rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Corte d'Appello

Processo Miramare, depositate le motivazioni: "Tornaconto personale di Falcomatà"

A quattro mesi dalla sentenza ecco le 52 pagine scritte dai giudici d'Appello

Cinquantadue pagine di motivazioni della sentenza d'Appello per il processo Miramare che ha condannato per abuso d'ufficio il sindaco Giuseppe Falcomatà, confermando di fatto la sentenza di primo grado, seppur riformando la condanna: da un anno e quattro mesi ad un anno. Sei mesi di pena invece inflitti agli assessori, all'imprenditore Zagarella e ai manager.

Adesso, dopo quattro mesi dalla sentenza in Corte d'Appello, l'8 novembre 2022, ecco che i giudici hanno depositato le motivazioni prendendosi più dei novanta giorni per il deposito, avendo ottenuto una proroga di altri trenta giorni per "La complessità del procedimento e le incombenze del ruolo derivanti dalla gestione di diversi
processi di competenza distrettuale". 

Così ecco che, in data 8 marzo, sono state depositate le motivazioni, a firma della dottoressa Lucia Monaco, emerge chiaramente l'interesse personale di Falcomatà: "Appare evidente /'interesse personale del Falcomatà al risultato della procedura relativa all’affidamento dei locali della prestigiosa struttura del Miramare in favore dell’amico Zagarella (assecondando le attitudini di questi da tutti riconosciuti nell’organizzazione di serate ed eventi musicali) e ciò in quanto tale situazione se per un verso si traduceva in un immediato vantaggio economico per quest’ultimo (in danno di altri soggetti esclusi dalla procedura) per l’altro era suscettibile di volgere un tornaconto personale in favore dello stesso Falcomatà, quello di assicurarsi la propria base elettorale ed analogo appoggio politico alle successive tornate elettorali, oltre che un modo di ingraziarsi l’amico dimostrandogli riconoscenza, ricambiando il suo continuo sostegno e la sua incondizionata disponibilità".

"Per il Tribunale - si legge ancora nelle motivazioni - non vi è alcun dubbio che il reato si sia consumato e non si sia arrestato alla fase del tentativo. Passando all’esame della vicenda di causa, non v’è dubbio che con la delibera in esame la giunta comunale di fatto ha disposto l’affidamento dei servizi e dei locali del Miramare al di fuori del perimetro normativo sopra delineato eludendo la procedura ad evidenza pubblica e la valutazione comparativa di specifici progetti prevista per una maggiore garanzia del servizio di valorizzazione dell’immobile di interesse culturale".

I messaggi Whatsapp

"Invero che il Falcomatà fosse il vero regista della vicenda di causa lo si evince - scrivono i giudici - dall’inequivoco tenore dei richiamati messaggi contenuti nella chat whatsapp di Giunta in prossimità della seduta del 16 luglio 2015 che documentano in modo pregnante l’interesse personale dell’imputato all’esito della pratica “Miramare”, chiaramente percepito dagli assessori come “un sub desiderio ” da assecondare.

L’assessore Marcianò nella conversazione del 27 luglio 2015 con il collega Neri, afferma di essere stata persino zittita dal sindaco solo per aver espresso le sue perplessità sulla legittimità della delibera prospettando le possibili conseguenze penali (“gli ho suggerito di stare attenti alla delibera Miramare che è un palese abuso d'ufficio”) scontrandosi con l'irremovibilità del primo cittadino (“ se non sai prenderti le tue responsabilità non dovevi fare l’assessore”)., sfogandosi apertamente con il suo interlocutore ( “fare le cose fuori legge violando palesemente e consapevolmente ogni normativa di settore per favorire i propri compari”); la stessa più tardi con ring. Romano stigmatizzava la ostinazione del Falcomatà (“Il sindaco non vuole sentire ragioni”).

Tali contatti documentano senza possibilità di equivoci le tensioni e le accese discussioni che hanno accompagnato e seguito la trattazione della pratica Miramare prima ancora della riformulazione del testo definitivo, pubblicato solo venti giorni più tardi (5 agosto 2015), evidente frutto di ima soluzione di compromesso nell'intento di tutti di assecondare i desiderata del sindaco. Le richiamate emergenze concorrono senz’altro a dimostrare l’interesse personale perseguito dal Falcomatà con la delibera in oggetto, che ciascun imputato, ognuno nel proprio ruolo, ha concorso a realizzare".

Il ricorso in Cassazione

Adesso ai legali di Giuseppe Falcomatà non resta che ricorrere in Cassazione, il termine ultimo per presentare il ricorso è il 22 aprile. Sulla base della legge Severino, il sindaco Falcomatà è sospeso dalla carica di primo cittadino.  

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Processo Miramare, depositate le motivazioni: "Tornaconto personale di Falcomatà"

ReggioToday è in caricamento