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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Le dichiarazioni del pentito Domenico Agresta sgretolano le cosche di Cuneo e Bra

Per la Squadra mobile e i carabinieri al vertice della struttura criminale vi sarebbero i fratelli Luppino che potrebbero vantare collegamenti con gli Alvaro di Sinopoli, ricostruiti i contatti con alcuni militari infedeli

Trenta perquisizioni e dodici persone arrestate, di cui otto in carcere e quattro ai domiciliari. Sono i numeri dell’ultima indagine della Direzione distrettuale antimafia di Torino che ha inflitto un duro colpo alla mafia calabrese radicata in Piemonte. Al centro dell’operazione, coordinata dai pm Stefano Castellani e Paolo Cappelli, le cittadine Cuneo e Bra, dove è stata scoperta una locale di ‘ndrangheta collegata alla ‘ndrina reggina degli Alvaro di Sinopoli.

Tutto nasce nel 2016 dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Domenico Agresta, all’epoca detenuto a Saluzzo. La Squadra mobile di Torino e il Nucleo investigativo dell’Arma di Cuneo hanno seguito la pista suggerita da Agresta, condannato a trent’anni di carcere per l’omicidio di Giuseppe Trapasso, freddato con due colpi di pistola alla testa nel 2008. A tenere le fila della locale di Bra, secondo quanto ricostruito, la famiglia dei Luppino, originaria di Sant’Eufemia d’Aspromonte e da anni potente anche nel territorio cuneese.

Tra le fonti principali di guadagno del sodalizio è emerso dalle indagini il traffico di sostanze stupefacenti tanto che gli investigatori hanno accertato l’esistenza di una vera e propria organizzazione dedita al traffico di stupefacenti collegata alla cellula di ‘Ndrangheta operativa a Bra.

Sotto la lente degli inquirenti Salvatore Luppino, finito in manette con il blitz “Vangelo". Sarebbe lui, insieme al fratello Vincenzo, a detenere il ruolo di promotore, direttore e organizzatore della locale di Bra. Quando si trovava in carcere a Saluzzo poteva contare sull’amicizia di due poliziotti penitenziari per ottenere in cella beni vietati. Indagati anche tre carabinieri. 

Si tratta di due militari operativi a Bra, che avrebbero passato informazioni riservate agli affiliati e, nei loro confronti, si procede per favoreggiamento e rivelazione di segreti di ufficio aggravati dall'agevolazione mafiosa per avere passato - secondo gli inquirenti - informazioni riservate alla famiglia Luppin.. E di un terzo militare, attivo a Villa San Giovanni in Calabria, a cui viene contestato, oltre al favoreggiamento e alla rivelazione di segreti di ufficio, anche l'accesso abusivo ai sistemi informatici.

Stando alle carte dell’indagine, Luppino era in “stretti contatti” con un appartenente alla pubblica amministrazione.

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