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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lotta per la libertà

Pegah Moshir Pour a Reggio per difendere i diritti delle donne iraniane

L'attivista ha partecipato ad un evento dell'Associazione italiana giovani per l'Unesco. La censura sui social spiegata dall'avvocato Polimeni

E' arrivata a Reggio Calabria Pegah Moshir Pour per incontrare i ragazzi delle scuole e partecipare alla conclusione dei laboratori scolastici regionali del programma Edu dell'Associazione italiana giovani per l'Unesco. Lei, sorriso aperto e sguardo profondo, è una giovane donna iraniana che è stata costretta a lasciare Teheran, per arrivare in Basilicata, con con la sua famiglia, all'età di nove anni quando le violenze  nel suo Paese sono aumentate. 

Adesso la sua voce è tutta a sostegno delle proteste delle donne e degli uomini iraniani dopo l'uccisione di Masha Amini per mano della polizia iraniana. Montano, infatti, le proteste nel paese nonostante la dura repressione rivendicata dal governo e messa a segno dalle forze dell’ordine.

"Sono trascorsi cinquanta giorni - afferma Pegah Moshir Pour - e adesso più che mai è necessario che la comunità internazionale sappia quanto sta accadendo in Iran. Mentre lì si protesta e gli studenti continuano a disertare le lezioni e a scioperare, nonostante il monito reiterato da parte dei responsabili dell'Università, noi fuorisusciti dall'Iran abbiamo il dovere di far arrivare il loro grido, di far sapere cosa sta succedendo e sostenerli"

"Io mi sono esposta, così come tanti altri iraniani in Italia, sappiamo bene che è rischioso e certo ogni tanto ho paura, ma so bene che lotto per una giusta causa. Il leader supremo Khamenei ha definito gli iraniani che vivono all'estero e che sostengono la protesta come dei mercenari. Noi non dobbiamo avere paura, dobbiamo continuare a diffondere notizie". 

Le notizie sui social

Pegah racconta sui social quello che sta avvenendo, condividendo e traducendo i video e le notizie che arrivano dal Paese ma adesso i social network stanno bannando i suoi post.

"C'è una censura in Iran, ma c'è anche una sorta di censura dai social. Serve solidarietà e per questo sarebbe necessario che i paesi occidentali e l'Onu, garantiscano agli studenti ospitalità presso università europee, creando dei corridoi accademici o borse di studio, non possiamo più tollerare tutto questo".

"Le proteste in Iran si stanno diffondendo anche in Afghanistan e le donne stanno reagendo e si stanno ribellando. Ecco è importante far capire anche qui in Italia la posizione delle donne ed il cammino che c'è da compiere. Credo nella rete di solidarietà, credo nelle relazioni e per questo sono diventata un'attivista. Dò voce alle donne che non ne hanno, al mio Paese che è ferito. E pensare che quando sono arrivata in Italia, che ero una bambina, ho subito così tanto il trauma del trasferimento e le difficoltà nell'integrarmi che non ho parlato più per un lungo periodo. Ero in Italia da sei mesi quando la mia voce ha cessato di uscire. Poi grazie ai miei genitori, piano piano ho superato il trauma. Ma non è stato facile".

"Sono arrivata a Potenza nel 1998 e in molti mi chiedevano cose strane: se avevo cammelli, se mangiavo con le mani ed io non capivo perchè. Non conoscevano il mio Paese, l'Iran e non sapevano nulla di Teheran ma io il primo animale che ho visto nella mia vita è stata una mucca a Potenza!!! L'integrazione è stata lenta e dolorosa, non solo per le difficoltà della lingua e della cultura ma anche perchè sono riuscita ad ottenere la cittadinanza solo molti anni dopo, ultima della famiglia, nel 2012. Sono tanti i ragazzi, figli di migranti, che ancora lottano per avere riconosciuta la cittadinanza. Ecco su questi temi io mi impegno in prima persona". 

Il potere dei social e la censura

Pegah Moshir Pour, dunque, usa i social per diffondere notizie dall'Iran ma ha difficoltà perchè sempre più spesso i suoi post vengono oscurati. 

"Quanto sta accadendo - spiega Antonino Polimeni, avvocato, uno dei personaggi più noti del mondo digitale italiano - a Pegah Moshir Pour ci dimostra la doppia censura: quella dell'Iran e quella del socia stesso perchè l'algoritmo blocca determinati contenuti. Quando ci iscriviamo ad un determinato social accettiamo le regole che ci impone ma il rischio è che possano sempre più, attraverso la censura, potrebbe decidere di bannare un'idea politica o sociale spostando l'opinione pubblica. Hanno un potere mediatico superiore rispetto ai tradizionali media. Chi deve regolamentare, quindi, il mondo online? Ecco su questo occorre stare attenti".

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