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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Sanità a pezzi / Scilla

Ospedale di Scilla, chiusi i reparti inagibili in un clima di confusione

Oggi molte prestazioni essenziali si sono spostate nell'ala vecchia ma c'è incertezza su quelle che traslocheranno, tra cui 118 e primo soccorso

L’ospedale di Scilla è sempre aperto, ma da oggi le attività ambulatoriali che si svolgevano nei locali risultati a rischio sismico (quelli sì, sigillati) sono migrate nella zona vecchia e qui rimarranno fino a quando le aree con "elevato livello di degrado" non saranno messe in sicurezza. Non è una chiusura, dunque, eppure questa parola stamattina risuonava spesso nell’ingresso dell'ex “Scillesi d’America”. I pazienti sono arrivati regolarmente, non solo da Scilla ma da varie località del comprensorio limitrofo che è ampio bacino d’utenza del presidio sanitario: a chi chiedeva di essere visitato è stato risposto - forse sbrigativamente e con palpabile tensione - che l’ospedale oggi è “chiuso”. Un’informazione errata, poiché le attività, invece, sono continuate persino durante l’evacuazione, disposta dall'Asp reggina, dei reparti inagibili verso le undici stanze giudicate sicure, nell’ala vecchia.

Prestazioni essenziali garantite, ma regna la confusione

Nessuna interruzione di servizio, dunque, neanche di pochi minuti, anche se gli utenti sostengono il contrario. Molti sono giunti senza prenotazione e solo per questo motivo rimandati a casa, qualcuno però assicurava di avere un appuntamento confermato con lo specialista e ha deciso di entrare lo stesso a cercare il proprio medico; qualcun altro, che era lì per saperne di più, ha spiegato di aver appreso della situazione in modo casuale dai social. In effetti all’esterno non c’è neanche un cartello che avvisi che quel grande palazzo con crepe a vista, ferro che sporge dai pilastri diroccati, serrande rotte e tettoie di lamiera sarà sottoposto a ristrutturazione. Fino a due giorni fa, ignari del rischio, i lavoratori della struttura trascorrevano giornate intere lì dentro, e scoprono ora che devono sbaraccare in fretta, perché l'ospedale potrebbe cadergli addosso.

Durante i lavori di risanamento, tutti i servizi che si trovavano nella zona dissestata saranno garantiti grazie a una turnazione degli specialisti. Ma i membri del personale svolgono il loro orario chiusi nel silenzio e non autorizzati a rilasciare dichiarazioni, dando l’idea di non sapere nulla di quello che sta accadendo nell’edificio che l’Asp si è accorta essere non a norma in occasione dei carotaggi effettuati da Invitalia per la verifica dei requisiti della casa della salute. Quel titolo, insieme al logo della Regione, campeggia sulla facciata d’ingresso della struttura e si ripete nella segnaletica dei reparti, ed è l’unico elemento nuovo di zecca in uno scenario che anche a livello visivo è cristallizzato dentro atmosfere di almeno trent’anni fa, dove cartoncini dalla grafica vetusta attaccati alle porte con lo scotch si affiancano ai pannelli con le regole antiCovid retaggio dei mesi della pandemia.

Le prestazioni essenziali (comprese le dialisi, già allocate nell'ospedale vecchio) saranno mantenute con il sistema dei turni, ma non c'è chiarezza per quelle che non trovano capienza nei locali disponibili, ad esempio il laboratorio analisi, radiologia, psichiatria e salute mentale e soprattutto il 118, che dovrebbe spostarsi nell'ex carcere di Villa già usato lo scorso anno come hub vaccinale, ma servirà tempo per adeguare lo spazio a questo particolare servizio. Se ne andrà altrove anche il punto di primo soccorso, già chiuso e poi parzialmente ripristinato solo di giorno dopo le proteste sul territorio - un destino segnato che secondo molti prelude alla chiusura definitiva. Per l'intera operazione sono state individuate sedi temporanee dislocate fino a Gioia Tauro. La nuova organizzazione sarà disposta con un atto ufficiale, che farà seguito alla prima e unica comunicazione del commissario dell'Asp reggina, Lucia Di Furia attraverso una lettera dove si dava riscontro degli esami tecnici di Invitalia. Con dettagli da film dell'orrore sui livelli di resistenza del calcestruzzo.

“Non è un bello spettacolo da fotografare, ma fatelo, perché presto non ci sarà più”, dice una signora che con una cartella medica tra le braccia si dirige verso l’ingresso di quello che avrebbe dovuto essere l’ospedale nuovo e invece era messo così male da richiedere l'urgente trasloco di medici e infermieri perché, come ha spiegato il presidente Occhiuto, “la sicurezza dei lavoratori viene prima di tutto”.

Azzarà (Uil): "Chiara volontà politica di chiudere"

Azzara Nuccio-2Il segretario generale della Uil di Reggio, Nuccio Azzarà (nella foto), commenta la vicenda partendo proprio dalle dichiarazioni del governatore. "Il principio è sacrosanto, di fronte a un pericolo bisogna fare un passo indietro e come Uil siamo contenti di questa nuova stagione di sicurezza sul lavoro inaugurata da Occhiuto. Però - prosegue - per quella struttura c'erano a disposizione otto milioni di euro e ci chiediamo perché i carotaggi siano stati fatti adesso e quello che si chiamava ospedale nuovo è un edificio che non regge in piedi. Le dichiarazioni così tempestive del governatore che approva il provvedimento del commissario Di Furia lasciano pensare a una chiara volontà politica". Per Azzarà il vero, fosco orizzonte è che la sedicente casa della salute di Scilla si stia avviando alla chiusura: "Siamo di fronte all'ennesima incompiuta, ed è grave che dall'oggi al domani arrivi una notizia che riguarda una popolazione numerosissima e un'area di venti comuni, gestita con grande confusione tra gli operatori e preoccupazione nel sindacato. Nella sanità non si può improvvisare". 

Sul richiamo di Roberto Occhiuto alla storica malagestione calabrese nel settore sanitario, aggiunge con durezza: "La malagestione attiene a commissari e dirigenti nominati nel tempo dal governo nazionale e regionale. Oggi Occhiuto è il commissario straordinario ed è responsabile del livello di managment che abbiamo. Andrà finalmente a fare qualche denuncia in procura? Farà partire lo screening di tutte le strutture sanitarie, dai Riuniti a via Willermin, ai presidi di Melito e Polistena, per capire se le certificazioni e i materiali sono in regola? Chi ha causato questi danni deve iniziare a pagare, i nostri amministratori lo devono a tutti i cittadini che hanno perso la vita nella sanità calabrese".

Tra le persone in attesa davanti al portone dell'ospedale di Scilla c'è il bagnarese Rosario Cundari, che non riesce a nascondere l'amarezza: "Dopo quello che è successo con il pronto soccorso c'è allarmismo, temiamo davvero che lo chiuderanno. Chi come noi dovrà andare da qui o da zone interne al pronto soccorso di Reggio, il più vicino, prima di arrivare rischia di rimanere secco". 

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