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Fiumi di droga, dalla Piana di Gioia Tauro a Cortina d'Ampezzo: 15 arresti |VIDEO

Operazione "Piana stupefacente" dei carabinieri del comando provinciale. sequestrati 13 milioni di dosi. É di oltre 100 milioni di euro il valore dei profitti


Una vera e propria produzione industriale di marijuana nel cuore della Piana, distese di "erba" tra Gioia e Taurianova. Milioni di dosi, pronte a inondare le piazze dei spaccio di tutta Italia, fino ad arrivare nella famosa Cortina d'Ampezzo.

I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei Cacciatori Calabria, del nucleo cinofili, dell’8° nucleo
elicotteri di Vibo Valentia e dei comandi dell'Arma competenti per territorio, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale, emessa dal Tribunale di Palmi, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 16 persone, di cui 15 in carcere ed una all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Tiutte ritenute responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di coltivazione, detenzione, vendita, acquisto e cessione di sostanze stupefacenti, acquisto, detenzione illegale e porto in luogo pubblico di armi da guerra e comuni da sparo e ricettazione.

I nomi degli arrestati
 
Sono finiti in carcere: Domenico Ascone, taurianovese, 40 anni; Francesco Cimato, rosarnese, 36 anni; Adam Frunza, rumeno, 47 anni; Giuseppe Germanò, taurianovese, 38 anni; Gabriele Giardino, rizziconese, 24 anni; Diego Giovinazzo, rizziconese, 45 anni; Rocco Giovinazzo, rizziconese, 37 anni; Francesco Graziano, taurianovese, 41 anni; Giuseppe Graziano, taurianovese, 35 anni; Domenico Nava, taurianovese, 45 anni; Antonino Romeo, taurianovese, 46 anni; Francesco Secolo, rizziconese, 34 anni; Giuseppe Secolo, rizziconese, 64 anni; Pasquale Tropeano, rizziconese, 53 anni; Mihai Tudor, rumeno, 36 anni. E' stata sottoposta all’obbligo di presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria  Annamaria Mazzotta, rosarnese, 38 anni.


L'operazione "Piana stupefacente", giunge a conclusione di due articolate attività d’indagine condotte dalle compagnie carabinieri di Gioia Tauro e Taurianova, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal procuratore capo Ottavio Sferlazza, nel periodo compreso tra il mese di novembre 2016 ed il mese di dicembre 2017.

Le indagini

Le indagini investigative, eseguite con pedinamenti, osservazione, riprese video e intercettazioni telefoniche ed ambientali, avrebbero permesso di far luce sull’esistenza di un gruppo criminale, composto prevalentemente da persone della Piana di Gioia Tauro ma con proiezioni anche in altre province d’ Italia.

Queste, Utilizzando appezzamenti di terra nelle aree rurali insistenti tra i Comuni di Gioia Tauro e Taurianova, si dedicavano in modo sistematico alla coltivazione, lavorazione e al successivo spaccio di ingenti quantità di marijuana.

In particolare, le indagini hanno consentito, da un lato, di individuare un gruppo di persone, con ruoli direttivi ed organizzativi, deputati alla scelta dei terreni dove realizzare le piantagioni, all’acquisto dei materiali per la lavorazione della droga ed alla produzione all’ingrosso della sostanza stupefacente.

Dall’altro, di raccogliere gravi indizi a carico di presunti sodali che, con funzioni meramente esecutive e materiali, erano incaricati di coltivare la sostanza stupefacente, di curare le fasi di semina, coltura e raccolta della canapa indica, e di svolgere attività di intermediazione tra produttori ed acquirenti.

La gestione a conduzione familiare

"Tra l’altro, - spiegano dal comando provinciale - alcuni degli indagati sono risultati legati tra di loro da strettissimi legami di parentela a conferma dell’esistenza di una struttura fondata su forti ed impermeabili vincoli di sangue e di una gestione delle singole attività illecite a vocazione principalmente familiare".

L'uso di magazzini sequestrati

Gli indagati si sarebbero serviti anche di fondi agricoli e beni immobili, sotto sequestro da provvedimenti giudiziari, messi a disposizione da custodi infedeli, uno dei quali è finito in carcere, all’interno dei quali, avvalendosi di serre e capannoni per lo stoccaggio, riuscivano a realizzare fiorentissime colture di canapa indica.

Le piantagioni

Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno localizzato e rinvenuto, tra Gioia Tauro e Taurianova, tre vastissime piantagioni di canapa,  composte da 13 mila, 12 mila e 9 mila arbusti di altezza compresa tra uno e tre metri e di diversa tipologia, e sequestrato oltre 300 chili di sostanza stupefacente già lavorata, confezionata e pronta per essere immessa nel mercato illegale della droga nella Piana di Gioia Tauro ed in altre zone del territorio nazionale.

Il cuoco in un hotel di Cortina d'Ampezzo

Gli uomini dell’Arma hanno inoltre documentato e riscontrato alcuni episodi di cessione di droga avvenuti, non solo nei comuni pianigiani ma anche in altre note località turistiche, come Cortina d’Ampezzo, comune presso cui uno degli arrestati di oggi, impiegato come cuoco in un hotel della zona, aveva avviato un’intensa attività di rivendita al dettaglio della droga prodotta ed importata dalla provincia reggina.

Le armi

Nello stesso tempo si sarebbe accertato come alcuni del gruppo criminale avessero a disposizione armi comuni da sparo e da guerra, di provenienza illecita e clandestine.

Emblematico, a questo riguardo, il rinvenimento ed il sequestro, il 26 maggio 2017, di una mitragliatrice da guerra Sten modello MK2 calibro 9, priva di matricola e completa di 4 caricatori e 45 cartucce del medesimo calibro, per la cui detenzione era stato arrestato, in flagranza di reato, Giuseppe Germanò, taurianovese di 38 anni, anch’egli destinatario, oggi, della custodia cautelare in carcere per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso.

In definitiva, le indagini dei carabinieri di Gioia Tauro e Taurianova avrebbero consentito di disarticolare, nelle diverse fasi, una vera e propria filiera di produzione, coltivazione, lavorazione e spaccio di marijuana facente capo ad un sodalizio in grado di realizzare, "attraverso l’immissione nel mercato di ingentissimi quantitativi di sostanze stupefacenti, pari a 13 milioni di dosi medie singole ricavabili dalla sostanza prodotta e venduta, profitti illeciti per un valore complessivo stimato in oltre 100 milioni di euro".

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