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La polemica

Piazza De Nava, Vitale chiede intervento dell'Ordine degli architetti

Il presidente della Fondazione Mediterranea contesta Sudano e segnala alcuni passaggi del progetto di rifacimento come esempi di un vero e proprio "crimine urbanistico"

Dopo l'annuncio della partenza a novembre dei lavori a piazza De Nava, arriva una dura nota di Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea, dove c'è una replica diretta al direttore della Soprintendenza reggina, Fabrizio Sudano, e si chiede contro questo progetto un intervento dell'ordine degli architetti. 

Scrive Vitale: "In una recente intervista l’architetto Sudano, che in spregio alla sua mission di tutela e conservazione ha progettato la completa demolizione dell’impianto storico di piazza De Nava per sostituirla con uno 'spazio ampio' in cui tenere mostre ed eventi folkloristici, ha affermato che i lavori partiranno dopo il 27 novembre perché la Soprintendenza ha 'le carte a posto'. A parte la banale considerazione che avere le carte a posto non significa che si è autorizzati a fare una cosa brutta, ingiusta, sbagliata e che nessuno vuole, a quali carte si riferisce il dottor Sudano? Certamente - continua Vincenzo Vitale - a quell’insieme di pratiche burocratiche che, pur ammettendo che siano formalmente corrette, comunque di fatto configurano un grosso vulnus democratico per la città perché frutto di decisioni prese in oscure stanze da ancora più oscuri travet con l’avallo, che ora tutti si rimangiano, di una politica distratta e di basso livello".

A parte "le autorizzazioni superficialmente e colpevolmente rilasciate in modo ancillare e servente", una di queste carte, dice Vitale, illustra il mefitico milieu culturale che ha dato vita al progetto di crimine urbanistico cui stiamo assistendo.che ha dato vita al progetto di crimine urbanistico cui stiamo assistendo".

Il presidente della Fondazione Mediterranea ripercorre gli eventi: "È il 20 aprile del 2021 e, in coda alla Conferenza dei Servizi decisoria e asincrona sul destino di piazza De Nava, prima che venga dato il placet conclusivo, si riunisce la Commissione regionale per il patrimonio culturale della Calabria, costituita da burocrati ministeriali di estrazione locale. Viene ascoltata la progettista architetto Giuseppina Vitetta, che risponde alle eccezioni presentate dalla Fondazione Mediterranea circa la perdita irreversibile di un pezzo di storia cittadina, di memoria collettiva e di identità dei luoghi che deriverebbe dalla demolizione della piazza prevista dal progetto".

Citando testualmente il verbale, il n. 5 del 20 aprile 2021, l'architetto Vitetta sostiene che “nessun materiale lapideo degno di pregio e testimonianza della storia territoriale sarà distrutto, ma verrà recuperato per essere riutilizzato nelle fasi di realizzazione dello stesso progetto per pavimentazioni, bordure, gradini e cordonali”. Ma secondo Vincenzo Vitale si tratta di "in’arrampicata sugli specchi che susciterebbe l’ilarità perfino in un bambino appena uscito dal mondo affabulato della prima infanzia. In altri termini, mutatis mutandis, è come se si affermasse che, per mantenere l’identità storica di una Piazza Navona destinata a restyling (inglesismo che piace molto alla Soprintendenza), il materiale residuo della sua demolizione venisse usato per pavimentazioni, bordure, gradini e cordonali della nuova piazza. È come se assistessimo a una pièce in un teatro dell’assurdo".

Vitale chiede dunque l'intervento dell'ordine professionale degli architetti perché "per la soluzione del problema identitario di piazza De Nava i progettisti hanno usato soluzioni che non si rifanno a principi indotti dalle scienze e che non vengono insegnati in nessuna università e l’Ordine, che è tenuto a sanzionare questo tipo di comportamenti, dovrebbe intervenire anche solo dal punto di vista deontologico".

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