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Venerdì, 29 Marzo 2024
La protesta

Sanità, l'Usb chiama i precari in piazza per chiedere la stabilizzazione

Il 30 giugno i contratti sono in scadenza e si vuole spingere sulla Regione per avere certezze sul futuro

In protesta sotto la Cittadella per chiedere la stabilizzazione dei lavoratori precari. L’Usb chiamerà di lavoratori della sanità in piazza il prossimo 26 maggio. Poco più di un mese dopo andrà in scadenza il contratto di 1800 lavoratrici e lavoratori del settore sanitario regionale. Per questo i vertici calabresi del sindacato hanno chiesto al presidente Roberto Occhiuto di invertire la tendenza e procedere al rinnovo dei contratti.

“Il governatore Occhiuto - si legge in una nota dell’Usb - reduce dalla recente riunione romana del Tavolo Adduce, da i numeri sulla sanità Calabrese e avvia il solito balletto di nomine dei Direttori generali, tutto questo mentre la sanità regionale precipita verso un baratro senza fondo, fatto di pronto soccorso al collasso, carenze di mezzi e di personale, e liste di attesa infinite. Occhiuto parla di Piano programmatico triennale prossimo all’approvazione, e di 145 milioni di euro risparmiati dal Servizio sanitario regionale. Ma nel dare queste cifre il governatore nonché commissario ad acta per l’emergenza sanitaria omette almeno tre informazioni fondamentali”.

Ecco, poi, quelle che per l’Usb sono le “omissioni” di Occhiuto. “La prima è che questi soldi sono frutto di ulteriori tagli fatti sulle spalle dei calabresi, che minano ulteriormente un diritto alla salute in una terra con un sistema sanitario già profondamente depotenziato dagli 11 anni di commissariamento, che sono costati alla Calabria la chiusura di 18 ospedali, la perdita di oltre 4000 lavoratori del settore sanitario, e che mettono la nostra regione al primo posto in Europa per tasso di migrazione sanitaria”.

“La seconda omissione - spiegano i sindacalisti che fa il presidente sta nel non spiegare che parte del debito è stato risanato utilizzando impropriamente i fondi covid per tutto il 2020. Infatti sono proprio i tavoli ministeriali tanto cari ad Occhiuto, che hanno scritto nero su bianco come la Calabria sia stata l’unica regione d’Italia che nel 2020, in piena emergenza Covid, non ha aumentato la dotazione di organico. I soldi del Covid sono stati in parte usati per pagare gli stipendi del precariato storico della regione, che era impegnato in altre mansioni prima dell’arrivo dell’emergenza pandemica”.

“La terza omissione - si legge ancora nella nota - riguarda invece il Piano Programmatico Sanitario Calabrese che, a detta del presidente, il Governo ha valutato positivamente. Ci chiediamo cosa ci sia scritto in questo piano, quanti altri tagli ci aspettano, quanto ulteriormente verrà distrutto il SSR. Domande legittime visto la totale segretezza con la quale il piano si sta scrivendo. Nessuno infatti, fuori dai vertici apicali regionali, lo ha mai visionato; ne le organizzazioni sindacali ne tantomeno i vertici delle Aziende Sanitarie, e neppure la stessa commissione sanità del consiglio regionale. Un piano scritto senza coinvolgere nessuno e nel più totale riservo che non promette nulla di buono”.

“Per finire Occhiuto - questo l’affondo dell’Usb contro il governatore - non ha speso una sola parola per gli oltre 1800 precari che hanno il contratto in scadenza il 30 giugno. Non ha dato rassicurazioni di nessun tipo, né sulla proroga di questi contratti, né tantomeno sulla stabilizzazione di questo personale, vitale per le nostre strutture sanitarie. Consideriamo anche questo silenzio fortemente preoccupante visto che la regione Calabria non ha ad oggi adempiuto agli obblighi previsti dalla legge per la stabilizzazione dei precari Covid".

“Proprio per chiedere chiarezza su queste tematiche - si legge infine nella nota sindacale - Usb ha deciso di convocare una manifestazione sotto la Cittadella regionale di Catanzaro per il 26 maggio. Andremo a dire a chiare lettere al governatore che, né come lavoratori, né come calabresi, siamo più disposti ad accettare ulteriori tagli sulla nostra vita. Lavoro per tutti/e, precarietà per nessuno!”.

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