rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024

L'Interpol sferra da Reggio Calabria l'attacco globale alla 'ndrangheta | VIDEO

Incontro in Prefettura con il segretario generale Jurgen Stock che ha lanciato il progetto "I-Can", contro la potente criminalità organizzata. Hanno presenziato i prefetti Massimo Mariani e Vittorio Rizzi

Proprio da Reggio Calabria, l'Interpol con il suo segretario generale Jurgen Stock, a capo della più grande organizzazione per la cooperazione internazionale di polizia, alla quale aderiscono 194 Paesi del mondo, sferra l'attacco e dichiara guerra globale alla 'ndrangheta. 

Questa mattina il salone di rappresentanza della Prefettura ha ospitato la presentazione del progetto Interpol "I-Can" (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta), finanziato dal ministero dell’Interno, dipartimento della pubblica sicurezza, che si prefigge di mettere a punto condivise e più efficaci strategie di contrasto alla ‘ndrangheta, minaccia a livello mondiale e presente in 32 Paesi di cui 17 europei.

All'importante incontro hano preso parte il padrone di casa, il prefetto Massimo Mariani, il segretario generale di Interpol, Jurgen Stock e il vice direttore generale della pubblica sicurezza, prefetto Vittorio Rizzi.

Jurgen Stock ha ricordato che "di recente vi sono stati numerosi arresti ed importanti operazioni antimafia non solo in Italia, ma anche al di fuori dei confini nazionali. La 'ndrangheta è attualmente passata ad un livello superiore che richiede un coordinamento internazionale delle forze dell'ordine, una rete in cui l'Interpol è protagonista. Abbiamo le tecnologie e le risorse per controllare anche il deep web e l'economia sommersa del cybercrimine. Ci serve accorpare i vari pezzi del puzzle, creare unità e solidarietà tra nazioni".

Il progetto, promosso da Franco Gabrielli, capo della polizia, direttore generale della pubblica sicurezza è stato fortemente voluto dal prefetto Vittorio Rizzi perchè: "Serve un approccio globale per contrastare una minaccia mondiale: ci siamo fatti promotori e abbiamo finanziato un progetto mirato con Interpol per un attacco che serva ad estirparla, coinvolgendo polizia di Stato, Arma dei carabinieri e guardia di finanza".

Secondo il procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri sostiene sia "necessario far acquisire maggiore consapevolezza nei paesi esteri e negli altri continenti della capacità di infiltrazione della 'ndrangheta nell'economia legale. Le cosche hanno individuato dei paesi in cui immettere dei capitali e hanno delocalizzato le attività criminali dal traffico di stupefacenti fino alla copertura di latitanti. E indispensabile allargare la cooperazione tra Paesi a livello mondiale. Ad una 'ndrangheta globale bisogna rispondere con una lotta globale".

"Per troppo tempo - ha dichiarato il prefetto Massimo Mariani - la 'ndrangheta è stata considerata una forma di criminalità organizzata, non altrettanto pericolosa come Cosa nostra. Sotto questo apsetto abbiamo pagato anche un prezzo. Nel momento in cui il dipartimento di pubblica sicurezza e l'Interpol decidono di affrontare in maniera più globale quella che a tutti gli effetti è diventata minaccia globale noi non possiamo che esserne contenti, nel senso che in questo modo saremmo in grado di poter affrontare il fenomeno per ciè che effettivamente è diventato".

La 'ndrangheta e la presenza nel mondo

L'onnipresente 'ndrangheta nel mondo è una minaccia globale e non è di certo un fenomeno folkloristico e rurale italiano. Secondo i dati forniti nel corso della conferenza stampa, rappresenta l'organizzazione criminale più estesa, ramificata e potente al mondo. Nasce in Calabria e oggi è presente in 32 Paesi di quattro continenti: Europa, Africa, America e Oceania. Opera in 17 Stati europei, ed è il principale broker del mercato mondiale degli stupefacenti, vera e propria holding 3.0, che conserva memoria dei suoi riti arcaici ma è al passo con la digitalizzazione e i nuovi sistemi di trasferimento del denaro, come i bitcoin.

Basti pensare che Giovanni Gentile, originario di Locri e attualmente sotto processo per associazione mafiosa, intercettato nel corso dell´operazione "Pollino-European `Ndrangheta Connection" del dicembre 2018, che ha portato all'arresto, in Italia, Germania, Belgio e Olanda, ben 90 esponenti della 'ndrangheta per traffico internazionale di stupefacenti, si lamentava del business con i cartelli colombiani, dicendo testualmente ad un sodale: "ma questi sono strani...mica li vogliono i bitcoin...questi scemi....vogliono solo i contanti".

In Europa le forze di polizia hanno accertato l'esistenza dell'ndrangheta, attraverso la presenza delle locali, la cattura di latitanti o il sequestro di beni, in Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Principato di Monaco, Romania, San Marino, Slovenia, Spagna, Svizzera.

Nel mondo ne è stata accertata la presenza in Liberia, Marocco, Seichelles (per l´Africa), nelle Antille Olandesi, Argentina, Brasile, Canada, Colombia, Costarica, Guayana Francese, Panama, Repubblica Dominicana, Uruguay, USA (per l´America) e in Australia.

A testimonianza che la 'ndrangheta non possa più essere considerata un fenomeno folkloristico italiano e una mafia rurale, ma un vero e proprio pericolo criminale globale, c'è anche la sentenza della Corte Superiore di Giustizia dell´Ontario in Canada nei confronti di Giuseppe Ursino, del 28 febbraio 2019, che ne descrive la struttura organizzativa e i metodi criminali.

Struttura piramidale: dalla 'ndrina alle criptovalute

Al fine di comprenderne la minaccia, il Progetto I-Can vuole soprattutto illustrare alle forze di polizia straniere quale sia la struttura e come opera la 'ndrangheta.

"La sua organizzazione - viene spiegato in conferenza stampa - è unitaria, familistica con vincoli di sangue fortissimi e verticistica". La 'ndrina è alla base della piramide e si identifica con una famiglia (o con più famiglie legate da rapporti di parentela) di origini calabresi. Più 'ndrine formano la locale di 'ndrangheta, struttura intermedia che rappresenta una base operativa stabile, indice della presenza radicata dell'organizzazione criminale.

I mandamenti

In Calabria, è presente e operativa un'ulteriore struttura, il Mandamento: ionico, tirrenico e di Reggio Calabria città, costituito dall'unione dei locali in assoluto più forti.

Struttura superiore di riferimento per tutti i locali è il crimine, organismo formato dai capi dei locali e dei tre mandamenti, che decide le strategie complessive dell'intera organizzazione criminale nel mondo. Al vertice della piramide c'è la Santa: componente segreta e riservata della 'ndrangheta, i cui componenti non sono noti nemmeno ai boss.

I dati ufficiali

Il vincolo di sangue che caratterizza questa mafia fa sì che abbia una tenuta interna che non ha pari nelle altre organizzazioni criminali italiane: basti considerare che, in base agli ultimi dati ufficiali, dei 1.189 collaboratori di giustizia, il 42% appartengono alla camorra, il 22 % a Cosa nostra, il 14% alle mafie pugliesi, il 7% alle altre mafie e solo il 15% del totale alla 'ndrangheta.

La 'ndrangheta sempre un passo avanti

La penetrazione delle cosche di 'ndrangheta è particolarmente insidiosa, una colonizzazione che replica all'estero il proprio modulo strutturale, grazie alla rete compatta consolidata delle comunità di immigrati calabresi, ben integrate e presenti in tutto il mondo.

Non si limita a fare affidamento su determinate persone per affari temporanei, ma il primo fattore di successo sta proprio nell'esportare la propria struttura organizzativa e il metodo mafioso.

All'attacco frontale allo Stato, come quello di Cosa nostra in passato), la 'ndrangheta preferisce l´infiltrazione silente nel tessuto economico sociale e imprenditoriale, che destabilizza l´economia e altera la libera concorrenza dei mercati legali, andando allo stesso tempo ad inquinare il settore pubblico ed istituzionale.

Il potere e i traffici di droga

La 'ndrangheta è sostenuta all´estero dal suo enorme potere finanziario costruito principalmente sul traffico di droga, da un immenso potere corruttivo e dalla costante distrazione di fondi pubblici operata attraverso le truffe e gli appalti truccati.

Tutti i profitti sono reinvestiti abilmente utilizzando sofisticate tecniche di riciclaggio di denaro: soldi che inizialmente vengono visti con favore nei Paesi ospitanti ma che hanno l´effetto di inquinare, corrompere e strozzare l´economia perché alterano i meccanismi della concorrenza e determinano l'estromissione dal mercato degli imprenditori onesti.

Gli esiti investigativi hanno dato conferma dell'esistenza di una rete relazionale, il cosiddetto capitale sociale, che comprende imprenditori, professionisti, funzionari pubblici, forze dell'ordine e politici. Legami poco stabili, privi di contenuti affettivi ma che creano obbligazioni reciproche estremamente vincolanti.

Il controllo degli appalti pubblici

Il controllo degli appalti pubblici non si realizza tendenzialmente con l'uso della violenza o di un'esplicita attività intimidatoria ma attraverso la costituzione di imprese che utilizzano i metodi della collusione e della corruzione. La 'ndrangheta è riuscita così ad acquisire il controllo diretto o indiretto in società operanti nel modo dell´edilizia, della ristorazione, dell'import export, dei trasporti, dei giochi e delle scommesse, della raccolta e smaltimento dei rifiuti.

"La modernità della 'ndrangheta -spiegano ancora dall'Interpol - è evidente, inoltre, nell'utilizzo dei social e dagli spazi offerti dal web, deep e dark, come piattaforme per realizzare commerci illeciti.

Una 'ndrangheta che anticipa la modernità come evidenziano le parole di un boss pentito, Luigi Bonaventura, che ha dichiarato ad un giornalista: "Quando stavo dall´altra parte, cercavo di circondarmi dei maggiori esperti di informatica...E per fare il boss di 'ndrangheta, non basta saper sparare. Bisogna prima di tutto "saper pensare" e stare un passo avanti agli altri...la 'ndrangheta  punta sempre un gettone sulle nuove tecnologie".

Latitanti e sequestro beni

Rocco Morabito e Francesco Pelle sono considerati i latitanti più pericolosi: pochi ancora i beni sequestrati ancora insufficienti

Attualmente si registrano 498 latitanti per associazione a delinquere di stampo mafioso. 134 sono i latitanti di 'ndrangheta di cui 55 ricercati in ambito internazionale, colpiti da provvedimenti di cattura internazionale (red notice o mandato di arresto europeo) o comunque presenti negli elenchi del "Programma speciale di ricerca", selezionati dal Gruppo integrato interforze ricerca latitanti (GIIRL) della Direzione centrale della polizia criminale.

Rocco Morabito e Francesco Pelle sono i più pericolosi. Oltre al reato associativo di stampo mafioso, le condanne più gravi che devono scontare riguardano omicidi, sequestri di persona a scopo estorsivo, traffici internazionale di sostanze stupefacenti, da un minimo di 15 anni all´ergastolo.

La scarsa conoscenza di questo fenomeno criminale, ha fatto sì che, degli oltre 62 miliardi sequestrati dalle forze di polizia italiane alla criminalità organizzata negli ultimi 10 anni, solo il 21% (quasi 13 miliardi) appartenevano alla 'ndrangheta e solo poco più di un miliardo sono frutto di operazioni realizzate all'estero. Va, dunque, potenziata quell´accelerazione comunque registrata negli ultimi due anni (2018/2019) con operazioni che sono il frutto di un lavoro investigativo degli anni precedenti, con 136 beni sequestrati alla 'ndrangheta (55 aziende, 8 beni immobili e 73 beni immobili, come autovetture o gioielli).

Video popolari

L'Interpol sferra da Reggio Calabria l'attacco globale alla 'ndrangheta | VIDEO

ReggioToday è in caricamento