rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
L'iniziativa / Centro / Piazza de Nava

Piazza de Nava, il ricorso civilistico mette in campo i diritti soggettivi dei reggini

Cittadini e associazioni contrarie alla demolizione fanno un'ulteriore mossa affiancando alle azioni penali in corso una nuova strada giudiziaria, stavolta di fronte al tribunale ordinario

Sono consapevoli che si tratterà in un certo senso dell'ultima spiaggia mentre il cantiere di piazza De Nava procede a pieno ritmo, ma la nuova iniziativa delle associazioni contrarie al progetto e mai arrese all'avvio dei lavori non è sprovveduta, e si basa anzi su un preciso orientamento giurisprudenziale che potrebbe riservare sorprese. Stamattina presso il Piccolo Auditorium Vincenzo Vitale, presidente di Fondazione Mediterranea, ha presentato il ricorso civilistico d'urgenza con cui si spera di ottenere la restitutio in integrum della piazza, e che segue le due azioni penali già attivate per crimine urbanistico (articolo 518 duodecies del codice penale) per distruzione di bene paesaggistico e culturale.

Stavolta però, come hanno spiegato Antonino De Pace e Angiolino Palermo, che insieme al collega Alessandro Elia hanno curato l'atto, la novità è che non ci si rivolge al giudice amministrativo ma al tribunale ordinario, configurando dunque una lesione di diritti soggettivi anziché interessi legittimi. In particolare si ritiene che la demolizione di piazza De Nava costituisca "oggettiva e plateale violazione dei diritti della cittadinanza, privata di un bene ambientale e culturale in pieno centro cittadino senza aver potuto esprimere la propria opinione in merito" , oltre alla questione già posta in sede penale della coincidenza di "controllore e controllato", poiché alla stessa struttura amministrativa  - la Soprintendenza - appartengono progettista, direttore dei lavori, decisore dei vincoli e responsabile del controllo dell'esecuzione dei lavori. 

Ricorso d'urgenza per lesione del diritto dei reggini esclusi da una decisione importante per la città

Promotori del ricorso avverso Ministero, Soprintendenza e Comune di Reggio Calabria sono, tramite i legali rappresentanti: Comitato civico per la tutela di piazza de Nava; Legambiente Reggio Calabria; Società dei territorialisti; Fondazione Mediterranea; Fondazione Lamberti Castronuovo; Fondazione Girolamo Tripodi; ma tra le adesioni ci sono anche soggetti individuali come Lidia Liotta, Pasquale Amato, Michelangelo Tripodi, Alberto Ziparo e lo stesso Vitale. "Abbiamo messo in campo questa iniziativa - spiega il presidente di Fondazione Mediterranea - perché siamo certi che le azioni penali andranno a buon fine ma conosciamo tutti i tempi del processo. I responsabili saranno condannati e pagheranno, ma nel frattempo la piazza non esisterà più. Questo ricorso d'urgenza, se sarà accolto, consentirebbe di salvarla perché la nostra richiesta è di restituirla intatta nel suo stato o in alternativa di coinvolgere la cittadinanza permettendole di esprimersi su come si desidera che la piazza venga restaurata, e non certo demolita".

Entrando nei dettagli del ricorso (previsto dall'articolo 700 cpc per casi di urgenza che necessitino di tempi brevi), fa riferimento all'articolo 9 della Costituzione italiana, che protegge il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione, e rientrando tra i principi fondamentali, la loro tutela può essere interpretata come quella di un vero e proprio diritto del cittadino. Se lo spirito è quello di un'appassionata avventura accanto alla cittadinanza di Reggio, De Pace e Palermo hanno ricordato che le basi del ricorso sono solide perché poggiano su una giurisprudenza che già dagli anni Ottanta, partendo dai giudici di merito e fino alla Cassazione e il Consiglio di Stato, sta valorizzando la partecipazione dei cittadini e le associazioni che li rappresentano nelle questioni della vita pubblica, con pronunce contro regole sempre più fragili e aggredibili sotto il profilo della legittimità.

Vitale durante l'incontro

La vicenda di piazza De Nava si è però sinora scontrata con una diversa visione da parte della Soprindentenza proprio riguardo la natura di bene architettonico e urbanistico del sito oggetto di risanamento, tanto da aver eliminato nell'attuale progetto alcuni dei vincoli che invece apparivano in quello del Comune per l'opera di restauro conservativo proposta dall'ente. Quel progetto aveva una spesa di 200.000 euro che nell'attuale progetto autorizzato è lievitata a 5 milioni, rimuovendo gli ostacoli che prima erano stati segnalati e richiedevano vari accertamenti tecnici prima di toccare la piazza. I ricorrenti ribadiscono che questa situazione ha creato un monstrum amministrativo: "Le stesse persone - dice ancora Vitale -  senz'alcun controllo esterno o superiore hanno, nell'ordine: individuato una fonte di finanziamento, progettato la demolizione della piazza esistente per costruirne una nuova, rimosso i vincoli paesaggistici e ambientali che la precedente Soprintendenza aveva posto, gestito l'iter procedurale per l'avvio dei lavori esprimendo anche la direzione dei suddetti lavori e riscosso compensi per tutto questo".  

Il taglio degli alberi era autorizzato ma i pitosfori sono stati salvati e saranno piantati altrove

Durante la conferenza stampa di presentazione del ricorso si è parlato anche del contestatissimo taglio degli alberi dentro e attorno alla piazza. Sul punto Lidia Liotta non ha lasciato speranze ricordando che l'intervento era previsto nel progetto e come parte di esso è autorizzato e legittimo. Legambiente aveva chiesto una particolare attenzione per il destino dei pitosfori, che pur non avendo rilevante pregio naturalistico lo hanno acquistato per il loro sviluppo all'interno del sito, come patrimonio arboreo della città. L'associazione ha avuto rassicurazione sulla tutela di queste piante, che sono state conservate per la loro sistemazione in altra zona di Reggio.

"E' un'operazione complicata - ha ammesso l'ambientalista - e non sempre ha esito garantito sulla salute o la sopravvivenza delle piante, ma al momento è importante che ci sia l'impegno a salvare questi alberi". Storia diversa è quella della potatura, che a Reggio avviene spesso senza cura dei periodi di fioritura e nidificazione, per i quali il regolamento comunale prevede uno specifico divieto - un malcostume al quale Legambiente si è sempre opposta riuscendo a fermare molte potature selvagge. 

Il Comitato chiede ai cittadini promotori di essere presenti in udienza

"Con questo ricorso - conclude Vincenzo Vitale - nel colpevole disinteresse nazionale, regionale e di buona parte della politica reggina, confortati dall'appoggio delle persone perbene continuiamo la nostra battaglia etica ed estetica di civiltà urbana per salvare piazza De Nava dalla demolizione decisa dalla Soprintendenza, che così ha tradito il suo mandato di tutela del patrimonio artistico e culturale, avallata da una classe politica colpevolmente prona". De Pace e Palermo hanno rivolto un appello ai cittadini che hanno promosso il ricorso perché siano fisicamente presenti in aula per la prima udienza, la cui data, appena nota, sarà comunicata pubblicamente. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Piazza de Nava, il ricorso civilistico mette in campo i diritti soggettivi dei reggini

ReggioToday è in caricamento