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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Sostegno alle imprese / San Gregorio

Falduto: "La Zes a San Gregorio aiuterebbe anche Alival a non chiudere"

L'imprenditore presenterà una richiesta alla Regione per spostare l'attuale zona economica speciale in modo da rendere attrattivo il polo industriale

Una proposta per la salvezza del caseificio Alival e il rilancio del sito industriale di San Gregorio è arrivata da Giuseppe Falduto, che coinvolgendo altri imprenditori del territorio presenterà un'istanza formale al presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto per lo spostamento dell'attuale area Zes (Zona economica speciale), ubicandola in modo da estendersi nel polo dove sono situate varie attività d'impresa, tra cui lo stabilimento caseario che la multinazionale Lactalis dismetterà definitivamente il prosssimo 31 marzo. 

"Due aree Zes individuate dalla Regione a Reggio - dice Falduto - si trovano tra le piste dell'aeroporto, in una posizione che non offre nessuna possibilità per le imprese. Spostarle per ricomprendere la zona industriale di San Gregorio e San Leo attivando le tante agevolazioni previste potrebbe servire per convincere Alival a mantenere la produzione a Reggio Calabria, salvando il posto di lavoro di tantissimi nostri concittadini".

Zes, una delle strade percorribili per la salvezza del sito industriale

La Zes è una delle strade che sta percorrendo anche la Città Metropolitana per scongiurare l'abbandono della lunghissima attività del caseificio di San Gregorio, che oggi, nonostante l'interesse manifestato da alcuni imprenditori calabresi, sembra senza speranze future di nuovi investimenti, perché troppo oneroso da rilevare e mantenere, soprattutto con i livelli occupazionali finora garantiti in Alival. "La Zes, con gli sgravi fiscali e il sostegno economico dello Stato - continua Giuseppe Falduto - renderebbe sicuramente più appetibile il sito attraendo nuovi insediamenti, com'è già avvenuto in una zona economica speciale della Calabria". 

Giuseppe Falduto

 Il riferimento è alla società Callipo, che in questi giorni ha ottenuto la prima autorizzazione calabrese, rilasciata (a tempo di record dallo sportello regionale Zes) per una nuova attività di conserve alimentari nel perimetro della zona economica speciale, in questo caso a Lamezia. 

"Poter accelerare le procedure è fondamentale per un imprenditore", dice Falduto, che pensa anche alla realizzazione dell'ambizioso progetto Mediterranean Life, polo turistico rivolto soprattutto all'utenza dei diportisti, che Falduto, titolare del centro commerciale Porto Bolaro, continua a portare avanti nonostante le battute d'arresto dovute principalmente a una impasse burocratica. "L'amministrazione comunale è inerte - denuncia l'imprenditore - riguardo la nostra richiesta di una conferenza di servizi preliminare, nella quale si discuterà del piano di fattibilità da noi già presentato. Si tratta di un progetto che creerà 6.500 posti di lavoro e con la prospettiva di portare un milione di passeggeri per il nostro aeroporto". Lo scorso giugno Mediterranean Life ha ottenuto anche il supporto della commissione turismo dell'Aci.

Le aree Zes in Calabria sono state istituite dalla delibera di giunta regionale 100 del 29 marzo 2018. Uno dei requisiti per l'indicazione di zona economica speciale è la presenza di uno snodo portuale o aeroportuale. Per Reggio però si è lasciato fuori un polo vicino e funzionale all'aeroporto, dove, senza aiuto, le realtà produttive esistenti rischiano di scomparire e i nuovi insediamenti faticano a decollare. 

I lavoratori Alival aspettano l'aggiornamento del tavolo tecnico

I 79 lavoratori Alival seguono con trepidazione gli sviluppi della vertenza, mentre il tempo scorre inesorabilmente. A fine mese sarà aggiornato il tavolo tecnico interistituzionale, nel cui ultimo incontro si è registrata la delusione del sindaco metropolitano facente funzioni Carmelo Versace nei confronti della Regione, che alle dichiarazioni di impegno in questi mesi non ha fatto seguire un intervento concreto. L'altro stabilimento che la multinazionale Lactalis ha deciso irrevocabilmente di chiudere, quello toscano di Ponte Buggianese, sta aspettando il countdown con i dipendenti ancora regolarmente in servizio. E nelle scorse settimane lì si era aperto qualche spiraglio per la reindustrializzazione dell'area, spento dopo la riunione tra azienda e sindacati che ha fatto calare il sipario, confermando la volontà di Lactalis. In Toscana però la politica è scesa in campo tenendo alta l'attenzione sul destino dei lavoratori. L'ultimo a intervenire è stato il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Alessandro Capecchi, chiedendo alla Regione di agevolare un accordo con il centro per l’impiego e le aziende del territorio finalizzato all'industrializzazione del sito. Lì le maestranze che perderanno il lavoro sono 34 su 45 (11 hanno scelto il trasferimento al gruppo Porcari nel lucchese, vicino casa), mentre i 79 dipendenti reggini per i quali non è stato economicamente sostenibile spostarsi al Nord già sanno che un'eventuale salvezza sarà possibile solo per una ventina di loro. Ed è al momento l'unica speranza, accesa dal presidente di Unioncamere Nino Tramontana, ma che dovrà essere verificata in questo mese e mezzo che separe dalla chiusura del caseificio.
  

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