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Il caso / Villa San Giovanni

Ponte, anche in Calabria torna la minaccia della lista di espropri di immobili e terreni

Ecco cosa prevede il progetto definitivo, dove una tabella indica le aree e le tipologie interessate a Campo calabro, Villa, Cannitello, Gioia Tauro e Melicuccà

E' l'argomento che il ministro Matteo Salvini tiene il più lontano possibile dai riflettori e i gruppi favorevoli al Ponte sullo Stretto evitano accuratamente. Ma la questione degli espropri di immobili e terreni che dovranno liberare l'area delle cantierizzazioni della grande opera non è roba da poter nascondere sotto il tappeto. 

Era già accaduto nel 2011, il precedente momento cruciale della lunghissima storia del ponte in cui si pensò che il governo facesse sul serio con l'approvazione del progetto definitivo Eurolink, che resta ancora l'unico esistente. Allora vennero individuate sui versanti siciliano e calabrese tutte le aree che avrebbero subìto il provvedimento, ripagato da un indennizzo calcolato intorno ai 40 milioni di euro complessivi.

All'epoca ai cittadini interessati arrivò una formale comunicazione di esproprio per pubblica utilità, ma la storia era iniziata molto prima, nel 2003, quando fu approvato il progetto preliminare nel quale veniva indicato un vincolo preordinato all’esproprio, cioè il blocco preventivo dello sfruttamento delle proprietà che sarebbero poi state espropriate. Una mossa per accorciare i tempi, poiché gli espropri di fatto non sarebbero potuti partire prima della conferenza dei servizi e l'approvazione del progetto definitivo da parte del Cipe. Il vincolo venne poi confermato nel 2008 proprio con delibera del Cipe, lo stesso organo che avrebbe dovuto mettere i soldi per l'avvio dell'infrastruttura, ma sappiamo che non fu così.

Ecco tutte le aree di espropri, occupazioni e demolizioni nella provincia di Reggio Calabria

Il progetto elenca in una tabella le esatte entità di territorio che saranno a vario titolo occupate, espropriate e persino demolite lungo le due coste siciliana e calabrese. Entrando del dettaglio della provincia reggina, i comuni coinvolti sono Villa San Giovanni, Reggio (campo calabro), Melicuccà e Gioia Tauro. In particolare, a Villa San Giovanni il provvedimento riguarderà 36 ditte, 165 particelle e164 aree agricole, e l'esproprio interesserà 61.907 metri quadrati, mentre 585 mq subiranno occupazione temporanea; a Cannitello invece si parla di 557 ditte, 1119  particelle, 1099 aree agricole, 43 fabbricati e 13 costruzioni rurali, espropri su 456627 mq, occupazione temporanea su 77973 mq, e demolizioni per 8219 e 673 mq. A Campo calabro sono coinvolte 73 ditte, 166 particelle e 160 aree agricole con espropri su 187041 mq. A Gioia Tauro il vincolo è stato posto su 2 ditte, 55 particelle e 55 aree agricole ed è prevista l'occupazione temporanea di 412119 mq. Infine, a Melicuccà sono interessati 60 ditte, 99 particelle, 97 aree agricole e 2 fabbricati rurali, con esproprio di 79 mq, demolizione di 24 mq e occupazione temporanea su173314 mq.

Quanto alle zone, evidenziate in una cartina del progetto, a Villa San Giovanni ci sono le più importanti, come l’intero quartiere di Piale (area anche dell'immaginificio centro direzionale e ricreativo dell'archistar Libeskind) e una porzione di lungomare tra Cannitello e Pezzo.

Le indennità calcolate nel progetto (oggi da riaggiornare secondo le attuali rilevazioni Istat) per Cannitello stabilivano la cifra di 2805 euro a metro quadrato per i fabbricati, aumentata a un triplo del valore di mercato per renderla appetibile agli espropriati, o comunque dare l'idea di un giusto risarcimento a fronte di un sacrificio patito per un'opera che viene presentata come bene pubblico, l'indispensabile "attraversamento stabile dello Stretto", come spiega il nome tecnico dell'infrastruttura.

Ma guardando la lista dei soggetti interessati con i nominativi e le caratteristiche di terreni e immobili, salta subito all'occhio che in grande maggioranza si tratta di occupazioni o espropri che riguarderanno luoghi dove la gente, oltre a lavorare, abita. Tranne Gioia Tauro, dove le aree appartengono quasi tutte al demanio statale, negli altri territori comunali calabresi troviamo pascoli, agrumeti, vigneti e attività agricole o di pastorizia che spesso sono a conduzione familiare e con utilità anche personale.

Oltre al danno di tipo ambientale per la scomparsa di zone forestali e l'abbattimento di alberi, c'è quindi anche la prospettiva per tanti privati di dover lasciare le loro case e trasferire famiglie e lavoro. A tempo indeterminato, che è un timore pure nei casi di occupazione temporanea, dove l'esperienza della variante di Cannitello ha dimostrato come la cicatrice della prima ferita del ponte non è mai stata suturata con quell'intervento compensativo atteso da più di dieci anni.

Ci si può difendere con i ricorsi, ma dieci anni fa tutto finì in una bolla di sapone

Come accadde nel 2011, quando furono materialmente inviati avvisi a migliaia di siciliani e calabresi (a Villa, proprio per la realizzazione della variante, l'allerta riguardò circa 250 immobili e terreni) e i cittadini si attivarono per reagire al provvedimento, oggi si torna a parlare di nuove liste di espropri già compilate, e a entrare per primi in allarme sono soprattutto i messinesi, toccati maggiormente dal problema nelle grandi aree metropolitane di Torre Faro e Ganzirri e con a rischio persino un cimitero. L'imminente arrivo delle lettere (tecnicamente sono comunicazioni di procedimento propedeutico all’espropriazione) potrebbe essere solo una leggenda metropolitana, ma le associazioni no ponte stanno ugualmente mobilitando i loro legali per preparare una raffica di ricorsi - come già detto, in prevalenza a Messina.

La procedura prevede che la società Stretto di Messina sottoscriva accordi bonari con le ditte e i proprietari, nei quali sono stabilite caparre confirmatorie e clausole sospensive legate all'effettiva realizzazione dell’opera. A Villa, la città reggina del ponte - come tiene a definirla la sindaca Giusy Caminiti per ribadire il ruolo di governance e controllo che il Comune dovrà avere sulla realizzazione dell'opera e le ricadute sul territorio - nell'estate del 2011 un migliaio di residenti ricevettero gli avvisi con largo anticipo sul passaggio cruciale dell'avvio della grande infrastruttura, cioè la disponibilità dei fondi Cipe. Due anni dopo tutto si fermò con la messa in liquidazione della società e gli espropri rimasero solo una nuvola nera all'orizzonte.

Ora che quella minaccia torna ad aleggiare la strada che molte associazioni vogliono percorrere è quella della class action contro gli espropri, sulla base dei punti critici del decreto ponte al vaglio delle camere, cioè i profili di incostituzionalità per violazione della normativa ambientale e sul paesaggio, della concorrenza e sugli appalti. Un ricorso collettivo del genere era stato presentato nel 2011 da Consumatori Associati contro l'allora premier Silvio Berlusconi e la società Stretto di Messina dopo la pubblicazione delle liste degli espropri.

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