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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Il boss Graviano contro Spatuzza: "Tutto ciò che ha raccontato non risponde a verità"

Durante l'udienza del processo "Ndrangheta stragista" l'imputato dell'omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo ha ripercorso il suo primo periodo al carcere duro e si è sfogato sul pentito: "Gli ho comprato i libri, l'ho anche raccomandato a scuola"

“Tutto ciò che Gaspare Spatuzza ha raccontato su di me e la mia famiglia non risponde a verità”. Così Giuseppe Graviano, durante l’udienza del processo “‘Ndrangheta stragista” in corso davanti alla Corte d’assise di Reggio Calabria presieduta da Ornella Pastore, ha bollato le dichiarazioni del collaboratore di giustizia siciliano. Il boss di Brancaccio, detenuto presso la casa circondariale di Terni, ha risposto alle domande del suo avvocato Giuseppe Aloisio durante un confronto iniziato in ritardo a causa di un persistente problema all’impianto audio, quesiti tutti volti a confutare le dichiarazioni rilasciate da Spatuzza a carico di Giuseppe Graviano, dei fratelli e della madre.

Le date della carcerazione

“Quanto detto da Spatuzza - ha detto Giuseppe Graviano - non è verosimile perché noi sapevamo che Spatuzza aveva deciso di collaborare già dal 1997 con la giustizia ed io sono stato in carcere con lui al 41 bis, presso il carcere di Tolmezzo, il 9 giugno del 1999, per questo noi avremmo detto a tutti i nostri di non dare confidenza a Spatuzza”.

L'ingresso a Tolmezzo

Il boss del quartiere Brancaccio, poi, ha ricordato il suo ingresso nella casa circondariale di Tolmezzo: la prima struttura carceraria indicata dallo Stato per la restrizione dei boss condannati al regime di carcere duro.“Io sono stato il primo - ha detto Spatuzza - ad entrare nel braccio del 41 bis, era una domenica e sono stato inserito nel gruppo di socialità con Gaspare Spatuzza e Francesco Matrone, mentre mio fratello Filippo era con Molè. Se fosse vero tutto quello che ha riferito su mio fratello ne avrebbe parlato con me nei lunghi anni di detenzione ma così non è stato”.

Il carcere vuoto di sera

Giuseppe Graviano, ancora, ha rimandato al mittente le dichiarazioni del pentito Spatuzza quando lo stesso ha dichiarato di essere stato il tramite fra Filippo Graviano e il fratello Giuseppe.“La sera a Tolmezzo - ha raccontato Spatuzza - non c’era nessuno. Gli agenti andavano a mangiare in un ristorante vicino alla casa circondariale di Tolmezzo ed io e mio fratello potevamo parlare per ore e ore attraverso le finestre delle nostre celle detentive. Allo stesso modo se avessi voluto mandare dei messaggi a mio fratello Filippo avrei potuto farlo attraverso Mariano Agate con il quale, negli anni della nostra carcerazione a Tolmezzo, abbiamo condiviso la presenza a diversi processi”.

Il rapporto epistolare con il frate

La domanda dell’avvocato Giuseppe Aloisio sui rapporti con il cappellano del carcere di Ascoli Piceno, con il quale è ancora vivo un rapporto epistolare così come lo è con il vescovo di Ascoli, ha portato Giuseppe Graviano a sfogarsi su Gaspare Spatuzza. “Gli ho comprato i libri - ha detto - l’ho raccomandato anche a scuola. Quando il cappellano mi ha chiamato e mi voleva parlare di Spatuzza io gli ho detto che di Spatuzza non voglio parlare perché ha riferito cose che io non ho fatto”.

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