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"Poche associazioni contro il rifacimento di piazza De Nava? Vero il contrario"

Fondazione Mediterranea e Comitato civico tornano a dimostrare come il progetto incontra l'opposizione della maggior parte dei cittadini

E' ormai un continuo botta e risposta tra favorevoli e contrari al rifacimento di piazza De Nava, appena iniziato con l'avvio del cantiere antistante il museo archeologico. A Fondazione Mediterranea e comitato civico per la tutela e il restauro conservativo di piazza De Nava non è piaciuto il riferimento in alcuni interventi del dibattito (ovviamente di parere opposto riguardo al progetto) alla scarsa consistenza del fronte di opposizione. E adesso replicano "con dati e fatti certi", dimostrando il contrario. Ovvero: "Di tutte le strutture associative cittadine, piccole e grandi, solo due sono favorevoli alla distruzione della piazza".

Si legge in una nota di Vincenzo Vitale, presidente di Fondazione Mediterranea e portavoce del comitato civico: "Un primo dato, il più importante, relativo alla battaglia etica ed estetica contro la distruzione di una porzione dell’identità storico-urbanistica della città, attiene all’adesione alle idee del Comitato da parte delle associazioni. Queste le possiamo suddividere in due gruppi: il primo è costituito da organismi locali di strutture a base nazionale o internazionale oltre che da istituti scientifici professionali; il secondo dall’ampia coorte di associazioni locali".

La nota continua spiegando che "tra le strutture del primo gruppo, solo una, il Tci, si è espressa a favore della demolizione di piazza De Nava; tutte le altre (tra cui il Fai, Legambiente, Italia Nostra, istituti di Urbanistica e di Territorialisti, eccetera), con diverse sfumature hanno espresso la loro contrarietà al progetto della Soprintendenza". Un discorso a parte meritano i club service, la cui presidenza cambia ogni anno e che pertanto, per ovvi motivi, non possiamo annoverare tra i contrari al progetto né tra i favorevoli. Unica eccezione è rappresentata dall’associazione di club service “Città Metropolitana” e dal Comitato interdistrettuale per l’area dello Stretto, la cui presidenza non è cambiata, e che "pertanto possiamo citare tra le strutture contrarie alla demolizione della piazza".

Venendo alle associazioni locali, da Comitato e Fondazione ricordano che "alcune delle quali pur contrarie non si sono volute esprimere formalmente in osservanza a una politica di basso profilo a nostro avviso eticamente inaccettabile, solo una si è espressa a favore della demolizione, Reggio Bene Comune".

Dunque, secondo gli scriventi "è una falsità affermare, come dichiarato anche dal sindaco facente funzioni, che il fronte contrario sia inconsistente sol perché non si è fatta una manifestazione di piazza: non è nello stile della Fondazione né in quello del Comitato fare piazzate; piuttosto, ritenendo di interloquire con persone oneste e razionali, si preferisce il ragionamento su dati e fatti certi alle manifestazioni appariscenti".

Anche per quanto riguarda i social media, che rappresentano un termometro importante del sentire pubblico, "i dati in nostro possesso non sono aggiornati ma risalgono allo scorso anno: oltre il 90 per cento dei pareri espressi sui social erano critici sul progetto della Soprintendenza, nonostante la creazione di falsi profili che inquinavano il dibattito (si è valutata la possibilità di porgere denuncia alla polizia postale ma poi abbiamo lasciato perdere essendo riusciti a bloccarli)".

Un discorso a parte, continuano, merita la considerazione che delle dieci associazioni ammesse alla Conferenza dei servizi, solo 4 si siano dimostrate contrarie: "Considerando che alcune strutture partecipanti sono state avvisate per tempo e che non vi è stata una doverosa evidenza pubblica (nel caso della Fondazione si è saputo solo casualmente della Conferenza di Servizi); e che alcune erano associazioni professionali, quindi in palese conflitto di interessi; e che, ancora, i club service non possono essere tenuti in considerazione per le motivazioni prima espresse; va da se che le uniche veramente rappresentative erano proprio le 4 che, casualmente venute a conoscenza della Conferenza dei Servizi, vi hanno partecipato e si sono opposte. Non è certamente così, cripticamente e a invito, che si applicano le norme di trasparenza pubblica del momento decisionale, specie se si tratta di stravolgere l’assetto urbanistico del centro della città".

Prosegue la nota: "Dopo che la città non è stata coinvolta nelle decisioni, ora si tenta di delegittimare il suo malcontento sol perché questo non si manifesta in maniera chiassosa ma solo in forma educata e rispettosa delle dinamiche democratiche. Questi signori, burocrati dalle 'carte a posto' e politici interessati alla poltrona, dovrebbero forse essere presi a ceffoni per fargli capire che hanno offeso la città con il loro comportamento contrario all’estetica urbanistica e all’etica politica?".

Conclude Vitale: "La gente per bene, quella che oggi si oppone alla demolizione della storia cittadina e della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi, non è solita prendere a ceffoni chi la pensa in modo diverso ma cerca di far sentire la propria voce con mezzi civili ed educati. Ma è proprio questo che i burocrati dalle carte a posto e i politici di basso conio non riescono o non vogliono capire"

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