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Venerdì, 19 Aprile 2024
I nomi

Ecco da chi era composta la cellula che favoriva l'immigrazione clandestina

Dall'intercettazioni dell'operazione "Parepidemos" emergono i nomi delle persone arrestate e le preoccupazioni delle persone arrestate e quelle dei familiari dei migranti durante gli spostamenti lontano dall'Italia

Mohammad Younos Yawar, 43 anni; Mohammad Salim Ghafouri, 53 anni; Mohammad Javid Attae, 42 anni e Narbhai Ahmadi, 33 anni, sono loro i quattro afghani arrestati, all'alba di oggi, dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria nell'ambito dell'operazione Paremidemos.

I quattro adesso dovranno difendersi dalle accuse di favoreggiamento pluriaggravato dell’immigrazione clandestina e di esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria.

Per il gip del tribunale di Reggio Calabria, Vincenzo Quaranta, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere notificata dai carabinieri del Reparto operativo del comando provinciale, guidati dal colonnello Massimiliano Galasso, i quattro afghani tratti in arresto facevano parte di una cellula che si occupata di ricollocare i migranti approdati in Italia in tutta Europa.

Viaggi della speranza, questa volta via terra, da Bova Marina ad Hanau, che costavano 1500 euro e venivano compiuti a bordo di un furgone Mercedes con targa francese che faceva la spola dalla Calabria alla Germania, passando per la Francia. 

A mettere i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria sulla strada giusta è stata la segnalazione di un cittadino di Bova Marina che, nel 2020, notando dei movimenti sospetti nei pressi della struttura che era stata adibita all'accoglienza dei migranti tratti in salvo sulle coste reggine non aveva esitato a segnalare il tutto al 112. 

I movimenti del furgono Mercedes, con i vetri oscurati da pesanti coperte ed un piano unico per lo spostamento di decine di migranti ad ogni viaggio, sono stati tracciati dai carabinieri attraverso dei sistemi gps che, di volta in volta, hanno registrato gli spostamenti del mezzo e del carico di esseri umani che aveva a bordo. 

Naturalmente, anche in questa indagine sono state fondamentali le intercettazioni registrate dai carabinieri del comando provinciale che hanno lavorato a stretto rapporto con i colleghi delle stazioni distribuite sul territorio regionale e nazionale. 

Intercettazioni dalle quali emergerebbero, fra le altre cose, le preoccupazioni dei componenti della cellula disgregata dall'Arma nei confronti dei controlli delle forze dell'ordine. "Gli ho detto - dice al telefono uno degli afghani indagati - che appena passano la frontiera mi devono mandare la posizione e non devono farsi beccare dalla polizia altrimenti ci faranno un'altra denuncia come è successo qua. Così io li accompagno ad una città di Francia".

Allo stesso arrivavano le implorazioni dei parenti dei clandestini che volevano non avere problemi durante il viaggio dall'Italia verso il resto dell'Europa. "Tu non ti preoccupare per i tuoi soldi, se li fai accompagnare da Salim ti darà lui i soldi e se li fai arrivare in Germania te li do io. Non ti preoccupare davvero. Basta che aiuti questi bambini innocenti".

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