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L'operazione / San Luca

Chiuso il cerchio sui fiancheggiatori del latitante Giuseppe Pelle: otto arresti | I NOMI

La squadra mobile esegue un'ordinanza di custodia emessa dalla Dda reggina a carico della moglie, dei figli, del genero, di un nipote e di altri due soggetti

Con l’operazione “Defender” - dal modello di jeep usato dal ricercato per i suoi spostamenti protetti - la squadra mobile di Reggio Calabria, coordinata dal questore Bruno Megale e diretta da Alfonso Iadevaia, ha arrestato quelli che sono ritenuti i favoreggiatori della latitanza di Giuseppe Pelle di 62 anni. In manette, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, sono finite otto persone, quasi tutte appartenenti al nucleo familiare del latitante.

I reati contestati

A loro carico sono contestati i reati di i procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale, aggravati dalla circostanza mafiosa di cui all’articolo 416 bis 1 del codice penale ed in particolare di aver favorito e coperto la latitanza di Giuseppe Pelle, nato a San Luca il 20.08.1960, inteso Gambazza, catturato il 6 aprile 2018 a Condofuri dagli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria e del servizio centrale operativo della polizia.

I nomi degli arrestati

Le persone arrestate sono: Marianna Barbaro, moglie 55enne di Giuseppe Pelle; Antonio Pelle, figlio di Giuseppe Pelle di 35 anni; Francesco Pelle, figlio 31enne del latitante; Elisa Pelle, figlia di Giuseppe Pelle di 35 anni; Giuseppe Barbaro, 36enne genero del latitante; Antonio Pelle, nipote di Giuseppe Pelle di 36 anni; Giuseppe Morabito, condofurese di 61 anni e Girolamo Romeo, 43enne di Melito Porto Salvo.

La figura del latitante

Il provvedimento cautelare restrittivo a loro carico scaturisce dalle risultanze investigative connesse alla ricerca di Giuseppe Pelle, ritenuto esponente dell’omonima cosca di ‘ndrangheta di San Luca (già capeggiata dal defunto padre Antonio), che nel mese di aprile 2016 si era sottratto all’esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Reggio Calabria, in virtù del quale doveva scontare una pena residua di anni 2, mesi 5 e giorni 20 di reclusione per associazione mafiosa (operazione “Reale”).

L'indagine "Mandamento ionico"

Durante la latitanza lo stesso Pelle fu destinatario di un decreto di fermo di indiziato di delitto, poi tramutato in ordinanza di custodia cautelare in carcere, per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, nonché per turbata libertà degli incanti ed illecita concorrenza, anch’essi aggravati dal metodo mafioso (operazione “Mandamento Ionico” della procura di Reggio Calabria- Direzione distrettuale antimafia).

La condanna

In relazione a tali ultime vicende Giuseppe Pelle, è stato condannato, in primo grado, alla pena di 18 anni e 6 mesi di reclusione. Nel medesimo procedimento risulta coinvolto anche il figlio  Antonio Pelle (35 anni), anche lui condannato in primo grado alla pena di anni 14 e mesi 8 per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

L'ultimo covo a Condofuri

Protetto da una rete di fiancheggiatori prevalentemente a carattere familiare, Giuseppe Pelle venne catturato, dopo due anni di latitanza, in un appartamento di Contrada Pistaria snc del comune di Condofuri, all’interno di un immobile di proprietà della mamma dell’indagato Girolamo Romeo. Proprio grazie all’efficiente rete di protezione dei suoi stretti congiunti, Giuseppe Pelle, durante il periodo di latitanza aveva potuto incontrare frequentemente la moglie Marianna Marianna, figlia di Francesco Francesco (classe 1927, deceduto nel novembre del 2018), in vita ritenuto il capo dell’omonima ‘ndrina, intesi i “Castanu”, condannato alla pena dell’ergastolo.

La fuga dalla polizia

Prima della sua cattura a Condofuri, per come emerso dalle indagini, Giuseppe Pelle aveva trascorso la sua latitanza spostandosi tra San Luca e Platì, in un immobile non lontano da quello della figlia Elisa Pelle, con la quale era certamente in contatto. Proprio in occasione di uno di questi spostamenti, a settembre 2016, Giuseppe Pelle era risuscito a sfuggire alla cattura grazie ad un articolato servizio di staffetta organizzato dal genero Giuseppe Barbaro e dal nipote Antonio Pelle, di 36 anni, mentre il latitante si trovava a bordo dell’auto con il figlio 35enne Antonio Pelle.

Gli spostamenti notturni

Dopo la mancata cattura, i parenti ed i fiancheggiatori di Giuseppe Pelle adottarono condotte ancora più accorte per eludere le indagini, senza che ciò impedisse a Marianna Barbaro, di incontrarlo periodicamente proprio con l’aiuto dei figli e del genero Giuseppe Barbaro. In pratica la donna veniva trasportata in orario notturno, effettuando diverse soste durante il percorso tra le località di Natile, Careri e Bovalino e cambiando, durante il percorso, l’auto a bordo della quale viaggiava.

Le indagini della squadra mobile

Grazie ad un articolato sistema di monitoraggio messo in atto dal gruppo investigativo addetto alle ricerche del latitante si riuscì tuttavia ad individuare la località ove lo stesso poteva aver trovato rifugio, ossia l’abitato di Condofuri, ove le attenzioni investigative si concentrarono sul 43enne Girolamo  Romeo e sul cognato Giuseppe Morabito, residente in Contrada Pistaria di Condofuri, dove attraverso telecamere appositamente posizionate, agli inizi di aprile, si accertò l’effettiva presenza di Giuseppe Pelle.

La giornata passata in campagna

Dallo stesso monitoraggio emerse che il latitante, all’alba di ogni giorno, precauzionalmente abbandonava il covo, passando la giornata all’aperto in contrada “Mazzabarone” di Condofuri dove Giuseppe Morabito e Girolamo Romeo gestivano una azienda agricola ed un allevamento di bestiame, facendo poi rientro in contrada Pistaria solo in tarda serata, per cenare e trascorrere poche ore di sonno. Anche il trasferimento dal covo alla campagna era sistematicamente preceduto da una preliminare bonifica del percorso, che Giuseppe Morabito effettuava a bordo di una Ford Fiesta, per poi trasportare il latitante a bordo del fuoristrada Defender. Acquisiti questi preziosi elementi, il 6 aprile 2018, la polizia faceva irruzione nell’appartamento di contrada Pistaria, ponendo fine alla latitanza di Giuseppe Pelle.

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