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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il ricordo / Rosarno

Addio a Norina Ventre, "mamma Africa" filmata da Carpignano

Se ne è andata a 94 anni la donna che, a Rosarno, nella Piana, aveva dato cibo ai migranti. Il regista premiato a Cannes: "Sul set aveva conquistato tutti, non riesco a smettere di pensare a lei"

C'è stata anche in Calabria una "mamma Africa". La chiamavano così, mamma, gli africani di Rosarno e la conoscevano tutti con questo nome affettuoso, come una grande madre degli ultimi, anche se all'anagrafe si chiamava Norina Ventre ed era un'insegnante in pensione.

E' scomparsa due giorni fa a 94 anni, dopo aver dedicato un quarto di secolo ad aiutare i migranti che lavoravano come braccianti nei campi della Piana, gli stessi che sarebbero esplosi in una rivolta epocale raccontando a tutta Italia la loro condizione di miseria e sfruttamento. Norina Ventre li aveva accolti in un modo bello e antico, quello del cucinare per gli altri, aprendo le porte dell'azienda agricola sua e del marito, proprietario e coltivatore di agrumeti, e trasformandola in un punto di ristoro dove chiunque, portando generi alimentari, medicine e abiti, poteva dare un contributo a quest'azione solidale.

Niente roba precotta ma salsa fatta in casa, carne di capra, peperoncino, patate nostrane: la domenica riusciva a preparare 250 pasti profumati di aromi locali, coinvolgendo madri e nonne della città. Uno stare attorno a pentole e fornelli che si faceva cultura della condivisione e mostrava il volto vero del territorio in un un momento in cui l'attenzione mediatica attorno a Rosarno la descriveva come razzista e disumana.

Il ricordo del regista Jonas Carpignano

chjana_carpignano-2"Da quando ho saputo della sua scomparsa, non riesco a smettere di pensare a lei", dice Jonas Carpignano, regista italoamericano residente da oltre un decennio a Gioia Tauro. Autore di punta della nuova generazione e due volte vincitore nella Quinzaine di Cannes, allora era un esordiente in cerca di ispirazione, e l'avrebbe trovata proprio viaggiando in Calabria.

Arrivato a Rosarno per documentare la ribellione degli immigrati, Carpignano girò il cortometraggio "A Chjàna" (poi diventato un film compiuto, "Mediterranea"), scegliendo di lavorare con le persone del luogo e filmare la realtà. Nel film, tranne che per il ruolo del protagonista, non ci sono attori professionisti ma gente vera, tra cui Norina Ventre, la cui attività è stata portata all'attenzione pubblica grazie a questo corto. 

Il trailer di Mediterranea: il video

La sua è una storia rara, affascinante e romanzesca, che aveva attirato l'attenzione del giovane cineasta per metà di origini barbadiane."A Chjàna", premiato nella sezione Controcampo della Mostra di Venezia nel 2011, ricostruisce la storia vera di Ayiva, immigrato del Burkina Faso che vuole ricongiungersi con il suo migliore amico dopo aver partecipato alla grande rivolta. 

Norina Ventre, che interpreta se stessa, è tra i protagonisti di una vicenda narrata dal punto di vista di chi contrasta il razzismo con la solidarietà. Persone come lei hanno poi convinto Jonas Carpignano a trasferirsi a Gioia Tauro e fare della Piana un laboratorio di indagine artistica e sociale, ambientando qui i suoi tre lungometraggi.

Carpignano Jonas-2"La ricordo piena di energia - continua il regista - nonostante l'età e la stanchezza di stare tante ore sul set dava il massimo e portava allegria, era impossibile non volerle bene e infatti ci ha conquistati tutti. Faceva battute divertentissime e aveva dato nomignoli ai miei collaboratori che di tra noi usiamo ancora, c'è una ragazza che lei aveva soprannominato 'cic-ciac' e per noi ormai lei si chiama così. Sono molto dispiaciuto, mancherà molto".

I funerali a Rosarno

Ieri ai funerali di Mamma Africa con le autorità civili e religiose di Rosarno e i referenti della comunità di Sant'Egidio, in tanti hanno voluto far sentire la loro vicinanza alla famiglia e l'ammirazione verso una donna che credeva nel valore dell'accoglienza, cristiano e laico. Chi la conosceva ricorda il suo pensiero privo di fronzoli: era convinta che molto più dei beni materiali, gli immigrati, lontani dalla loro terra e senza affetti né amici, avessero bisogno di amore e ascolto.

Una volta aveva detto che dopo aver chiuso gli occhi le sarebbe piaciuto essere accompagnata al cimitero dai suoi ragazzi africani, ma sapeva che quel corteo si sarebbe svolto ballando e aveva un po' paura di cadere dalle braccia di quella danzante portantina umana. Questo ricordo è stato immortalato dall'attrice Tiziana Di Masi nello spettacolo di teatro civile "Iosiamo" scritto con Andrea Guolo e basato sulle esperienze dei volontari italiani, rappresentato lo scorso luglio a Polistena per il Csv (Centro Servizi Volontariato) dei Due Mari di Reggio.

Un lungo impegno civile accanto ai lavoratori, nel volontariato e poi con i migranti

Conclusa la carriera nella scuola dell'infanzia, Norina aveva deciso di iniziare una nuova fase, accanto agli emarginati più soli, quelli che lasciano la loro terra per non morire di fame. Per lei l'impegno civile non era una novità. Era stata, giovanissima, tra gli angeli in soccorso degli sfollati della seconda guerra mondiale e aveva supportato tante battaglie dei lavoratori, in particolare con le raccoglitrici di olive della Piana e collaborando ai primi corsi di formazione professionale della Coldiretti. 

Già impegnata nel volontariato con Caritas e Unitalsi, la sua attività con i migranti esordisce negli anni Novanta con un'idea semplice e istintiva, la creazione di una mensa dei neri, un luogo dove si mettevano a disposizione pane, un piatto caldo di pasta e un riparo dal freddo.

Trascorrono gli anni e non sono sempre rose e fiori - la presenza degli africani non piace a qualcuno e un giorno i vandali fanno scempio della mensa, Norina è costretta a chiuderla. Ma lo sconforto dura poco: mamma Africa riesce a radunare le sue amiche, tra cui le vedove dell'Ordine da lei fondato nella diocesi di Oppido-Palmi, e allestisce una nuova mensa con tavoli, sedie e una cucina rudimentale nello spazio dei propri terreni. L'utenza è numerosa ma Mamma Africa conosce gli immigrati uno per uno e se la fila è troppo lunga e qualcuno resta digiuno le si stringe il cuore.

Decide di mettere in moto un miracolo di bene collettivo fino all'apertura, in un istituto scolastico in disuso, del centro di carità dove oggi confluiscono le offerte dei rosarnesi ma anche ciò che la stessa Norina reperiva girando per il paese a bordo sua Fiat carica di prodotti, raccolti anche insieme ai gruppi del Banco alimentare. Il ritrovo volle intitolarlo a Madre Teresa, di cui seguiva come un comandamento dogmatico il messaggio d'amore disinteressato, rivedendo Gesù negli occhi di ogni povero.

Anni più tardi, nel 2016, per Norina arriva l'onorificenza ufficiale di commendatore della Repubblica, attribuita alla mamma dei migranti di Rosarno dal presidente Sergio Mattarella riconoscendo il suo impegno per l'integrazione. Lei aveva accolto quel titolo con pudore: "Non me lo merito. In fondo cos'ho fatto? Ho fatto quello che dovrebbero fare tutti". Norina non ha avuto figli, ma non serve un grembo fecondo per possedere un cuore materno. Ogni anno, per la festa della mamma, riceveva fiori e dolci da tanti ragazzi di ogni età che grazie a lei sono stati restituiti alla vita e profondamente amati. 

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