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Il restyling del Lido e lo studio La Face Ziparo: la testimonianza di Praticò

Per il giornalista reggino serve una nuova azione che sia insieme di controllo e di sostegno dell’operato tra il Comune e la Soprintendenza

Dopo la notizia della riapertura del Lido comunale ecco che arrivano da parte degli amanti dello stabilimento le considerazioni su quanto sta accadendo. Filippo Praticò, noto giornalista reggino e frequentatore abituale della storica struttura, fino a quando era accessibile, ha preso carta e penna per farci giungere una ricostruzione storica di quanto avvenuto fin qui. Scrive Praticò:

Maxxi,Disegno di progetto-Lido RC-2"E’ un gesto politico preciso e forte quello attuato sabato mattina 10 luglio, dal vicesindaco di Reggio Calabria Tonino Perna, di riaprire il Lido Comunale “Zerbi” e di affidare la gestione dei servizi di balneazione alla Cooperativa Reggio Sporting Village. La stessa cooperativa esclusa alcuni giorni prima per insufficienza di requisiti, dal responsabile di procedimento dirigente Loredana Pace che il 29 giugno passato ha dichiarato concluse le procedure di valutazione delle proposte dei partecipanti alla manifestazione d’interesse per la gestione dei servizi del Lido, formalizzandole in una lettera protocollata e pubblicata sul sito web del Comune, sulla quale scrive a chiare lettere è “gara infruttuosa”. Ovviamente se ne saprà di più nei prossimi giorni.

Il vice sindaco Perna aveva annunciato quanto effettivamente dichiarato nel comunicato del 10 luglio: il Comune di Reggio procederà a realizzare “il progetto di rigenerazione complessivo di tutta la struttura, secondo gli intendimenti già condivisi con la Soprintendenza ai beni artistici e monumentali”.  Ma nelle parole del vicesindaco Perna aleggia un mistero che agita la città di Reggio Calabria almeno dal 1970, con la conclusione della prima ristrutturazione del Lido costruito nel 1920 ad iniziativa del sindaco ammiraglio Genoese Zerbi. Un restyling realizzato in parte dallo Studio tecnico “La Face Ziparo” di Reggio Calabria che per le ristrettezze economiche in cui versava il Comune in quegli anni, potè costruire solo alcune delle diverse opere ideate dal celebre ingegnere Pier Luigi Nervi, a loro volta opere ancora oggi rimaste incomplete che costituiscono così la base di un melanconico dilemma. 

Insomma, la domanda è: il Lido “Zerbi” di Reggio Calabria è un ordinario stabilimento balneare come lo descrive nei documenti ufficiali il dirigente del settore turismo del Comune Loredana Pace, del quale nella manifestazione d’interesse ne ha proposto la semplice gestione di “spazi e dei servizi relativi”? 

Oppure, è un‘opera di grande valore architettonico e artistico sia per Reggio che per l’Italia intera, perché così è stata pensata negli anni Sessanta dietro preciso incarico dell’amministrazione comunale, dall’ingegnere Pier Luigi Nervi e dal suo studio di ingegneria? Perché non si vuole prendere atto che lo stabilimento balneare progettato da Nervi – e realizzato concretamente dallo studio reggino “La Face-Ziparo” - è composto da una Rotonda o Ristorante sopraelevato.

Da una Promenade o passeggiata pedonale fino al Lungomare, ricavata dal tetto di centinaia di cabine in cemento armato, un tetto-terrazza con caffè e giardini. Infine, una doppia Piazza pedonale una accanto alla Torre, e una sotto, circondata da portici, davanti cui si affaccia un Centro Commerciale che è stato previsto potesse funzionare tutto l’anno, 14 diversi piccoli negozi che il Comune avrebbe potuto fittare per ospitare un’edicola, salone bellezza e barberia, di vendita di souvenir e prodotti di artigianato locale, costumi e sandali per il mare?

Opere costruttivamente rimaste incomplete perché doveva essere il Comune di Reggio, successivamente al 1970, a mettere sicure ringhiere e dislocare fioriere e sedili lungo la Promenade, e ad assegnare i 14 box ai commercianti che ne avrebbero potuto fare richiesta. 

Eppure in città resistono ancora settori di uomini politici e di professionisti che negano che l’opera esistente si fondi su un’idea di primo “WaterFront” “modernamente inteso”. Sono settori di destra e di sinistra politica che la giudicano un ecomostro da abbattere, per ospitare infinite cabine in materiale plastico, e sdraio e ombrelloni a pagamento. E da qui la profonda cautela di tanti amministratori comunali di accostare il Lido Zerbi alla Torre e alla Promenade Nervi!

Allora, il dilemma: i reggini vogliono conservare la memoria del Lido quale opera architettonica e urbanistica ideata dal “poeta del cemento armato” PierLuigi Nervi,  e quindi, agire per potenziarne il valore e migliorarne la fruizione? Oppure, i reggini vogliono cancellare per sempre una struttura caduta in profondo degrado, e così recuperare spazi e aree da dedicare ad un imprecisato uso commerciale?

Ma dal 2008 e dal 2009 in poi, queste azioni di negazionismo, non possono avere più spazio, perché è un periodo questo, che unisce la città di Reggio Calabria ad un movimento che ha interessato tante altre città italiane, nel riscoprire e anche nel conoscere per la prima volta quante opere abbiano realizzato dal 1920 al 1979, Pier Luigi Nervi ed i figli Antonio e Mario, ed un nutrito gruppo di progettisti in Italia e all’estero. 

Intanto, nonostante Pier Luigi Nervi fosse deceduto agli inizi del gennaio 1979, seguito pochi mesi dopo dalla scomparsa dei figli, risale al 2004 circa, l’avvio del riordino e la catalogazione  dell’immensa mole di fascicoli, planimetrie, disegni, schizzi, fotografie, relazioni, custoditi nello Studio Nervi di Roma. Una parte del materiale, nel 2010, è stato donato alla Biblioteca di Scienze Tecnologiche di Firenze; altri documenti sono conservati presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università degli Studi di Parma; ed altra ampia documentazione è distribuita tra la Fondazione Nervi di Parma, e nella sezione Architettura del Museo nazionale delle arti del XXI secolo, il Maxxi di Roma.

E tra i documenti che compongono un’edizione speciale del 2012, del “Quaderno dell’Università di Parma” dedicato alle opere di Nervi, due dei 200 e passa punti trattati sono lo “studio storico sistematico sull’architettura contemporanea” e il ruolo dell’ingegnere Pier Luigi Nervi, condotto dal docente di architettura Giuseppe Arcidiacono, cui straordinarie anticipazioni sono state le relazioni trattate a Reggio Calabria tra il settembre 2008 e marzo 2009, nel corso di due convegni organizzati dalla “Associazione Amici del Lido e della Torre Nervi”, guidata dal primario medico Vittorio Marcianò, scomparso alcuni fa, e dal primario oculista Antonio Foti. Eloquente testimonianza è l’agile volumetto di raccolta degli Atti del Convegno del 9 marzo 2009 dove sono riprodotte le relazioni svolte da docenti universitari e gli interventi dell’assessore comunale al turismo e del sindaco dell’epoca, Enzo Sidari e Giuseppe Scopelliti, e la relazione tecnica dello Studio Nervi. Presidente e vicepresidente Marcianò e Foti, hanno avuto il merito di favorire lo straordinario incontro intellettuale tra il professor Arcidiacono e l’ing. Giuseppe La Face, uno dei progettisti dello studio tecnico reggino “la Face - Ziparo”. Un “incontro intellettuale” che ha consentito loro di rinvenire tra Reggio e Roma diversi documenti inediti e testimonianze dei rapporti intercorsi tra il 1962 e il 1969 tra Nervi e l’amministrazione comunale di Reggio, e tra lo straordinario “poeta” del cemento armato e l’architetto Elisa La Face, l’ing Giuseppe La Face, il Sig. Aurelio La Face, l’ing. Vincenzo Ziparo, l’ing. Francesco Ziparo, l’ing. Salvatore Ziparo. Progettisti reggini, nei confronti dei quali il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, in un apposito decreto del 2 aprile 2014 numero 183, ha dichiarato di riconoscere “particolare carattere artistico ai sensi della legge 633 del 22104/1941 sulla protezione del diritto d'autore”, alla loro attività di realizzazione del “tema progettuale indicato da Nervi, che ruotava attorno all'idea del Lido come luogo pubblico fruibile dalla collettività in maniera permanente”, che trova quindi “negli approfondimenti progettuali dello studio La Face - Ziparo una sintesi architettonica di sobria ma efficace eloquenza”. 

Il decreto ministeriale, attaccato invano anche davanti al Tar, espone in 18 pagine tutti i temi progettuali di un’opera che il Comune a distanza di 50 anni dalla sua realizzazione, adesso deve rilanciare, deve “rigenerare” come dice il vicesindaco Tonino Perna “secondo gli intendimenti già condivisi con la Soprintendenza” in alcuni incontri e tavoli tecnici condotti assieme all’assessore comunale Demetrio Delfino. Ecco allora, rendersi necessaria da parte delle diverse associazioni cittadine, professionisti, intellettuali, sportivi, sociali e politiche, una nuova azione che sia insieme di controllo e di sostegno dell’operato tra il Comune e la Soprintendenza. Intanto perché non si verifichi quanto avvenuto sulle diverse concezioni di restyling di Piazza De Nava, e perché il denaro dei finanziamenti pubblici che esistono, sia speso per dire la parola fine e riaprire alla città lo stabilimento dei bagni al mare, la passeggiata promenade sulle cabine, la Rotonda Nervi di ristorante e centro culturale, il mini centro commerciale e due piazze pedonali. Un sogno che è possibile vedere realizzato!".

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