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Gli scenari della grande opera / Villa San Giovanni

I cantieri del ponte situati nella Zps Costa Viola

Nell'unico progetto esistente del 2012 si indica la realizzazione di ben 11 strutture che avranno un impatto su ambiente e attività produttive

Con un’assemblea a Villa San Giovanni presso il centro sociale Nuvola Rossa domani le associazioni del comitato no ponte reggino si ritroveranno per riprendere le fila della mobilitazione interrotta circa dieci anni fa. Uno degli allarmi lanciati dagli oppositori di entrambe le sponde dello Stretto è quello della cantierizzazione propedeutica alla realizzazione della grande opera. Ovvero la presenza di una serie di cantieri preventivi che sorgeranno in varie zone del territorio, con conseguenze sull’ambiente e un forte impatto sulla vita dei residenti. 

Undici cantieri che ricadono nella zona a protezione speciale

Non si tratta di uno scenario ipotetico, i cantieri siciliani e calabresi sono elencati nel progetto definitivo (l’unico ad oggi esistente) redatto nel 2012 dalla Società Stretto di Messina oggi riesumata dal Governo. E sul versante reggino una tabella riassuntiva del progetto indica la previsione di 11 cantieri: uno operativo a Villa San Giovanni (superficie 295.000 mq); uno logistico a Santa Trada (37.000 mq); un impianto di lavorazione degli inerti a Campo Calabro; sette siti di deposito e recupero ambientale, di cui due nel vibonese, a Petto di Limbadi (77.100 mq), tre a Terranova Sappio Minulio zona Marro (88.950 mq) e due a Varapodio zona Foresta (176.600 mq); e una discarica per rifiuti speciali non pericolosi a Seminara. Si tratta di localizzazioni che ricadono per ampi spazi all’interno della rete Natura 2000 con i siti di interesse comunitario e la zona di protezione speciale della Costa Viola. Aree naturali caratterizzate anche da nidificazione faunistica e biodiversità che però – questa la motivazione addotta nel progetto – risulterebbero “localmente anche molto compromesse e coinvolte in processi di trasformazione poco consoni con la presenza di emergenze paesaggistiche”, precisando che la discarica di Seminara sorgerà al di fuori del sistema naturale sottoposto a tutela. 

L'area protetta interessata dai cantieri

I singoli cantieri sono poi analizzati nei loro specifici contesti, evidenziando aspetti legati al sistema ambientale, la sua accessibilità e lo stato di fatto dei luoghi. Nel cantiere operativo di Villa San Giovanni verranno realizzate le pertinenze calabresi del Ponte (torre e blocco di ancoraggio) e due impianti di betonaggio, e l’area interessata si estende anche a una parte del lungomare di Cannitello. L’impalcato toccherà spiagge, dune, aree a pascolo naturale, zone residenziali e aree industriali e commerciali. Il cantiere di Santa Trada sarà invece unico ma articolato in due sotto-aree, in una delle quali esiste già un cantiere logistico utilizzato per l’ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio. Nella zona di Villa sarà compromessa una vegetazione di lecci e querce virgiliane.

Rientra in parte nella Zps Costa Viola pure la cava di Campo calabro per la produzione di inerti, che si troverà a ridosso dell’autostrada e sostituirebbe la precedente scelta di utilizzare il deposito in località Melicuccà. 

A Terranova Sappio Minulio, nella contrada rurale Marro, e a Foresta di Varapodio, sorgeranno depositi definitivi e temporanei di materiale inerte, detriti, terra e rocce da scavo: le aree, oggetto per anni di un’intensa attività estrattiva di ghiaia e sabbia, sono indicate nel progetto come territori in stato di abbandono e degrado. Nonostante questo, la cantierizzazione toccherà boschi di latifoglie, salici e pioppi, bagni d’acqua con presenza di specie arboree sulle sponde e aree a pascolo naturale.

Infine nella contrada Bizzola di Seminara sarà ubicata la discarica di rifiuti speciali non pericolosi, ovvero i fanghi, macerie di demolizioni e beton frantumato da scavo in galleria, provenienti dai lavori di costruzione del Ponte. Tra la flora di questa zona rurale che subirà l’effetto invasivo dell’impianto di smaltimento di inerti, ci sono anche oliveti.

Nuovo allarme del geologo Mario Tozzi contro l'opera

L’installazione dei cantieri su zone naturali tutelate è stata anche al centro dell’appello del geologo Mario Tozzi, che in questi giorni ha chiesto una nuova valutazione di impatto ambientale per il progetto del ponte. “L’area dello stretto – ha scritto Tozzi sui social - è parco letterario, luogo di suggestioni mitologiche e di grande bellezza. Inoltre l’area è ricompresa in due importantissime zone di protezione speciale che tutelano un ambiente unico. La Commissione Via del Ministero diede nel 2013 un parere negativo di valutazione di incidenza sul progetto definitivo del ponte ad unica campata del 2010 proprio a tutela dello Stretto, importantissimo luogo di transito per l’avifauna e per i mammiferi marini, una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo”.

L'impatto sulle attività economiche e sociali

Ma il peso della cantierizzazione non riguarda soltanto il versante ecologico e graverà sulla vita quotidiana delle popolazioni interessate, che con l’avvio dei lavori vedranno interdetti numerosi servizi. A dirlo, nell’attuale progetto definitivo, sono le previsioni di intervento sui piani regolatori dei comuni di Campo calabro, Scilla, Villa San Giovanni e Melicuccà. A Campo calabro sarà interessata dalla localizzazione del cantiere un’area agricola occupata da aziende, la cui attività sarà compatibile con l’avvio dei lavori; il sito sarà inoltre oggetto di un intervento compensativo di riqualificazione ambientale. A Villa i cantieri insisteranno su aree di edilizia privata, verde pubblico attrezzato, aree per attività sociali e strutture alberghiere e ricettive, con l’impegno a restituirle all’uso originario dopo la conclusione dei lavori. In termini di tempo si potrebbe quantificare in almeno dieci anni, se va bene: un po' come avere i muratori perennemente in casa. Ma sarebbe ancora una proiezione futura ottimistica. Quella peggiore – o brutalmente realistica – ipotizza che molti di questi cantieri avranno una durata indefinita, contaminando il paesaggio e l’economia del territorio con danni irreversibili. 

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