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Piazza De Nava, Mediterranea: come cambia nel tempo la linea della soprintendenza

La Fondazione continua la sua battaglia a difesa del luogo e spiega che anche la base del monumento a Giuseppe De Nava verrà demolita nel nuovo progetto

La Fondazione Mediterranea continua la sua battaglia in defesa di piazza De Nava. La Fondazione non approva, infatti, il nuovo progetto messo a punto dalla soprintendenza in quanto non di restauro ma demolitivo.

"La scomparsa delle eleganti conchiglie vagamente liberty  - denuncia la fondazione - che ornano la base del monumento a Giuseppe De Nava, al centro dell'omonima piazza che si intende distruggere per costruire un non-luogo senza storia e identità, non è un refuso del disegnatore che ha accompagnato il progettista nel suo delirio demolitorio. Se si legge con attenzione il progetto definitivo, peraltro copia e incolla del preliminare, si può notare che lo “snellimento” del basamento museale è espressamente previsto con l'eliminazione appunto delle conchiglie. Non solo si intende demolire la piazza ma si sceglie anche di mutilare il monumento, banalizzandone il basamento con l'eliminazione dei rimandi al liberty reggino della ricostruzione. Il tutto con un progetto che viene chiamato di restauro (una contraddizione di tale palmare evidenza che non ha bisogno di commenti)".

"E pensare che nel 2007, sui lavori di riqualificazione di Piazza De Nava da parte del Comune - continua - e riguardanti solo i bordi delle aiuole, la Soprintendenza assunse una posizione ben netta e precisa sulla tutela di un bene culturale e storico. Testualmente così si pronunciò: "è fatto tassativo divieto di operare interventi che snaturano la piazza dal punto di vista della sua identità e valore". 

"La stessa Soprintendenza oggi nega che la piazza abbia un suo valore storico - conclide la fondazione Mediterranea - e culturale da tutelare e ne progetta la completa demolizione, oltre alla mutilazione del monumento, per la costruzione di un non-luogo da dedicare anche a "fiere e mercati". È un cambio talmente radicale che in psichiatria lo definiremmo come dissociazione. Cosa c'è dietro tale inversione di rotta? È legittimo sospettare che pensieri ben lontani da criteri estetici oltre che dalla ricerca del comune interesse stiano alla base della progettualità demolitiva?".

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