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Cronaca

"Piazza De Nava, il rapporto tra memoria e sguardo contemporaneo": la riflessione del Circolo Zavattini

Il Circolo del cinema interviene sulle proposte che riguardano il futuro della piazza, "uno dei temi che occupano grande spazio nel dibattito cittadino, che sarà trattato nei prossimi giorni in Conferenza dei Servizi"

Il Circolo del Cinema Cesare Zavattini opera dal 1992 nell’ambito dell’associazionismo culturale sul territorio reggino, proponendosi da sempre di stimolare la riflessione e il confronto sui temi più svariati. Non è un caso dunque che fra le pagine più belle della storia del Circolo vi siano incontri dedicati alle tematiche più strettamente legate alla nostra città, ai suoi spazi, alle strutture pubbliche, alla possibilità di crescere tutti insieme attraverso iniziative di respiro anche internazionale.

"È per questa vocazione, da tutti noi e dai nostri soci fortemente sentita, che oggi - si legge in una nota - riteniamo doveroso intervenire sulle proposte che riguardano il futuro di Piazza De Nava, uno dei temi che occupano grande spazio nel dibattito cittadino, che sarà trattato nei prossimi giorni in Conferenza dei Servizi". 

Secondo il circolo reggino: "Assai più che una discussione sul maggiore o minore gradimento per il progetto di trasformazione proposto dal Segretariato regionale Mibact per la Calabria e dall’Amministrazione cittadina, questa circostanza ci appare l’occasione per riflettere sull’idea che abbiamo della nostra città, sul valore che assegniamo agli spazi che ne costruiscono l’identità e al legame che noi cittadini abbiamo costruito con essi. Una riflessione sul futuro, a questo tutta Reggio Calabria è chiamata, e noi per primi non vogliamo sottrarci.

Traiamo spunto da una delle ultime emozioni vissute collettivamente in una sala cinematografica, nel novembre 2019, “Visages Villages”, testamento poetico della grande Agnés Varda dedicato all’inscindibile legame tra gli uomini e i luoghi. Le immagini che scorrevano sul piano dello schermo avevano la forza di rappresentare quell’ulteriore dimensione di cui tutti abbiamo la percezione, che si somma alle coordinate della spazialità e ne modifica il senso, ne espande il valore: la memoria. Che è individuale, ma è al tempo stesso parte di un’esperienza collettiva, che è al fondo di ogni comunità e che, anche nelle sue sgradevolezze, è un patrimonio da conservare.

In questi anni molti spazi comuni sono stati trasformati: molte piazze che ospitavano baracche e abusi, divenute nel tempo impropri depositi di immondizia e rottami sopraffatti dalla vegetazione spontanea, sono state pavimentate e riqualificate. Sono stati sanati degli sconci, si sono resi fruibili dalla collettività dei luoghi senza purtroppo, dobbiamo osservarlo, creare bellezza: un pavimento, qualche aiuola, qualche panchina. Luoghi senza storia, sottratti al degrado hanno cominciato a far parte della vita della comunità. Con qualche riserva sulle scelte progettuali, lo consideriamo comunque un passo avanti.

Ma questo racconto non vale per Piazza De Nava. Come in tanti hanno osservato prima di noi, pur condividendone l’idea di pedonalizzazione, la Piazza, da recuperare da un evidente stato di degrado, denuncia ancora un’identità, un legame con il passato che appartiene a noi reggini ed è testimonianza di una memoria condivisa". 

E ancora afferma il Circolo "ci si propone oggi di cambiare tutto, per gratificare l’occhio e la fruizione del turista, si dice, là dove egli porge omaggio alla Storia di cui siamo orgogliosi. E per farlo gli offriamo uno spazio senza storia, rinunciamo alla nostra memoria, ci priviamo di ogni punto di riferimento temporale e affettivo, da bravi padroni di casa arrediamo il salotto pensando al suo comfort, sperando che parli bene di noi agli amici. Senonché questo salotto assomiglia a quelli che può osservare in tanti posti del mondo. Il rendering che ci è stato proposto è bello, tutto è ordinato, equilibrato, ben composto, gli alberi hanno chiome fluenti, c’è pure la statua, giusto per dire che il nome della piazza conserva il suo senso.

Vuoi mettere con quell’obbrobrio deturpato dalla non cura di anni? Ma, facciamoci caso, la riconoscibilità del luogo nasce dal contorno, dai palazzi che abbiamo visto migliaia di volte, che sono lo sfondo dei nostri ricordi. Mutiamo, con semplice artificio informatico, quel contorno e ci domanderemo dove abbiamo visto quella piazza? In quale dei nostri viaggi, in quale immagine diffusa sui social?

Non vogliamo questo, non vogliamo privarci del bagaglio talvolta doloroso, talvolta lieto dei nostri ricordi, non crediamo che cancellarli sia la sola strada per ottenere, finalmente (!), cura e pulizia. Siamo convinti che la bellezza si possa proporre solo trovando il giusto rapporto tra memoria e sguardo contemporaneo, il giusto equilibrio tra conservazione e modernità".

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