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Rosella Stàltari, la serva calabrese di Dio raccontata alle Muse

La Venerabile fu attenta agli orfani, morì a soli 22 anni

Far conoscere la vita e la missione di Rosella Stàltari attraverso il volume di Oreste Arconte è stato l'impegno dell’associazione culturale Le Muse “Laboratorio delle Arti e delle Lettere”  nell'ultimo incontro settimanale presentando, quindi, l’opera prima ed l’inedito testo su “Rosella Staltari – la selvaggia diventata Santa” di Arconte.

Rosella Stàltari nacque ad Antonimina, in provincia di Reggio Calabria. Rimase orfana a due anni, così suo padre, che voleva
comunque assicurarle una crescita serena, decise di affidarla alle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario, che a Locri avevano un istituto per l’infanzia abbandonata. Rosella rimase lì fino ai quattordici anni, dopo aver ottenuto la licenza media di avviamento professionale. Nel 1965 venne quindi accolta nell’istituto «Maria Mater Gratiae», dove si diplomò tre anni dopo come segretaria d’azienda, ottenendo anche l’abilitazione all’insegnamento nella scuola materna. L’istituto era gestito dalle Figlie di Maria Santissima Corredentrice, di recentissima fondazione. La ragazza conobbe il fondatore, don Vittorio Dante Forno, e lo scelse come direttore spirituale, nonché la cofondatrice e direttrice, suor Maria Salemi. Di fatto, Rosella chiese di essere ammessa in quella
congregazione: dopo due anni da postulante, il 2 luglio 1972 cominciò il noviziato, e un anno dopo, emise i voti religiosi. Nel 1973 fu
trasferita a Palermo come maestra presso l’Istituto «Pietro Ardizzone».


Fu particolarmente attenta agli orfani, ma anche ai bisogni delle consorelle. Anche se aveva sofferto molto nell’infanzia, cercava di non lasciarsi prendere dal pessimismo. Approfondì il carisma della congregazione, che consisteva nell’affiancare il sacerdozio cattolico prendendo a modello la Vergine Maria ai piedi della Croce. Neanche un anno dopo il suo arrivo, fu trovata morta nel suo letto, con una statuetta della Madonna in mano e il crocifisso della professione religiosa al collo. In effetti, Rosella era spesso soggetta a crisi convulsive e a svenimenti. Al momento della morte, aveva ventidue anni. La diocesi di Locri-Gerace ha seguito l’inchiesta sulle sue virtù dal 24 settembre 2002 al 14 ottobre 2006. Il 21 dicembre 2020 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Rosella veniva dichiarata Venerabile.

Un appuntamento ha dichiarato in apertura di serata, il presidente Muse prof. Giuseppe Livoti dal grande impatto emotivo e soprattutto religioso, poiché viene per la prima volta presentato a livello nazionale, un testo sulla storia di questa “serva di Dio” che il Sommo Pontefice ha disposto con decreto pubblicato ed inserito negli atti della Congregazione delle Cause dei Santi con segretario Marcello Bartolucci – arciv. Tit di Bavagna e Marcello Card. Semeraro - prefetto. La vita di Rosella è stata così recuperata dalla memoria collettiva da parte di Oreste Arconte, giornalista e regista teatrale che ne ha tratto un racconto suddiviso in 5 quadri.

La serata si è aperta con l’esecuzione di alcuni brani dal Coro Giovanile Laudamus diretto dai maestri Enza e Marina Cuzzola che hanno eseguito la Vergine degli Angeli e l’Ave Maria di Caccini con l’accompagnamento al pianoforte del prof. Bruno De Benedetto e del maestro accompagnatore Consolata Smeriglio. L’avvio alla lettura ed alla comprensione del testo ha visto come protagonisti la vice presidente Muse Orsola Latella, critico letterario che ha ricordato come attraverso i dialoghi dei personaggi,
l’autore tratta due livelli: da una parte la storia di Rosella e il contesto storico sociale di quel periodo; dall’altra la riflessione sulla vita di fede e sul messaggio evangelico. Sì, perché il viaggio interiore di Rosella diventa messaggio, Rosella Staltari è la messaggera della ricerca spirituale di Gesù e particolarmente di Gesù crocifisso, infatti la spiritualità percorre l’intera commedia, dà rilievo ai valori e ai significati storici: la contestazione del ‘68 con le lotte degli studenti e degli operai per la conquista dei diritti, la modernità, il trasformismo della Chiesa con il Concilio Vaticano II, i Moti di Reggio per il capoluogo di regione. Tutto ciò emerge soprattutto nei dialoghi tra Rosella e Tina, sua compagna di camera. Tina è entusiasta di quanto sta accadendo fuori, vorrebbe essere vicina al fidanzato Giovanni che lavora alla Fiat, a Torino, per lottare assieme a lui. Rosella, però, riporta la conversazione su un piano spirituale e ammonisce: “La violenza si vince solo con l’amore”, “Il mondo migliora solo se non si esclude Dio dall’esistenza”. E aggiunge: “Modernità, nelle piazze gridano Modernità, ma si può essere moderni e rinnegare Dio?”. E qui le parole di Rosella si fanno messaggio: l’opera del Cristo penetra nella storia umana e l’umanità si salva in Cristo.

Mons. Antonio Denisi per la parte storica e spirituale si è soffermato su come la vita dell’aspirante santa sia utile alla scrittura per fare vedere come non è necessario sempre indagare gli aspetti sociali o storici dell’essere umano ma, soffermarsi soprattutto, sulle sue proprietà nel punto in cui lo spirito incontra Dio come ribadisce S. Agostino nelle Confessioni. Arconte - dice don Denisi -  ha scandagliato l’animo di Rosella creando una forma di teatro non letterario ma, religioso, facendo emergere la funzione pedagogica del racconto.

Presente alla serata don Giorgio Costantino che ha condiviso il pensiero di don Denisi aggiungendo anche il tempo dei ricordi in cui mons. Montalbetti in Seminario negli anni ’40, educava al teatro i giovani seminaristi, funzione utile alla formazione del cuore. Presente l’editore Laruffa che si è soffermato sul senso utile della scrittura che anche in campo religioso va sostenuto. Importante la
chiusura con la testimonianza della madre superiora della Figlie di Maria Corredentrice Suor Carla: Rosella era una ragazza gioiosa, scriveva moltissimo su un diario vista la difficoltà emotiva ad esprimere i suoi sentimenti. Lei aveva il privilegio di voler bene a tutti ed i suoi gesti lo dimostravano coi i suoi silenzi, era molto generosa e disponibile e si caricava dei servizi più umili, anche al posto delle altre consorelle e, purtroppo, muore solo dopo 6 mesi dai voti religiosi.
Infine, suggestivo il Laboratorio di lettura interpretativa Muse diretto da Clara Condello che ha visto una lettura scenica e teatrale con le interpretazioni di Mimma Conti, Sonia Impalà, Santina Milardi, Mariolina Priolo le quali, hanno fatto emergere piccole azioni sceniche raccontando le identità dei personaggi presenti nel testo.

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