rotate-mobile
Cronaca

La Cnal propone la governatrice Santelli a commissario della sanità in Calabria

L'incontro sulla sanità, promosso dalla Confederazione Nazionale Lavoratori, si è svolto presso il Cineteatro Metropolitano di Reggio

Undici anni di commissariamento per non cambiare nulla. Era il 2010 quando l’allora governatore Giuseppe Scopelliti fu nominato commissario della sanità della Regione Calabria per il rientro dal debito. Sì, perché la sanità calabrese contava circa 150 milioni di disavanzo, cifra che, nel tempo, sembrerebbe essere cresciuta fino a quasi toccare il miliardo. Oggi la Calabria è ultima in Europa per servizi sanitari, ultima in Italia per i Lea, livelli essenziali di assistenza e senza un progetto che possa cambiare lo stato delle cose.

Su questi temi è stata incentrata la conferenza stampa convocata dal Cnal (Confederazione Nazionale Lavoratori), ospitata al Cineteatro Metropolitano e durante la quale hanno relazionato: il segretario generale Salvatore Ronghi, il commissario nazionale alla sanità, Giuseppe Martorano e il segretario regionale, Sergio Marino.

Le problematiche legate alla provincia di Reggio Calabria sono state al centro dell'intervento di Giuseppe Martorano: "credo che oggi, visto lo stato della Sanità calabrese, ammalarsi o incappare in una semplice caduta possa rappresentare un rischio che nessuno di noi può permettersi di correre – afferma con tono grave -, perché non vi è più certezza della sanità in questa provincia, in questa regione.

Vi è una evidente carenza di personale, di strutture e di strumenti, anche se i dipendenti che ogni giorno lavorano sul campo cercano di fare il massimo per garantire un livello di assistenza sufficiente. L’ultimo Decreto Calabria? Scritto benissimo ma è carta morta, non viene applicato – tuona il sindacalista -. Pensiamo all’Asp di Reggio Calabria, sciolta per infiltrazione mafiosa. Nel 2019, il componente di una commissione straordinaria a cui
era stata affidata l’Asp, prefetto in pensione e presidente della Commissione d’accesso, ne ha decretato il
Commissariamento senza però dare risposte.

È stato chiesto il dissesto ma senza certificazione del debito non è possibile concederlo. E chi dovrebbe accertarlo? Noi ci rivolgiamo alla politica regionale e nazionale perché intervenga subito. Oggi la Sanità è divenuta un mezzo di consenso elettorale. Il politico non ha mai pensato ad assicurare un servizio sanitario adeguato al cittadino ma ne ha fatto un uso clientelare.

Lo Stato ha pensato di risolvere tutto pagando i commissari ma, prima Scura e poi Cotticelli, degli obiettivi da raggiungere nulla hanno portato a casa. In questi anni nessuno ha pagato per i danni fatti. Per questo – conclude Martorano -, chiediamo che si faccia un passo indietro e si avvii un processo per ritornare alla sanità nazionale, unica via per avere risposte adeguate alle esigenze sanitarie dei cittadini".

"Noi avevamo un grande patrimonio, quello del Servizio sanitario nazionale, che ci distingueva dalle altre nazioni – afferma Sergio Marino -. Basti pensare al sistema degli Stati Uniti, dove solo chi è in possesso di una costosa assicurazione può curarsi. Purtroppo, con la delega che lo Stato Italiano ha fatto alle Regioni, ci ritroviamo con 20 sistemi sanitari differenti. Abbiamo una spesa sanitaria pro-capite più bassa d’Europa – prosegue -, una altissima migrazione sanitaria, pochissimi posti letto, e se la pandemia che stiamo affrontando, che ha messo a nudo tutte le carenze della sanità, avesse investito la Calabria come accaduto in Lombardia, oggi staremmo parlando di un’autentica ecatombe.

È necessario ripartire da zero, in particolare a Reggio Calabria, dove la situazione è drammatica, in particolare dopo il commissariamento di Scura che ha tagliato servizi e strutture in ossequio ad un piano di rientro dal debito che non ha dato frutti. Adesso è il momento di riprogettare la sanità calabrese – conclude il segretario regionale C.Na.L - utilizzando i fondi europei anche in vista di un possibile ritorno dell’emergenza Covid-19 che, con i nuovi focolai nell’Europa dell’Est e nel Nordafrica, potrebbe diffondersi nel meridione con conseguenze terribili".

A chiudere la conferenza stampa, l’intervento di Salvatore Ronghi, che ha spiegato nel dettaglio la proposta Cnal: "Ho letto la relazione della Prefettura relativo allo scioglimento dell’Asp di Reggio Calabria. Sono 26 pagine ma ben 11 sono di omissis. Mi domando: perché una commissione d’accesso non scrive un rigo sulla questione dei bilanci non approvati? Perché nulla è stato scritto circa la cattiva gestione? Solo appalti, affidamenti… una relazione più da polizia che da Commissione d’accesso.

La ‘ndrangheta si infiltra lì dove lo Stato è assente e si sostituisce ad esso. In oltre dieci anni di commissariamento, con uomini scelti da Roma, si è passati da 150 milioni a 900 milioni di debito – aggiunge -, quando in altre regioni i commissari hanno recuperato il debito e, contemporaneamente, ristrutturato la sanità. Qui le infrastrutture sono state cancellate oppure sono comunque inadeguate ai tempi. E i cittadini sono costretti all’emigrazione sanitaria.
Il nostro Sistema Sanitario, in termini concettuali, è il migliore al mondo – rimarca il segretario generale -. La discrepanza tra Nord e Sud è notevole ed è determinata da due fattori: la spesa storica e i parametri,
penalizzanti per le popolazioni del Sud, con la conseguenza che i fondi destinati alla sanità meridionale sono
di circa il 20% inferiori al fabbisogno.

La nostra proposta? Tornare alla gestione nazionale della sanità entro tre anni. Nell’immediato – afferma con decisione Ronghi -, sosteniamo invece che sia necessario mettere nelle mani della governatrice Santelli i poteri straordinari della Sanità calabrese. Proprio per la possibile emergenza per il ritorno del coronavirus, sarebbe auspicabile che a gestire tutto fosse la Regione stessa. E poi – prosegue -, ricostruire la Sanità calabrese. Dei 32 miliardi messi a disposizione dal MES per la Sanità, il 46% finirà al Sud. Fondi che dovranno essere spesi subito, rendicontati entro il 2021.

Per riuscirci, il Governo dovrebbe congelare, per i prossimi tre anni, il codice degli appalti e istituire la stazione unica appaltante, magari affidandola a Gratteri. E infine – conclude Ronghi -, sarebbe necessario fare pulizia nella sanità, magari mandando a casa qualcuno degli omissis in quelle 11 pagine della relazione".
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La Cnal propone la governatrice Santelli a commissario della sanità in Calabria

ReggioToday è in caricamento