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Il progetto

Che sorpresa, la letteratura non è per pochi ma parla della vita di tutti noi

Romina Arena parla della lettura consapevole, progetto che porta avanti da anni per suggerire una nuova visione del mondo attraverso i libri

La letteratura non è una solitaria e irraggiungibile torre d'avorio, tanto meno materia per pochi eletti, che gli altri non possono capire. Al contrario, chi la scopre ne resta folgorato e inizia anche a fare proseliti. L'educatrice Romina Arena lavora da anni sulla lettura consapevole, che definisce come un'esperienza immersiva per suscitare emozioni e sfatare il falso mito secondo cui la letteratura "alta" non è per tutti. Ideatrice di corsi e laboratori nel territorio di Reggio Calabria e provincia, si rivolge a scuole e associazioni, ragazzi e adulti, con un percorso avviato anche nelle comunità di detenuti, e ha raccontato la sua attività nel libro "Leggete e moltiplicatevi. Manuale di lettura consapevole", edito da Rubbettino. Un percorso che si potrà sperimentare domani a Reggio dalle 18 presso la biblioteca diocesana Domenico Farias, e sabato a Siderno, dalle 17 nella libreria Mondadori La Gru. "Di solito - spiega Arena - siamo abituati a vedere la letteratura come lontana dalla nostra realtà, e il pregiudizio per il quale, ad esempio, la lettura dei classici è riservata a chi possiede un certo patrimonio culturale, ha creato un immaginario che la rende distante e non fruibile. Ma la letteratura è fatta di storie che si svolgono negli stessi contesti della vita vera. Nei libri - aggiunge - ci sono persone che amano e soffrono, noi stessi vivendo facciamo letteratura, e nei laboratori insegno a scoprire tutto questo".  

I classici ispirano freddezza, e fuori dall'obbligo di studiarli a scuola, per chi frequenta le librerie - soprattutto i giovani - c'è la concorrenza di Erin Doom o dell'iperproduzione di libri firmati da youtuber e tiktoker. Arena però non ha paura di andare contro il mainstream: "Io di solito propongo proprio quello che la gente respinge, la mia è un'operazione di controtendenza perché dimostro che la letteratura non sta su un piedistallo e ce ne possiamo appropriare come strumento per leggere noi stessi e il mondo che ci circonda. Poi - precisa - ognuno legge quello sente vicino al proprio sentire, per qualcuno è Tolstoj per qualcun altro Sophie Kinsella, senza sensi di colpa. La lettura parla al cuore e non dev'essere sfoggio di erudizione narcisistica. Credo però che la letteratura di qualità e i classici facciano un po' paura a chi non si sente all'altezza, ma avvicinarsi a questo tipo di libri permette invece di sviluppare un senso di orientamento per poi forgiare il proprio gusto personale e scegliere magari altro". 

Un'esperienza innovativa dalla lettura alla condivisione delle emozioni

Nei laboratori di lettura consapevole l'approccio è un'esperienza diversa dagli stereotipi, attraversando in ogni incontro un libro diverso e spaziando tra i linguaggi espressivi, dai classici agli scrittori contemporanei, alla poesia, la musica e la pittura. Si parte da un tema o uno spunto e poi gli incontri sono scanditi da un momento di lettura collettiva, uno di rilettura individuale e la fase del circolo ermeneutico: seduti in cerchio, con il libro simbolicamente al centro, si condividono le impressioni sul testo. "Non si fa analisi critica - spiega ancora Romina Arena - mi piace dire piuttosto che 'mangiamo' i libri, parliamo di quello che nella storia ha a che fare con noi, poi di quello che riguarda gli altri e il mondo. L'obiettivo non è arrivare a un punto di vista comune, chi è davanti a me nel cerchio con le sue emozioni può farmi trovare in quella lettura aspetti di me che io non conoscevo".

Gli allievi dei corsi con Romina lo hanno fatto spesso. Come è successo con uno dei libri più amati dall'educatrice, "Farhenheit 451" di Ray Bradbury. "Lo avevo proposto in una classe dove tra i partecipanti al laboratorio c'era un ragazzo cieco. Parlavamo dell'importanza delle parole e di come siano un ponte per incontrare l'altro, e avevo chiesto se si potesse vivere senza parole. Lui rispose in un modo che mi colpì profondamente e grazie a lui ho capito che questo, nato come un hobby, per me sarebbe diventato un lavoro con un senso preciso. Quel ragazzo disse che senza parole sarebbe stato perso". 

In Calabria, maglia nera in coda a tutte le classifiche nazionali di lettura, è quasi una missione. Impossibile non pensarlo quando si parla con qualcuno che prova a far girare pagine scritte anziché reel. Romina Arena cura anche un blog letterario, "La biblioteca di Montag" (antesignano, creato in tempi che non facevano immaginare il futuro trend dei book influencer), che però non si lascia prendere nel vortice della stressante comunicazione istantanea della rete. "Il blog - dice - ha una struttura ormai superata dal fenomeno di chi parla di libri su Istagram o TikTok in modo molto dinamico, ma per me superficiale. A me interessa creare uno spazio di dialogo sulla letteratura e non rispetto le regole di internet, ad esempio la brevità dei post. Applico qui nella scrittura quello che faccio nei laboratori di lettura: il blog mi serve per sensibilizzare su temi che ritengo interessanti partendo da quello che ha suscitato in me un libro. Preferisco la qualità e pubblico liberamente, non mi preoccupo di postare solo per tenere vive le interazioni della pagina". 

Calabria, terra con pochi lettori: "Non è una questione culturale ma politica e sociale"

Il rapporto tra la lettura e il territorio in cui vive è un argomento delicato e non generalizzabile. "E' vero - risponde - le statistiche dicono che si legge poco, ma non spiegano il perché. La Calabria è una regione povera dove la gente fatica a fare la spesa, se si hanno soldi si compra il pane, non un libro. E le periferie sono isolate. A Reggio ci sono tante realtà di promozione della lettura e il panorama è vivace, ma per chi vive lontano dal centro non esistono biblioteche diffuse e quelle istituzionali sono lontane da raggiungere e spesso organizzate in un modo rigido, che non invita a frequentarle. I bassi indici di lettura non sono una questione culturale, ma sociale e politica". 

Spesso non è la voglia a mancare: non si legge perché in famiglia o in città mancano le occasioni. Molti degli allievi di Romina dall'esperienza inedita della lettura ricevono uno choc benefico, realmente percepiscono il mondo con occhi diversi. Ed è vero in particolare per i detenuti, persone adulte che in tanti casi sono analfabeti o non hanno mai letto un libro se ai tempi della scuola. L'educatrice racconta un episodio che custodisce nel cuore. "I detenuti - racconta - all'inizio partecipano agli incontri solo per avere un motivo per per uscire fuori dalla cella. Stanno sulle loro, sono diffidenti, ma quando capiscono che qui non saranno giudicati le richieste mi arrivano da loro. C'era una persona che entrava nella stanza senza salutare, ma un giorno mi chiese se ci fosse un libro anche per lui. Per me è stata una grande responsabilità: sapevo che era una richiesta one shot, mi sentivo come un attore sul palco, doveva essere buona la prima. Gli regalai Oliver Twist e dopo averlo letto lui mi chiese perché avessi scelto proprio quel libro. Mi disse 'dentro questo libro ci sono io'. Non aveva mai letto un libro, ma quello lo lesse quattro volte di seguito. Mi ha fatto capire - conclude - l'importanza di non avere pregiudizi e di quanto ognuno di noi possa avere un margine di cambiamento".

La lettura è, come scrisse Carver, una cosa piccola ma buona. Che ovviamente non basta, altrimenti torniamo arroccati nella torre eburnea. "La letteratura non salva le vite - conclude Romina - però attiva risorse personali che poi tocca a noi usare".

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