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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Operazione "Luna park", controlli anti pedopornografia estesi anche in Calabria

Gli agenti della polizia postale stanno eseguendo alcune perquisizioni nell'ambito della maxi inchiesta che, dall'alba di oggi, ha portato a smantellare 16 associazioni criminali ed identificare oltre 140 gruppi pedopornografici

Dalle prime ore dell'alba oltre 300 uomini della polizia postale stanno eseguendo perquisizioni e arresti, in flagranza, in 53 province e 18 regioni italiane.

C’è anche la Calabria fra le regioni finite sotto osservazione da parte degli uomini della postale che, in queste ore, stanno dando corso ad alcune perquisizioni. Gli agenti, che hanno lavorato per diversi mesi sotto copertura in telegram e whatsapp, hanno smantellato 16 associazioni criminali ed identificato oltre 140 gruppi pedopornografici. Coinvolte in tutto il mondo 432 persone: 81 sono italiani, due dei quali, promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone l'attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo. Si tratta della più imponente operazione di Polizia degli ultimi anni contro la pedopornografia online.

Dopo due anni di indagini condotte "sotto copertura" sulla rete Internet, la polizia postale di Milano e del Cncpo (Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online) del Servizio polizia postale di Roma, coordinati dai procuratori aggiunti Fusco e Mannella insieme ai sostituti Barilli e Tarzia della Procura distrettuale di Milano, hanno identificato 432 utenti che, sfruttando le potenzialità delle diffusissime applicazioni WhatsApp e Telegram, partecipavano a "canali" e "gruppi" finalizzati alla condivisione di foto e video pedopornografici ritraenti vere e proprie violenze sessuali su minori; gli abusi, in particolare, riguardavano prevalentemente bambine e bambini in tenera età e, in alcuni casi, anche neonati.

Dei 159 gruppi individuati dagli investigatori della polizia postale, 16 erano delle vere e proprie associazioni per delinquere, al cui interno era possibile distinguere promotori, organizzatori e partecipi, con ruoli e compiti ben definiti.

Ciascun gruppo era regolato da precise e severe norme di comportamento finalizzate a preservare l’anonimato - e, quindi, la "sicurezza" - del sodalizio criminale, oltre che dei singoli partecipanti. La violazione di tali regole comportava, infatti, l´espulsione da parte degli amministratori. La lunga e capillare attività di indagine ha consentito di dare un nome ai nickname utilizzati in rete dai pedofili, portandoli allo scoperto e fuori dall’anonimato della rete.

Sono 81 gli italiani identificati dalla polizia postale milanese, due dei quali, un ottico con collaborazioni universitarie napoletano di 71 anni e un disoccupato veneziano di anni 20, promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone l'attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo.

Sono, infatti, ben 351 gli utenti stranieri coinvolti nell'indagine, per ciascuno dei quali sono state raccolte tutte le tracce informatiche utili alla loro identificazione. Tra gli indagati figurano persone di estrazione sociale ed età molto eterogenee, quali affermati professionisti, operai, studenti, pensionati, impiegati privati e pubblici, di cui un vigile urbano e diversi disoccupati, con età anagrafiche che oscillano tra i 18 e i 71 anni.

Le regioni maggiormente interessate risultano essere la Lombardia e la Campania dove risiede il 35 % degli indagati. Le perquisizioni personali, locali e sui sistemi informatici, emesse dalla Procura distrettuale di Milano, hanno portato al sequestro di telefonini, tablet, hard disk, pen drive, computer e account di email e profili social.

Diversi gli account trovati, utilizzati dagli indagati per la richiesta del materiale pedopornografico, oltre a un grosso quantitativo di materiale illecito custodito sui supporti informatici sequestrati.

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