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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'intervento

Gioffré: "Medici cubani perché nessun calabrese torna a lavorare qui"

Lo scrittore ed ex commissario dell'Asp reggina commenta il ricorso ai professionisti stranieri per salvare la sanità regionale

"Attenti, i medici cubani non sono un fenomeno da baraccone. Son venuti ad aiutare e a lavorare, da professionisti". A parlare così tra ironia e amarezza, dalla sua pagina Facebook, è il medico e scrittore Santo Gioffré, già assessore provinciale e commissario dell'Asp di Reggio, spiegando che il ricorso ai professionisti caraibici, oltre i proclami e le strategie esplicate dalla Regione, colma una lacuna di fondo: nessun medico calabrese che attualmente lavora al Nord tornerebbe a lavorare qui negli ospedali della sua terra. 

Scrive Gioffré: "È commovente questo abbraccio di benvenuto verso i compagni medici cubani nella desolata provincia reggina. Professionisti con una preparazione scientifica di altissimo livello che operano in ben 53 paesi al mondo. Zone di guerra e, soprattutto, paesi del terzo mondo dove non esiste alcun genere di assistenza sanitaria, come in Calabria. Vengono perchè un furbissimo e disperato Occhiuto, dopo tanto blaterare, si è accorto che i gruppa sono arrivati dove non batte mai il sole e il comunismo è il suo unico Sole dell'Avvenire".

Il governatore si è infatti reso conto che "essere calabresi vale fino a dopo Laino Castello. Poi, rimane il core, la tarantella, la supprazzata e la Calabria Meravigliosa, tanto che nessun medico calabrese, che lavora nel favoloso Nord, è voluto tornare nella Terra dei Padri e dove abbiamo il sole, l'Aspromonte, la Sila, il favoloso mare".

Commenta Santo Gioffré: "A ragione, dico io. Si troverebbero ad operare in catoi, senza alcuna rete di protezione, dentro un sistema che, introitato il concetto del calabrese animale da circo, hanno rubato, in piena tranquillità e impunità, miliardi e, pure, le maniglie delle porte".

I compagni medici cubani, sottolinea lo scrittore, sono stati accolti con grande calore: "Selfie, pacche sulle spalle...d'altronde, quando capiterà, più, di vedere gente che viene da uno degli ultimi paesi comunisti al mondo, dove si applica la pianificazione totale, in economia e la medicina ha, solo, la finalità del benessere fisico delle persone?"

Ma, è la provocatoria riflessione di Gioffré, "la stessa propulsione all'accoglienza, i sindaci, gli inviati della regione, presenti in massa in queste dolci ostentazioni, dovranno garantirla nei luoghi in cui i medici opereranno. Perchè - conclude - io non voglio peccare, conoscendo l'andazzo, di ritrosia retrostrutturale del mio sub-coscienzioso pensiero e, cioè, di non trasformare i compagni medici cubani in fenomeno da baraccone, oppure, usarli o trattarli con sufficienza, tipo, non dando i cambi nella turnazione o fargli fare turni massacranti".

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