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Il dibattito sulla grande opera

Ponte nell'area sismica dello Stretto, la posizione dei geologi

Il presidente dell'Ordine calabrese Giulio Iovine annuncia un convegno tecnico a fine maggio: "Daremo apporto scientifico di studio del territorio, non ci competono altri giudizi di opportunità"

Le audizioni dei tecnici alle commissioni ambiente e trasporti della Camera per il ponte sullo Stretto anziché fare chiarezza sulle tante criticità dell'attuale progetto definitivo stanno alimentando un dibattito caotico e dove esistono temi sensibili e capaci di creare allarmismo.

L'andamento delle audizioni è quello di un disco verde al progetto, ma sulla nota sismicità della zona in cui sorgerà la contestata grande opera sono arrivate dagli esperti dichiarazioni contraddittorie. Il presidente dell'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) Carlo Doglioni è lo stesso che quando il Governo ha approvato il decreto ponte riavviando il percorso di realizzazione dell'infrastruttura aveva ammonito sulla presenza di faglie attive spiegando che il ponte dovrà essere in grado di resistere ad eventi sismici di magnitudo superiore a 7. 

Audito in questi giorni alla Camera ha dato l'impressione di aver cambiato idea, assicurando che i nostri ingegneri sismici saranno assolutamente capaci di progettare un'opera che resti in piedi, anche se si verificasse quel "più forte terremoto che possa mai avvenire" citato nella sua precedente opinione. Ancora più complicato, Doglioni ha poi aggiunto che il progetto dovrà essere rivisto proprio tenendo conto di questo fattore - ma già sappiamo da fonti di governo che quel progetto, non ancora esecutivo, salvo piccoli aggiustamenti rimarrà immutato, perché rifarlo sarebbe troppo oneroso e ritarderebbe quella corsa al ponte che il Mit ha intrapreso con il turbo, quanto meno nell'apertura dei cantieri propedeutici.

L'audizione tecnica dell'ex assessore Mauro Dolce, che ribadisce la resistenza del Ponte

Fuori dalle commissioni parlamentari, un'altra voce autorevole che si è espressa (e non per la prima volta) su ponte e rischio sismico è stata quella del geologo e divulgatore televisivo Mario Tozzi, che con toni inquietanti da molti mesi sta parlando "non di se ma di quando" a proposito di un Big One profetizzato tra Reggio e Messina. Parole agghiaccianti (Tozzi parla di "unione tra due cimiteri") che però sono state in parte travisate: lo scienziato non ha mai detto che il ponte crollerebbe a causa di un tremendo sisma, bensì che ad essere distrutte sarebbero - con certezza - le tante abitazioni non a norma delle due città dello Stretto, entrando però un o' anche nel merito dell'opera in sè, con la citazione del ponte giapponese di Akashi, considerato un gemello di questo perché a campata unica ma lungo la metà, progettato e parzialmente dopo il terremoto di Kobe del 1995. 

In casa nostra però pensa che il ponte sia sicuro l'ex assessore regionale Mauro Dolce (già capo dell’ufficio rischio sismico e vulcanico della protezione civile e oggi consulente di Occhiuto), che presente in città a settembre per la grande esercitazione antisimica della Prociv dichiarò a Reggio Today che "il progetto di ponte sospeso a una campata è poco sensibile alle vibrazioni del terremoto, potrebbe avere piccoli problemi di spostamento facilmente assorbiti sulla lunghezza, ma rimarrebbe in piedi durante e dopo il sisma".

E rafforzando questa tesi (che ha ribadito anche in audizione parlamentare), ci aveva anche detto: "Diventerà una struttura fondamentale per raggiungere i luoghi colpiti tra Calabria e Sicilia, ovviamente qualora le infrastrutture d’accesso non siano state distrutte dai terremoti stessi, e su questo mi auguro che tutte siano in regola con la normativa sismica o che se non fosse così si intervenga dove occorre". Insomma torna a bomba l'allarme di Tozzi.

La categoria dei geologi è entrata nella discussione in modo ufficiale con il presidente del consiglio nazionale, Arcangelo Francesco Violo, che in audizione ha affermato: “Occorre tenere conto, nell’adeguamento del progetto, delle caratteristiche dell’area e di tutti gli aggiornamenti conoscitivi che hanno riguardato vari aspetti come la stabilità dei versanti, in particolare per le grandi frane". Studi che, ha aggiunto Violo, sono stati svolti dopo il 2011 e quindi dopo la stesura del progetto. I geologi hanno adesso offerto massima collaborazione tecnica per l'analisi del territorio con l'obiettivo della revisione del progetto. Ma solo un mese fa avevano frenato su un'infrastruttura giudicata non prioritaria e che necessita di approndimenti preliminari. Insomma, secondo quel pensiero di poche settimane addietro si poteva fare con calma e tutta la prudenza del caso. Oggi invece ci si scapicolla a supportare il Governo?

Giulio Iovine: "I geologi possono favorire la conoscenza dell'area sismica, inopportuni altri giudizi"

Giulio Iovine, presidente dei geologi calabresi e ricercatore del Cnr, prende le distanze da questa esposizione mediatica della sua categoria professionale su "un tema che non è di nostra competenza, perché il nostro ruolo non è quello della progettazione. Come geologi possiamo studiare e favorire la conoscenza delle caratteristiche dell'area sismica ma non certo entrare nel merito dell'opportunità o meno di realizzare il ponte".

Ma lei avrà un suo pensiero sul sì o il no. "Posso averlo come cittadino - commenta Iovine - ma non mi sento di condividerlo pubblicamente. Come geologo ribadisco che non mi compete, e aggiungo che anche quello su cui potremmo pronunciarci richiede un'informazione completa sulla documentazione tecnica a corredo del progetto che oggi non abbiamo. Quel materiale non è mai stato reso pubblico e senza visionarlo non ci si può esprimere, altrimenti si rischia di alimentare la confusione nella gente su un tema delicatissimo". 

La natura sismica del punto in cui sorgerà il Ponte è però un dato oggettivo e acquisito. "Conosciamo quello che è successo in passato - dice il geologo - la zona è soggetta a movimenti estensivi e a innalzamenti con qualche diversità tra Calabria e Sicilia in termini di centimetri. A causa del terremoto del 1908 le sponde si allontanarono di circa un metro e certamente questi dati possono permetterci di studiare gli effetti di un nuovo sisma e i cambiamenti che apporterebbero, ma non potremo mai dire se il ponte reggerebbe. Dipende da come sarà costruito, e non è materia nostra".

Proprio per focalizzare le dichiarazioni della categoria sul vero tema, che sono le problematiche non solo sismiche del territorio in rapporto alle realizzazioni di grandi infrastrutture, gli ordini dei geologi di Calabria e Sicilia hanno organizzato per fine maggio un convegno di studi in due sessioni che si svolgeranno a Reggio e Messina, in collaborazione con il Consiglio superiore dei lavori pubblici e a cui sono stati invitati anche ingegneri. "Sarà un modo - conclude Iovine - per riflettere insieme su un piano esclusivamente tecnico e senza nessuna considerazione politica o di opportunità del Ponte, che da parte di professionisti non condivido e ritengo inopportuna". 

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