rotate-mobile
Il caso / Centro / Piazza de Nava

Piazza De Nava, cosa verrà alla luce dai primi scavi?

Il comitato civico diffonde una foto del cantiere che mostra resti di una costruzione, ma per gli archeologi sul cantiere potrebbe essere una costruzione del XIX secolo

Su piazza De Nava il gioco si fa duro nel braccio di ferro tra Soprintendenza e Comune da una parte, e dall'altra le associazioni contrarie alla riqualificazione del sito partita da qualche giorno insieme all'apertura del cantiere nel tratto di strada antistante il museo archeologico. In realtà ad animare un dibattito accesissimo non sono le istituzioni, che da quando sono iniziati i lavori stanno mantenendo un rigoroso no comment e non si sono più pronunciate pubblicamente sull'argomento da almeno un anno (per la precisione da gennaio 2022, con lo svolgimento di un consiglio comunale aperto su piazza De Nava), ma soltanto cittadini e gruppi che sono sulle opposte barricate riguardo il restyling della piazza.

A colpi di comunicati, replica e scambi al vetriolo, dall'inizio della settimana il duello dialettico è rovente tra i favorevoli e i contrari a un intervento che - è questa l'unica cosa certa - cambierà radicalmente l'aspetto della piazza, che il risultato piaccia oppure no e senza mettere in dubbio la legittimità del progetto, che, per ammissione dello stesso comitato civico, non lascia margini per un ricorso amministrativo legato a un "tradimento" di quanto stabilito nel consiglio comunale aperto autorizzando la partenza dei lavori, e forse con una possibile strada penale praticabile se in futuro fosse dimostrato un eventuale danneggiamento di bene culturale.  

Dagli scavi sono già emerse tracce di una costruzione

L'ultimo atto della querelle evoca però, da parte del Comitato civico per la tutela di piazza De Nava, l'unico evento che potrebbe concretamente fermare il cantiere, cioè il ritrovamento di segni della cosiddetta necropoli del museo, traccia ancora non del tutto recuperata dell'antica Rhegion la cui esistenza è nota già dagli anni Trenta. L'attuale scavo propedeutico alla realizzazione della nuova fontana è infatti monitorato con attenzione da archeologi, proprio per intervenire tempestivamente in caso di scoperte rilevanti. Che, secondo il comitato, sarebbero già emerse. Il portavoce del comitato Vincenzo Vitale, presidente di Fondazione Mediterranea, mostra una foto scattata all'interno del cantiere, dove si vede qualcosa che è venuto alla luce dal sottosuolo, sebbene, essendo coperta dai materiali di lavorazione, non si riesca a capire di cosa si tratti. "Ciò che si era paventato è regolarmente avvenuto - scrive Vitale in una nota - è bastato scavare un tantino e sono riaffiorati resti di una costruzione. Di cosa si tratta? Vestigia di un qualcosa di antico e importante dal punto di vista archeologico o più banalmente qualche vecchia costruzione di nessuna importanza storica? Necessiterà obbligatoriamente effettuare le opportune analisi".

Ma, come lo stesso Vitale ricorda, l'ente preposto agli accertamenti, ovvero la Soprintendenza, esecutrice dei lavori appaltati al Segretariato generale del MiC, è ben consapevole dell'eventualità che la terra restituisca prove dell'antica storia della città. Eppure, vista la scarsa profondità degli scavi, sul punto si era espressa con assoluta chiarezza, ritenendo che allo stato attuale non fossero necessari carotaggi ed esami preliminari ai lavori. Ogni intervento o dichiarazione ufficiale arriverà dunque solo in caso di scoperte tangibili, e non certamente in via preventiva rinviando (come ci si augurava dal comitato) l'avvio del cantiere o adesso fermandolo.

Commenta Vitale: "E' la stessa Soprintendenza che ha negato lo status di insieme a piazza De Nava valutando i suoi costituenti singolarmente e quindi negando loro la dignità di componenti di un disegno architettonico, che aveva affermato essere sufficiente usare la pietra dei pilastrini come pavimentazione della piazza per salvaguardare l’identità dei luoghi, e che ha cambiato idea, assegnando ai pilastrini il rango di 'paracarri' (testuale da progetto esecutivo) nelle strade limitrofe. La stessa Soprintendenza che nel suo progetto definitivo sulla piazza usa il termine 'demolizione' in contrasto con la propria mission di tutela e restauro".

Per questo il fronte di opposizione al progetto non ripone fiducia - per usare un eufemismo - nel fatto che, davanti a quella che potrebbe essere una situazione archeologica interessante, la Soprintendenza si fermi a valutare i lavori, "distruggendo quanto affiorato perché di nessuna importanza o bloccando sine die i lavori per effettuare gli accertamenti che lei stessa ha deciso di non fare prima dell’apertura del cantiere". Afferma Vincenzo Vitale: "Possiamo noi reggini fidarci di un’istituzione che opera in maniera autoreferenziale e, come dimostrato fin ora per il Corso Garibaldi, il Lido Comunale, il Teatro Siracusa, eccetera, non certo immune da critiche? Cosa dirà o farà il sindaco facente funzioni, che ha tenuto un atteggiamento prono e succube a un’istituzione che sembra aver tradito la sua mission e che, pur di difenderne l’operato, ha più volte dato false informazioni alla città peraltro non rispettando i deliberata del consiglio comunale del 31 gennaio del 2022?"

Non è una testimonianza archeologica ma parte di un edificio del XIX secolo 

Secondo il comitato si tratta di un "vulnus democratico, rappresentato da un controllore destinato a controllare il suo stesso operato". La vera questione è però un'altra, ovvero cosa può venire alla luce dai primi interventi. Secondo i dati elaborati negli ultimi anni dagli studiosi e le stratigrafie cronologiche ricostruite virtualmente, i resti dell'antica città funeraria dovrebbero trovarsi a un livello ben più profondo di quella degli scavi necessari al rifacimento della piazza.

Stando a queste ricerche, la parte di costruzione che si vede nella foto del cantiere, posta quasi in superficie, difficilmente potrebbe appartenere a una necropoli di età greca. Oltre all'alta sorveglianza della Soprintendenza, lo scavo è seguito da archeologi professionisti, che hanno provveduto a rilevare e posizionare topograficamente i resti. Poiché l'attuale profondità dello scavo non arriva neanche a un metro, potrebbe trattarsi di un lembo di un edificio probabilmente con destinazione abitativa, e che sembra riferibile al XIX secolo. Certamente è un'importante indicazione storica della Reggio precedente al terremoto del 1908, ma non una testimonianza archeologica risalente ad epoca greca o romana, visto che per raggiungere quei livelli bisognerebbe arrivare a profondità superiori almeno ai 5 metri.

Ma è anche vero che le viscere di Reggio hanno rivelato spesso tesori imprevisti, sebbene nel caso di piazza De Nava non è previsto che si scavi tanto da arrivare a questo tipo di ritrovamento. Intanto, nell'ultima assemblea del comitato civico, le associazioni si sono organizzate per continuare la loro crociata chiedendo l’indizione di un’assemblea civica e pensando anche all'organizzazione di un referendum cittadino autogestito con garante esterno.

Quest'ultima iniziativa permetterebbe di capire una volta per tutte e oltre ogni bastione politico o ideologico, cosa davvero pensano i reggini di piazza De Nava. Meglio così, ovviamente con l'opportuno risanamento, o come la vede la Soprintendenza? Soprattutto permetterebbe di scoprire, oltre ogni battaglia portata avanti da gruppi che conoscono la storia del progetto, quanto i cittadini sentono quell'affezione e quell'appartenenza alla storica piazza, tale da volerla visivamente intatta e immutabile.    

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Piazza De Nava, cosa verrà alla luce dai primi scavi?

ReggioToday è in caricamento