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Venerdì, 29 Marzo 2024
L'intervista / Polistena

Dracma, la sfida del teatro contemporaneo come professione restando in Calabria

Anno importante per la compagnia di Polistena, riconosciuta organismo di programmazione teatrale dal ministero

E' un anno importante per Dracma, centro di sperimentazione teatrale e di arti sceniche che opera in Calabria da quasi vent'anni e dal 2013 ha sede stabile a Polistena, dove gli è stata riconosciuta dalla Regione una residenza teatrale multidisciplinare. Un'esperienza che ha consolidato la posizione di Dracma tra i punti di riferimento calabresi per la produzione e formazione teatrale. Nel 2015, con il progetto Del Bello Perduto la residenza di Polistena è diventata nazionale, attribuzione riconfermata anche per il 2018-2020 con il progetto rEsistenze. Dal 2018, la compagnia è sostenuta come ente di produzione ai sensi della legge regionale 19 e quest'anno è arrivato anche il riconoscimento del ministero in qualità di organismo di programmazione teatrale per il triennio 2022-24.

Diretta dall'attore e regista Andrea Naso, che ne era stato fondatore come compagnia teatrale (inizialmente era un'associazione di promozione sociale), di Dracma fanno parte cinque artisti, due addetti ad amministrazione e organizzazione e due tecnici di palcoscenico.

Naso, cosa cambia con il riconoscimento del Ministero, e soprattutto quali scenari si aprono oltre questo triennio?
"E’ un punto d’arrivo certamente che segna una tappa naturale, anche se non scontata e neppure facile, all’interno di un percorso iniziato più di dieci anni fa quando, nati come compagnia di produzione teatrale, ci siamo subito resi conto che la necessità più urgente, per dare valore riconoscibile e apprezzabile dal pubblico al nostro lavoro (se vogliamo anche pionieristico) era quella di offrire alle comunità locali opportunità di conoscenza e occasioni d’approccio al teatro professionale in maniera diretta e non solo teorica o informativa. Una necessità/bisogno sociale che si colma in parte attraverso la formazione
(laboratori, seminari) ma anche attraverso l’offerta di stagioni teatrali che parlino i linguaggi del teatro professionale e della drammaturgia contemporanea e dunque attraverso il confronto con artisti e operatori del teatro nazionale. Quello che cambia, ora, con questo marchio istituzionale è che faremo quello che abbiamo sempre fatto con maggiore impegno e responsabilità, con potenzialità maggiori in termini di capacità economica, di offerta di qualità e di riconoscibilità su scala nazionale. Certamente un vantaggio per l’intera Calabria che è, a detta di artisti e compagnie nazionali, la regione più difficilmente raggiungibile, e non solo perché lontana e mal collegata ma soprattutto perché i teatri e gli organismi di programmazione esistenti si contano sul palmo di una mano e quasi nessuno di questi ha uno sguardo aperto alla scena contemporanea nazionale".
A proposito di teatro in una regione non semplice sia come utenza (nel senso di numero) che come collocazione geografica: in che modo siete riusciti a radicarvi e nello stesso tempo a costruire una autorevolezza artistica e visibilità tale da creare relazioni con compagnie nazionali maggioritarie e attrarre produzioni di qualità?
"Il territorio, con tutte i suoi ritardi strutturali, sociali e culturali, è stata ed è tutt’ora l’incognita maggiore della nostra programmazione e della nostra ricerca artistica (ma attenzione, non è la sola) ed è quella che condiziona spesso le mie scelte sia in termini di produzione che di programmazione. Se da una parte il territorio rappresenta il punto di compromesso, però dall’altra devo dire che è anche il pungolo più efficace per chi, come noi (in quanto artisti teatrali), ha occhi e orecchie per scovare e intercettare bellezza inespressa e potenzialità artistiche, laddove apparentemente non c’è nulla. Il processo artistico che mette in evidenza queste peculiarità del territorio ci viene riconosciuto dalla comunità locale spesso distratta, ma anche e soprattutto dagli artisti nazionali che ospitiamo, i quali ci riconoscono il merito di quello che facciamo, per dove e per come lo facciamo. Da qui alle collaborazioni poi il passo è breve e quasi naturale. La Calabria è piena di contraddizioni e paradossi e il teatro (e l’artista teatrale) vive e si nutre di questo,
accende luce dove apparentemente c’è buio. Certo, su un piano meno teorico e più concreto, mi verrebbe da rispondere che il riscontro avuto in questi anni, come visibilità e autorevolezza artistica, è anche frutto di un decennio di totale abnegazione che mettiamo sul nostro lavoro ( non facciamo una vacanza da anni),portiamo avanti un sogno con testardaggine e ostinazione, siamo mossi dalla passione fortissima per il teatro e la ricerca teatrale, e in più c’è un’altra forte spinta motivazionale che credo sia determinante: il
nucleo operativo di Dracma è costituito da persone che sono emigrate, che si sono formate ed hanno imparato tanto ma che a un certo punto per varie ragioni hanno deciso di tornare in Calabria, per costruire, e lo stanno facendo".

La stagione (Francesco Montanari PlayHouse)

Dal 2009 gestite annualmente diverse rassegne destinate a scuole, famiglie e pubblico generico, in sede ed in trasferta in altri comuni calabresi. Quest'anno la vostra stagione teatrale è tra le più complete nell’offerta della provincia reggina e non solo. Si tratta certamente di una proposta non tradizionale, come siete riusciti a investire così tanto su un teatro di nicchia e in un territorio come questo?
"La nostra stagione (è un dato di fatto riscontrabile e lo dico con orgoglio) è la più ricca e varia dell’intera regione, non solo della provincia reggina. Con mia soddisfazione, tutti gli artisti che stiamo ospitando in stagione, anche di grande rilievo, ci dicono addirittura che una stagione così ultimamente non si vede neanche nei teatri nazionali: quest'anno parliamo di 34 titoli da ottobre ad aprile con alcune tra le eccellenze del teatro contemporaneo nazionale (alcune mai venute in Calabria) tra prosa, danza e musica, a cui si aggiungono altri spettacoli a valenza didattica pensati solo per le scuole. Non è stato facile, devo dire, raggiungere il giusto equilibrio tra il bisogno d’ innovazione e contemporaneità e quello di attrazione di nuovo pubblico; ho cercato di farlo intanto con un’offerta molto varia sia in termini di linguaggi che di contenuti ma anche attraverso la scelta di artisti con maggiore appeal rispetto agli altri anni. Spesso la gente va a teatro solo se vede in cartellone il nome televisivo, a prescindere se quel nome sia all’altezza di stare o no su un palcoscenico, e senza preoccuparsi di “cosa” quel nome vorrà dirci da quel palco, basta che sia riconosciuto. Questo limite purtroppo spinge i pochi teatri aperti in Calabria ad assecondare i gusti del pubblico riempiendo le programmazioni di mero “spettacolo” o addirittura “cabaret” e poco o nulla “teatro”. Questo impoverisce la conoscenza teatrale in Calabria e la cultura in generale. Noi facciamo ormai da un decennio solo teatro d’autore e diamo molto spazio al contemporaneo, da quest’anno anche con qualche nome più televisivo ma sempre su drammaturgie contemporanee, e forse proprio per questo siamo
riconoscibili e molto apprezzati in Calabria e fuori. Non credo che il teatro che proponiamo sia di nicchia; vorrei invece ribaltare la questione, credo che in Calabria ci sia piuttosto un problema di scarsa conoscenza di buon teatro nel pubblico, anche perché c’è poca offerta soprattutto in provincia, e questa scarsità o assenza genera a sua volta diffidenza e pregiudizio. La lotta per il teatro- diceva Pasolini - è qualcosa di più importante di una questione estetica e noi abbiamo investito tanto in questa lotta, a volte anche oltre le
nostre possibilità, proprio per far sì che il pubblico e i giovani abbiano occasioni di confronto e di conoscenza; i risultati sono lenti nel tempo ma ne siamo soddisfatti perché il nostro pubblico è in crescita e soprattutto è giovane. Poi francamente non abbiamo mai fatto dei numeri in sala il nostro primario obiettivo, ci interessa piuttosto che il nostro pubblico a fine serata esca da teatro con quel senso magico di arricchimento emotivo e intellettuale che solo artisti e autori di qualità riescono a trasmettere, e quasi mai
corrispondono con i volti televisivi. Abbiamo certamente meno incassi ma ci siamo sempre accontentati e questo ci basta".
Come è partita e poi si è consolidata l'attività della residenza artistica?
"Noi siamo nati professionalmente come compagnia di produzione ma siamo entrati nel mondo delle realtà teatrali cosiddette istituzionali, e dunque finanziate, come residenza teatrale nel 2013. E’ stata la nostra fortuna se vogliamo, che nasce però da un gap strutturale, e cioè quella di essere nati nella provincia vibonese dove all’epoca non esisteva un teatro pubblico (e tutt’ora non esiste) che ci consentisse di partecipare al bando regionale. Siamo arrivati a Polistena per una serie di magiche coincidenze e per
fortuna abbiamo trovato uno spazio idoneo e un’amministrazione attenta e lungimirante che ha creduto nel mio progetto e ci ha sostenuto negli anni con la consapevolezza che insieme saremmo riusciti a creare una realtà artistica professionale a vantaggio del territorio e delle nuove generazioni. Così è stato perché nel 2015 siamo diventati una residenza artistica nazionale, nel 2018 riconosciuti e cofinanziati da Regione Calabria come compagnia di produzione e oggi siamo l’unico organismo di programmazione riconosciuto dal MiC da Castrovillari in giù. Oggi Polistena è riconosciuta in tutta Italia come una delle eccellenze in ambito di residenze artistiche; siamo partner delle più importanti reti nazionali di sostegno alla nuova scena contemporanea, facciamo una grossa attività di mecenatismo artistico e produttivo in favore di artisti e compagnie provenienti da tutta Italia che non hanno spazi teatrali e finanziamenti per produrre le loro
creazioni. Il grande valore aggiunto delle residenze teatrali, oltre all’aiuto concreto che offriamo alla creatività nazionale e regionale, è che le comunità di riferimento hanno l’opportunità di conoscere gli artisti ospitati (dai 15 ai 21 giorni ciascuno) in maniera diretta e inusuale, ovvero attraverso prove aperte, laboratori, incontri e confronti quotidiani: è un grande arricchimento per la comunità locale che spesso torna utile anche alla fase
creativa e dunque agli artisti stessi e dunque si instaura un reciproco scambio umano e artistico tra artista e territorio".

Auditorium di Polistena
Proponete anche laboratori teatrali per giovanissimi, che tipo di risposta avete?
"Il laboratorio e la formazione in teatro sono strumenti importantissimi, addirittura, mi sento di dire, ancor più importanti della produzione e della programmazione teatrale. Tra i più giovani soprattutto, l’approccio esperienziale e diretto alla pratica teatrale è la chiave giusta per aprire varchi d’ingresso che poi si riflettono anche sul nostro lavoro di attori, registi e gestori di teatri. Spesso notiamo infatti che lo zoccolo duro del pubblico in sala, quello inossidabile che ci raggiunge da lontano o con le intemperie è costituito da allievi o
ex allievi. Certo, la formazione va fatta con responsabilità e competenza altrimenti si genera l’effetto opposto, cioè quello di allontanare i giovani. La pratica teatrale, se fatta bene, migliora l’individuo e agisce sulla coesione sociale in generale, per questo credo che la formazione teatrale dovrebbe essere un’esperienza obbligatoria inserita nell’offerta didattica delle scuole, ma in Italia siamo ancora molto lontani da questa consapevolezza. La risposta è stata sempre positiva per noi, anche se a dire il vero, per problemi
organizzativi, non siamo ancora riusciti a ripartire con i laboratori dopo il lockdown, ma non vediamo l’ora di riprendere".
L’ambiente dello spettacolo è molto competitivo soprattutto a livello locale: certamente la coperta dei finanziamenti da parte degli enti è corta e non basta per tutti, ma è anche vero che proprio qui una rete tra chi produce o veicola spettacoli avvantaggerebbe il settore e i singoli gruppi. Che rapporti avete con le altre imprese di produzione teatrale della provincia? C’è collaborazione o vi fate gli sgambetti?
"Hai centrato più problemi con questa domanda, alcuni endogeni al settore ed altri esogeni e riconducibili agli apparati pubblici. I finanziamenti sono pochi, è vero, ma è anche vero che spesso vengono spesi male perché manca una visione strategica da parte degli enti locali, Regione Calabria in primis, che non è ancora riuscita a “mettere a sistema” le risorse finanziarie per far sì che i soldi spesi possono generare altre opportunità a favore del settore. La visione strategica non c’è, a mio avviso, perché spesso non c’è il confronto costante con gli operatori teatrali. Le reti di cui parli esistono in ogni regione d’Italia perché
sono eccezionali moltiplicatori di opportunità e di economie sia per gli artisti che per le comunità, oltre ad accrescere anche la cultura teatrale nella popolazione. Se gli apparati regionali non comprendono che il dialogo col settore deve esserci con costanza e soprattutto deve essere preventivo alle scelte politiche, il settore teatrale calabrese continuerà a boccheggiare e a generare percentuali di finanziamenti ministeriali nell’ordine dello zero virgola. L’iniziativa privata volta a costituire delle reti di settore in Calabria non funziona, se non per qualche piccolo caso sporadico, è un male atavico purtroppo di cui dobbiamo fare tutti mea culpa; da qualche anno, vuoi anche i bisogni scaturiti dal blocco pandemico, si sono aperti dialoghi tra gli operatori teatrali e si sono costituite delle reti su più fronti, ma purtroppo sono tutte esperienze che scemano e perdono forza e motivazione in breve tempo. I nostri rapporti professionali le poche imprese teatrali reggine sono generalmente buoni, con alcune anche proficui perché abbiamo effettuato delle
coproduzioni e diverse collaborazioni, con altre condividiamo degli spettacoli in programmazione, con altre ancora non c’è proprio affinità professionale e dunque non ci può essere collaborazione. Ma mai sgambetti, non è nella nostra natura farli, anche dopo averli subiti..."

Uno spettacolo
Il teatro amatoriale (agli antipodi del vostro) è molto forte nel nostro territorio. Un genere che ha una sua dignità e un discreto seguito. Mondi (quello e il vostro) che non si incontreranno mai o comunque è bene che ci sia un po’ di tutto? Pensi che, nello specifico calabrese, quel genere ingenuo e scacciapensieri freni la crescita e la familiarità con un genere più "difficile" e sperimentale?
"Io sul teatro amatoriale mi esprimo con due facce. Ne sono un forte sostenitore quando questo è fatto con serietà e responsabilità perché spesso, in alcune realtà di provincia dove non esistono proprio realtà professionali è l’unico ad offrire occasioni di socialità e di primo approccio al palcoscenico ( ho iniziato anch’io facendo quello come tanti colleghi). Ne sono un forte avversatore quando invece il teatro amatoriale travalica e va ad occupare spazi che non gli “competono”; mi riferisco ad esempio alla formazione teatrale o all’offerta di spettacoli alle istituzioni scolastiche. E’ vero però che non possiamo prendercela totalmente con l’amatoriale che irresponsabilmente si presta a fare attività che disconosce e di cui non ha alcuna competenza, ma piuttosto con le istituzioni pubbliche che non hanno capacità di discernimento tra un professionista e un amatoriale e annoverano tutti nella stessa categoria. Sempre più spesso ci troviamo ad esempio a vedere gli amatoriali fare formazione teatrale nelle scuole o fare matinée per gli studenti: questo è gravissimo perché si producono danni ai ragazzi che si faranno una distorta concezione sul teatro e
a noi professionisti perché, oltre a toglierci opportunità lavorative, ci tolgono pubblico e ne abbassano la qualità, motivo per cui le rassegne amatoriali riempiono i teatri. Ma questo è un serio problema culturale italiano, seppur amplificato al sud, di cui si dovrebbero far carico le istituzioni più alte, governi e regioni che non danno il giusto valore e la giusta dignità al teatro professionale in ogni ambito della vita pubblica e nella giusta proporzione al teatro amatoriale che non deve assolutamente scomparire".
Qualche anticipazione sui vostro futuro?
"Abbiamo più progetti su più fronti ma preferirei non entrare nei dettagli adesso. Quello che posso anticipare, e che forse ti farà piacere, è che stiamo lavorando ad una rete, fatta di spazi, artisti e comunità".

Il prossimo appuntamento in cartellone nell'auditorium comunale di piazza della Pace per la stagione di Dracma sarà con la danza. Domani sera alle 21 Doppelganger di Michele Abbondanza Antonella Bertoni e Maurizio Lupinelli. Domenica 4 dicembre alla stessa ora Dehors Audela e Florian Metateatro in "All my Loops for You", in collaborazione con Ramificazioni festival; a seguire Trans-Iti, per la coreografia di Filippo Stabile e la regia di Chiara Giordano, ispirato al cinquantesimo anniversario dei Bronzi di Riace

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