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Reggio è morta

Dal Comune e Falcomatà nessuna replica al corteo popolare

Ma il sindaco sospeso posta sul Facebook un'iniziativa per Italo scrivendo che "l'amore vince sull'odio, sempre"

Il giorno dopo la manifestazione popolare che dalla piazza ha chiesto le dimissioni di Giuseppe Falcomatà e la sua giunta, sulla città splende il sole e da palazzo San Giorgio e dintorni tutto tace. Il sindaco sospeso, convitato di pietra del corteo, il cui nome è stato urlato nei cori dei partecipanti e scritto a caratteri cubitali negli striscioni, non replica ma, su Facebook, stamattina pubblica un post che somiglia a una risposta indiretta. E inizia così: "L'amore vince sull'odio, sempre". Falcomatà non commenta niente sul malcontento dei reggini (di centrodestra sì, ma non solo) ma per ribadire il proprio legame con Reggio si affida al ricordo di Italo, annunciando la presentazione del libro "Caro professore", da lui curato e che raccoglie i racconti dei cittadini negli anni della straordinaria esperienza amministrativa del padre, sindaco che fu punto di riferimento, alleato e davvero in senso letterale primo cittadino di Reggio e concittadino della gente. "Questo libro - spiega Giuseppe Falcomatà nel post - nasce dalla volontà di restituire nuova vita a ciò che l'odio ha provato a distruggere. E l'unico modo per farlo era attraverso l'amore. L'amore dei reggini verso la loro città. In queste pagine troverete un tempo che forse non esiste più ma anche tante storie di straordinaria attualità; troveremo un amico, una compagna di scuola, un collega. Troveremo noi stessi, soprattutto". Il volume realizzato all'interno delle celebrazioni per il ventennale della Fondazione Falcomatà, sarà presentato il 9 dicembre a Palazzo Alvaro e contestualmente sarà inaugurata una mostra delle lettere e i disegni che i reggini avevano indirizzato al loro amatissimo sindaco. Giuseppe Falcomatà conclude il post con un "buona domenica, Reggio", senza lasciare margini a polemiche - inappropriate e che nessuno mai potrebbe sollevare nel contesto di un ricordo di Italo.

Il tempo e la sede per la replica al corteo organizzato dal comitato SalviAmo Reggio saranno altri. O forse non arriveranno mai, poiché l'iniziativa in piazza nasce proprio come extrema ratio dopo che, all'indomani della condanna in appello per il processo Miramare, il sindaco sospeso aveva chiaramente ribadito di non avere intenzione di dimettersi, invitando anzi i reggini a "resistere" (fino alla prescrizione del reato o a novità sulla legge Severino?). Una posizione che vede allineata la maggioranza di centrosinistra in Comune, i cui componenti, in modo compatto, non hanno mai rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla sentenza, respingendo ogni ipotesi di dimissioni con l'indiretto reminder del programma del Falcomatà bis, presentando a raffica progetti e lavori in corso. 

Insomma, sul fronte comunale il silenzio è profondo e al momento il nutrito gruppo di manifestanti, che comunque contavano qualche centinaio (700 secondo il comitato) sono stati ignorati. A intervenire nel dibattito sul malcontento della città, scoperchiato in modo volutamente eclatante dal corteo, sono soltanto coloro che approvano l'iniziativa. 

Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea, fa le sue considerazione in una nota. Con una premessa: "Non ho partecipato alla manifestazione di piazza del 4 dicembre non perché non ne condividessi lo spirito ma per un motivo che, apparentemente banale, per una persona di cultura non lo è. Si è sempre tentato di dare un peso alle parole e rispettarle per quello che sono o meglio che dovrebbero essere: dei segni, simboli di un’idea o di un progetto o di un modo di pensare. Lo slogan Reggio è morta - continua Vitale - è senza significato: se vi è un qualcosa di definitivo e non modificabile è la morte, quindi, se Reggio è morta non ha senso lottare per un qualcosa che non c’è più. Questa proposizione sarà pure un’ovvietà che non tiene conto della presa sul pubblico di uno slogan forte, ma qualcosa di forte dev’essere per forza illogico? Si sarebbe potuto dire che Reggio è moribonda, quindi dare una speranza di rinascita una volta che la città sia uscita dal tunnel del degrado".

Detto questo, per Vitale la manifestazione è riuscita e "non se ne può che essere sinceramente contenti perché ne escono mortificati i nostri amministratori, sia di maggioranza che di opposizione, e soprattutto i loro epigoni". Vitale fa anche un appunto sulla tradizionale querelle di ogni corteo, quella attorno ai numeri accertati, presunti, millantati e smentiti. Anche stavolta infatti da una parte e dall'altra della barricata è stata battaglia di cifre ufficiose: "Su Facebook - scrive Vitale - qualcuno ha dedicato molta passione alla titanica impesa di contare i partecipanti uno per uno fino ad arrivare al numero di 74. Non so come li abbia contati perché già a un’occhiata superficiale delle foto sembravano molti di più e, alla fine, il loro numero era sul mezzo migliaio: ottimo risultato per gli organizzatori, tenendo conto del tempo instabile e del demotivante rinvio. Ma non è questo il punto. Il fatto significante è che la manifestazione ci sia stata e sia stata partecipata. Un forte segnale".

Dal Comitato SalviAmo Reggio è giunto un ringraziamento a tutti i partecipanti commentando così l'iniziativa: "Sono oltre vent’anni che non si vedeva una manifestazione di popolo così partecipata. Reggio ha parlato chiaro: ve ne dovete andare".

Soddisfatto anche il consigliere di opposizione Massimo Ripepi. che su Facebook spiega: "Lontano per impegni presi da tempo, non ho potuto partecipare al corteo. Tuttavia ero a Reggio con il cuore e con la presenza della mia famiglia e di tutti coloro che hanno dato seguito al mio invito a prendere parte all'evento. Vedere tanti cittadini sotto la pioggia manifestare è stata una grande gioia. Andiamo avanti senza mai perdere la speranza".

Ma l'ex assessore Giuseppe Agliano, che invece ieri ha sfilato sul corso (ma tutti gli esponenti politici lo hanno fatto come comuni cittadini, è stato sottolineato), con senso critico scrive sul social: " E ora??... Ci siamo fatti la nostra bella e partecipata manifestazione... Adesso aspettiamo di capire (e di vedere) cosa di concreto si intende fare per mandarli veramente a casa. Perché lo sanno anche le pietre che abbiamo calpestato ieri sera, che solo una passeggiata "spontanea" sul corso non basta". E sanno soprattutto che non saranno spontanee le attese dimissioni chieste ieri a gran voce. Se anche l'inscenato malcontento popolare non sortirà effetto, il centrodestra dovrà capire quali azioni ora mettere in campo per raggiungere l'obiettivo. 

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