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Il caso

Il ponte non ha progetto esecutivo ma avrà una campagna pubblicitaria da 7 milioni

Un nuovo emendamento presentato dai parlamentari Battistoni (FI) e Furgiuele, calabrese della Lega, indica i costi per pubblicizzare la grande opera prima che si apra il cantiere

Dopo Open to Meraviglia un'altra grande e costosissima campagna pubblicitaria è nei pensieri del Governo e riguarda il Ponte sullo Stretto. Ma se nel caso dell'idea del ministero del turismo si sono spesi molti soldi per un risultato tutt'altro che eccellente tra errori geografici, omissioni e scelte di dubbia efficacia, stavolta si arriva al paradosso di pubblicizzare qualcosa che ancora non esiste.

Al ponte manca infatti il tassello fondamentale per la partenza effettiva dell'opera, cioè il progetto esecutivo, ma nonostante questo si è già deciso che dal 2024 (anno in cui secondo il cronoprogramma di Salvini dovrebbe per lo meno esserci la conclusione delle procedure tecniche e autorizzative) al 2030 saranno impiegati 7 milioni di euro per lanciare l'infrastruttura presentandola attraverso una macchina pubblicitaria che, dati i costi, si immagina imponente. Lo riporta Repubblica, secondo cui la proposta è contenuta nel nuovo emendamento presentato in commissione infrastrutture alla Camera da Francesco Battistoni (Forza Italia) e Domenico Furgiuele, deputato calabrese della Lega.

Nell'emendamento si ipotizza che il finanziamento venga diluito nell'arco dei sei anni previsti, dal 2024 al 2030. Come verrà usata la somma  lo deciderà Webuild, concessionaria incaricata dalla Società Stretto di Messina spa di progettare e realizzare il Ponte, di concerto con le amministrazioni territoriali interessate dall'infrastruttura, ovvero la città metropolitana di Messina e il Comune di Villa San Giovanni. 

Il piccolo dettaglio che rende surreale questa nuova puntata dell'iter del progetto nelle commissioni parlamentari è il fatto che i soldi al momento non ci sono per il ponte stesso: l'ultima notizia, sempre da fonti del Mit, parla di un aiuto dell'Unione Europea, disponibile nei prossimi mesi a coprire il 50% dei costi per l’aggiornamento degli studi sull’impatto ambientale dell'opera, richiesto da tutti i tecnici auditi nelle commissioni e della cui necessità il ministero si è finalmente reso conto. Il finanziamento di Bruxelles è un cavallo di battaglia che Salvini sta sfoggiando sin dalla campagna elettorale, presentandolo però come una copertura totale praticamente a costo zero per l'Italia, cosa molto diversa da questo tipo di sostegno, pur importante se davvero si realizzasse. 

L'opposizione ha subito reagito con dure critiche. Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e sinistra), per come riportato da Repubblica, ha affermato: "Sette milioni di euro altri non sono che il simbolo del modo di fare propaganda da parte della destra, ovvero la mangiatoia di soldi pubblici dello Stato per sostenere un’opera che non ha un piano tecnico economico di fattibilità".

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