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Venerdì, 19 Aprile 2024
La presentazione

Antiracket, Reggio ci riprova con l'associazione Fai

Firmato un protocollo con l'Ance, la Prefettura e la Federazione delle associazioni antiracket e usura italiane

Reggio Calabria ci riprova. Questa volta, forse, la città avrà la forza di reagire, di dire no alla 'ndrangheta e ai suoi boss. Forse questa volta i commercianti avranno il coraggio di mettersi insieme e ribellarsi, così come è già accaduto in Sicilia, a Palermo.

Questa volta c'è un buon inizio e forse le piccole e medie imprese diranno davvero no al racket e usciranno dal controllo dai boss. 

La strada era già tracciata, il cammino lungo che ha fatto la società civile con reggioliberareggio, con Libera e con Reggio non tace, ha portato oggi la Federazione antiracket Italiana, la Fai, a diventare parte attiva in questa città. Così ecco che questa mattina nel palazzo del Governo cittadino fa i primi passi l'associazione Fai Reggio Calabria, che mette insieme e in rete l'Ance, la prefettura e la Fai.

Avranno la forza di far compiere quel salto di qualità verso il cambiamento auspicato, coinvolgendo i settori imprenditoriali, che sono poi quelli che trainano veramente l’economia della regione. La Fai farà da staffetta: proprio per la sua naturale capacità e vocazione a rappresentare le esigenze degli imprenditori e dei commercianti presenti sul territorio. 
Una rete solidale tra chi non paga e o smette di pagare il pizzo, per sostenere le vittime del racket che hanno denunciato, per accompagnare la denuncia delle vittime. 

E' tornato a Reggio Calabria anche Tano Grasso, presidente onorario del Fai nazionale che in questi lunghi anni è sempre in prima linea nella lotta contro il racket e l'usura. Tocca a lui moderare l'incontro nel salone del Palazzo del Governo cittadino alla presenza del prefetto Massimo Mariani, con gli interventi di Francesco Siclari, presidente associazione antiracket Reggio Calabria, Luigi Ferrucci, presidente nazionale Fai, Michele Laganà, presidente Ance Reggio Calabria, Gabriele Buia, presidente nazionale Ance e il procuratore Gaetano Paci, nella sua ultima uscita pubblica prima di lasciare Reggio Calabria per l'altra Reggio in Emilia dove è chiamato a svolgere il ruolo di procuratore capo.

Nel salone della Prefettura si respira aria di festa, è un momento importante e c'è gioia nell'annunciare la nuova associazione e nel firmare il protocollo d'intesa per la prevenzione delle estorsioni nei cantieri edili.

E' il presidente nazionale Fai Luigi Ferrucci a spiegare: "Noi cerchiamo da operatori economici di invitare e aiutare i nostri colleghi a denunciare, a liberarsi dalla morsa mafiosa. Noi siamo volontari e lo facciamo in collaborazione con le istutuzioni e le associazioni. Oggi è un momento importante, la collaborazione con l'Ance e la prefettura sono un buon inizio per la generare il cambiamento a Reggio.  Il nostro è un modello che funziona da tantissimi anni e siamo noi,  vittime che invitiamo gli altri operatori economici a denunciare. Sappiamo bene che la pandemia ha generato anche gravi problemi ad un'economia debole e si corre il rischio che le mafie acquisiscano con facilità le imprese che si trovano in difficoltà. Noi siamo qui per aiutare gli imprenditori, per non lasciarli soli".

Presentata in Prefettura l’Associazione antiracket di Reggio Calabria: le foto

Parlano gli imprenditori, raccontano le loro storie e tutti evidenziano di essersi sentiti soli nella lotta al racket. Francesco Siclari  racconta che "La nascita della Fai Reggio Calabria è il compimento del percorso di maturazione degli imprenditori reggini contro il racket, una realizzazione resa possibile grazie all’aiuto della federazione nazionale e del suo presidente onorario Tano Grasso che ci è sempre stato vicino". 

"Sono certo che dopo la stipula di questo protocollo, Reggio Calabria saprà essere un punto di riferimento nazionale per tutti coloro che vogliono liberarsi dal giogo della sopraffazione mafiosa. Libero Grassi era da solo a ribellarsi alla mafia e fu ucciso anche perchè non c'era nessuno che lo sostenesse. Io penso che questa esperienza, che oggi inizia a Reggio Calabria,  cancellerà la parola rassegnazione, non avrà più diritto di cittadinanza. Questo protocollo salda ancora di pìù il rapporto di fiducia, con il cittadino imprenditore e le istituzioni. La fiducia è un elemento imprenscindibile. Sappiamo bene, dalle intercettazioni svolte durante le indagini che abbiamo portato avanti negli anni, che spesso era l'imprenditore che spontaneamente si prostrava al boss mafioso per non avere problemi per la sua azienda, pagando comunque a caro prezzo questa scelta. Ecco tutto questo non deve più accadere!"

Poi racconta il procuratore "Sono venuto a Reggio Calabria, per scelta, dopo 23 anni a Palermo e dopo le stragi, scelsi Reggio perchè qui era la linea di confine della maggiore fragilità della nostra democrazia. Ecco vado via dopo otto anni, e ovviamente rimane ancora tantissimo da fare, ma penso che Reggio può rappresentare a livello nazionale un laboratorio di prassi virtuose. Aggregrare il meglio dell'imprentoria onesta, imprenditori nazionali e locali, è la strada giusta per il cambiamento e non deve mai più essere tollerata l'idea che gli imprenditori sono disposti a convivere con la 'ndrangheta". 

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