti, tra cui, un fucile cal. 12, una cartucciera da caccia, svariate munizioni di diverso calibro, 2 kg circa di sostanza stupefacente, presumibilmente marijuana, autovetture e macchinari agricoli rubati e verosimilmente utilizzati per la realizzazione del predetto disegno criminale.

Sono emersi inoltre formule e riti riconducibili ad affiliazione ‘ndranghetista, trovati in possesso degli indagati, così come “pizzini” relativi a somme di denaro per un totale di circa 90 mila, corrispondenti, secondo l’ipotesi investigativa formulata, alla quota pro capite della spartizione del bottino dell’avvenuta rapina. 

Oltre a ciò, le acquisizioni documentali e gli accertamenti patrimoniali svolti, hanno consentito di documentare una sproporzionata disponibilità economica e di stile di vita dei soggetti coinvolti rispetto a redditi dichiarati. L’indagine, nel complesso, ha consentito di disarticolare l’intero sodalizio criminale, contribuendo a prevenire simili condotte delittuose in danno di altri cittadini e del loro patrimonio.

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