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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Piazza De Nava, Vitale: "Responsabili della distruzione della storia cittadina"

Il presidente di Fondazione Mediterranea commenta duramente l'avvio dei lavori di rifacimento nonostante l'opposizione di gran parte della cittadinanza

L'avvio del cantiere per il rifacimento di piazza de Nava continua a far discutere. Mentre si sta ultimando la barriera attorno al tratto di strada antistante al museo archeologico e già da lunedì i lavori si metteranno in moto, sulla vicenda interviene duramente Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea e portavoce del comitato per la tutela della piazza "Nottetempo, per prevenire possibili e annunciate occupazioni civiche - scrive Vitale in una nota - piazza De Nava è stata cantierata. Si conclude così l’iter burocratico e si avvia la demolizione di un simbolo, probabilmente il più importante, della ricostruzione reggina dopo il sisma del 1908. Ma chi sono i responsabili della distruzione della storia cittadina, della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi?"

Con questa domanda Vitale individua precisi obiettivi. "Certamente - afferma - la Soprintendenza reggina, che ha tradito la sua mission di tutela e restauro dei beni culturali (perché è fuori dubbio che una storica e centrale piazza di una città non possa non essere considerata come un bene culturale soggetto a tutela). La stessa Soprintendenza, che aveva posto vincoli a un progetto di restauro da parte del Comune, toglie ora ogni vincolo ed esprime la direzione dei lavori. Tutto blindato, quindi, senza che nessuno possa intervenire". 

Vincenzo Vitale spiega che però ovviamente il Comune ha la maggiore voce in capitolo: "Alla fine è pur sempre in casa sua che avverranno i lavori demolitivi: ma il Comune dà il parere positivo, naturalmente in segrete stanze e all’oscuro della cittadinanza".  

Politicamente il principale responsabile, secondo il presidente della Fondazione Mediterranea è il sindaco sospeso, Giuseppe Falcomatà, che fa sua l’idea della Soprintendenza. Il testimone, per i noti fatti giudiziari, passa al sindaco facente funzioni Paolo Brunetti, "che non è da meno in quanto a responsabilità: mente alla città affermando che la Soprintendenza ha interloquito con la cittadinanza e ne ha recepito le istanze; non ottempera all’impegno, conferitogli unanimamente dal Consiglio Comunale del 31 gennaio 2022, di porre in essere tutte le azioni funzionali al rispetto dell’identità storica della piazza".

Vitale continua citando anche l’opposizione comunale, "che fa il suo mestiere solo quando vi sono in gioco interessi di partito" e la società civile e due movimenti politicizzati. "Ma responsabili - aggiunge - sono anche tutte quelle associazioni culturali che non si sono volute inimicare il potere e, pur contrarie alla demolizione, non hanno espresso pubblicamente il loro parere, rifugiandosi in un non eticamente accettabile diritto al silenzio. Responsabile è anche una certa intellighenzia reggina che non si espone e che, con Sartre, se non è engageé (impegnata) non può che essere malhonnȇte (in mala fede)".  

Conclude Vincenzo Vitale: "Ci aspettano cinque anni di cantiere aperto in pieno centro storico per portare avanti un crimine urbanistico che non ha eguali nella storia italiana. In conclusione, comunque finirà questa vicenda (che non è conclusa nonostante l’apertura del cantiere), Reggio ne risulterà mortificata, soprattutto per avere una classe politica interessata ai propri affari o stolida e imbelle. A testa alta - sottolinea - ne usciranno tutte le associazioni che si sono pubblicamente schierate a favore della tutela e del restauro conservativo di piazza De Nava (Fai, Legambiente, Urbanisti, Territorialisti, coorte delle associazioni locali, ecc. ecc.) e contro il vulnus democratico che il comportamento della giunta comunale ha determinato".

Parliamo di vulnus democratico perché a Reggio, da parte di una politica compromessa con chi ha tradito la propria mission ministeriale, è stato impedito alla società civile di esercitare il proprio il diritto a interloquire con la burocrazia circa la demolizione di piazza De Nava. Il risultato è che le "carte a posto" del burocrate Sudano hanno cominciato a sventrare piazza De Nava.

Giochi ormai fatti? Non è detto: il progetto si può ancora modificare ed è su questo punto che democraticamente si concentrerà l’attenzione di chi porta avanti questa civile battaglia per il rispetto dell’etica politica e dell’estetica urbanistica. 

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