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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Doppie fatture all'Asp, sequestro da 4 milioni di euro a un noto studio radiologico di Siderno

La truffa scoperta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Reggio Calabria. Tredici gli indagati, tra imprenditori e funzionari pubblici

Doppie fatture presentate all'Azienda sanitaria provinciale reggina da un noto studio radiologico privato di Siderno. Alla clinica, che opera nel settore delle prestazioni diagnostiche, Tac, Rmn, Rx, ai pazienti in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, sequestrati beni per oltre 4 milioni di euro.

Il provvedimento richiesto dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal sostituto procuratore della Repubblica Marika Mastrapasqua è scaturito dalle indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Reggio Calabria.

I militari, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri, hanno effettuato il sequestro di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore complessivo di 4.020.225,75 euro, disposto dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti del rappresentante legale della clinica privata, denunciato per falso ideologico e truffa aggravata ai danni dello Stato. Lo stesso avviso è stato notificato anche ad altre 12 persone,

Le indagini

Le indagini si sono concentrate sul dettagliato esame di un accordo transattivo concluso nel 2015 tra l’ente pubblico ed il privato fornitore, con il quale è stato disposto il pagamento, a tale ultimo, della complessiva somma di € 7.974.219,16 (di cui € 5.822.024,33 per sorte capitale, € 2.054.056,57 per interessi di mora, nonché € 98.138,26 per spese legali, contributi unificati e spese di registrazione) per crediti pregressi, presuntivamente vantati dallo stesso, poiché non ancora riscossi.

A fronte di tale credito venivano esibite dalla parte numerose fatture, asseritamente non pagate, per ciascuna delle quali i militari effettuavano i dovuti riscontri. i baschi verdi, in particolare, procedevano ad una dettagliata analisi di tutti i richiamati documenti contabili verificando, sulla base della documentazione acquisita sia presso i competenti uffici dell’Asp che presso il privato imprenditore, se gli stessi documenti fossero stati esibiti in altre procedure di pagamento. Veniva così accertato che quota parte del credito attestato nel richiamato atto transattivo del 2015, e di cui veniva richiesto il pagamento, in realtà era già in precedenza stato: ceduto a società di factoring mediante 31 contratti (tra atti pubblici e scritture private) siglati nel periodo 2005/2015; reclamato con numerosi decreti ingiuntivi presentati contro l’ASP reggina dalla clinica privata innanzi al tribunale di Reggio Calabria a partire dal 2004, ed era stato fatto oggetto di diverse sentenze di condanna al pagamento emesse tra il 2013 e il 2014 dalla stessa autorità giudiziaria.

"A termine di oltre due anni di dettagliati accertamenti contabili, - si legge in una nota del Comando provinciale - i finanzieri hanno accertato il doppio pagamento effettuato dall’Ente sanitario a favore della società, delle medesime, identiche fatture già liquidate in precedenza, per un ammontare complessivamente pari a circa 4 milioni di euro, di cui quasi 3 milioni di euro di sorte capitale, cui si aggiunge un ulteriore milione di euro a titolo di interessi. Crediti questi che, sebbene già estinti in quanto riscossi nel corso del tempo (come detto tramite il meccanismo della cessione degli stessi a diverse società di “factoring” o la riscossione mediante procedure esecutive) sono stati, viceversa, utilizzati di nuovo dallo studio radiologico per ottenerne, per la seconda volta, il relativo pagamento".

La truffa

Truffa resa possibile chiariscono ancora le giamme gialle "attraverso una serie di false dichiarazioni prodotte dal rappresentante legale dello studio privato all’atto della stipula, alla fine di febbraio 2015, della transazione da otto milioni di euro, il quale attestava di non aver mai ricevuto le somme, neanche parzialmente, portate dai procedimenti oggetto di transazione; precisava che le stesse, inoltre non sono mai state oggetto né di cessioni di credito né di assegnazione presso istituti di credito. Tutto ciò in completa assenza dei dovuti controlli e riscontri contabili aziendali da parte dell’Ente pubblico".

Gli indagati

Tra gli indagati figurano anche il referente dell’Advisor contabile (società incaricata dal 2009 della ricognizione dei debiti pregressi del comparto sanitario calabrese), i funzionari Asp componenti del gruppo di lavoro appositamente costituito per la gestione dei ritardi nei pagamenti dei debiti ASP fino al 2012, nonché i responsabili protempore dei competenti Uffici dell’Asp, i quali hanno: omesso di esercitare i controlli di competenza degli uffici cui erano preposti e di rilevare che le somme oggetto della suddetta transazione erano in realtà già state incassate in precedenza all’esito di procedure esecutive definitive;  posto in essere atti diretti in modo non equivoco,  inducendo in errore il direttore generale protempore dell’Asp circa la fondatezza del credito vantato nei confronti dell’Ente Pubblico dall’istituto privato, a commettere il reato di truffa, che ha procurato a quest’ultimo l’ingiusto profitto e relativo danno per l’Asp di Reggio Calabria.

Il gip del Tribunale di Reggio Calabria ha quindi disposto il sequestro preventivo, in via diretta o per equivalente, della somma complessiva di € 4.020.225,75, pari all’ingiusto profitto conseguito in seguito alla truffa. "Il risultato in esame - si legge ancora nella nota del Comando provinciale - segue quello ottenuto nel giugno del 2018, quando gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, sempre coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno eseguito una Ordinanza su richiesta di applicazione di misura cautelare personale nei confronti di 7 persone e un sequestro preventivo di beni per circa 12 milioni di euro in relazione alle condotte di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, all’autoriciclaggio ed all’omesso versamento di ritenute contestate ai responsabili, a vario titolo, del dissesto della casa di cura Villa Aurora, nota clinica reggina.

Anche in quell’occasione erano stati approfonditi i rapporti commerciali tra la società privata e l’A.S.P. di Reggio Calabria, accertando l’avvenuto doppio pagamento da parte dell’ente pubblico, per 6 milioni di euro, di crediti vantati dalla clinica nei confronti dell’Azienda sanitaria provinciale, risultati riscossi in via ordinaria e, una seconda volta, a seguito delle procedure esecutive azionate sugli stessi. Il servizio in corso di esecuzione dà prova della costante attenzione che la Procura della Repubblica di Reggio Calabria e la guardia di finanza rivolgono al delicato settore della spesa pubblica e, in particolar modo, della spesa sanitaria che vede coinvolta la locale Azienda sanitaria provinciale".


 

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