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'Ndrangheta stragista, Graviano: "Io non conoscevo neanche un idraulico calabrese"

Il boss siciliano in tribunale a Reggio Calabria ha risposto alle domande del suo avvocato e di Antonio Ingroia: l'ex pm ora avvocato di parte civile nel processo che ricostruisce i rapporti fra cosa nostra e criminalità calabrese

“Io finché ero fuori non conoscevo nemmeno un idraulico calabrese”. Così Giuseppe Graviano, il boss siciliano imputato nell’ambito del processo “ndrangheta stragista” a Reggio Calabria, ha risposto ad una precisa domanda che le è stata rivolta dal suo legale Giuseppe Aloisio durante il controesame in corso questa mattina a Reggio Calabria. “Io i calabresi, io i Piromalli - ha proseguito Giuseppe Graviano - li ho conosciuti solo in carcere”.

Mai stato in Calabria negli anni novanta

Rimanendo sempre alla confutazione delle dichiarazioni rese durante il procedimento “ndrangheta stragista”, ed in particolare a quelle riferite da Giovanni Drago, Giuseppe Graviano ha detto: “Giovanni Drago - ha detto fra le altre cose il boss siciliano - non mi ha mai accompagnato in Calabria o in provincia di Reggio Calabria nei primi anni novanta”.ù

Marchese killer di 'ndrangheta: "Una bugia"

Sempre sui rapporti fra mafia e 'ndrangheta, Giuseppe Graviano ha messo un punto sui presunti rapporti dei Marchese con i boss calabresi all'epoca della guerra di mafia. "E' una bugia - ha detto il boss siciliano - che Marchese fosse un killer sicialiano assoldato dalla 'ndrangheta di Reggio per uccidere Mico Tripodo. La famiglia Marchese era custode della latitanza di Totò Riina, figuriamoci se uno di loro poteva fare un attentato contro don Mico Tripodo che era compare di Totò Riina".

"Ho la coscienza pulita"

“Io voglio rispondere perché ho la coscienza pulita”. Così il boss mafioso Giuseppe Graviano ha esordito durante l’udienza odierna del processo sulla 'ndrangheta stragista di Reggio Calabria, dove è imputato per l'omicidio di due carabinieri. Il problema, anche in questa udienza, è l'impossibilità del capomafia di Brancaccio di potere ascoltare alcuni file audio di intercettazioni con il boss Umberto Adinolfi. Poi, invece ha annunciato che farà l'esame "riservandosi di rispondere di alcune domande".

"Mai sottratto a domande"

"Non si è mai sottratto a nessuna domanda", ha detto l'avvocato di Graviano, Giuseppe Aloisio. "Martedì scorso - dice Graviano rivolgendosi alla Presidente della Corte d'Assise di Reggio Calabria - mi è stato consegnato solo un dischetto del 26 aprile 2016". Nelle scorse udienze il problema era già stato evidenziato per la mancanza di un lettore cd adeguato. E il Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo è sbottato: "Non possiamo continuare con questo balletto". Si tratta di 32 intercettazioni tra Graviano e Adinfoli. Il legale di Graviano si è in un primo momento rifiutato di condurre l'interrogatorio "se prima il signor Graviano non potrà approfondire alcuni documenti che non gli sono stati consegnati".

Latitanza dorata e tranquilla

Durante la sua testimonianza, nel rispondere alle domande dell'avvocato Aloisio, Giuseppe Graviano ha ricostruito la sua lunga latitanza. Una latitanza tranquilla e dorata, passata insieme al fratello Benedetto e alle rispettive compagne. Un periodo passato fra Viareggio e Venezia, per godere delle feste di Carnevale, o Rimini e la Sardegna nel periodo estivo. "Avebamo spesso ospiti - ha detto Graviano - avevamo sempre buona compagnia e spesso affittavamo anche due ville".

Le capatine ai casinò

Durante il suo periodo di fuga dalle patrie galere Giuseppe Graviano non ha trascurato di fare qualche qualche capatina a Saint Vincente e Sanremo per giocare al casinò ma sempre senza esagerare: "Giocavamo 100 mila lire e basta, al casinò non abbiamo mai perso soldi". Poi, invece ha annunciato che farà l'esame "riservandosi di rispondere di alcune domande". 

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