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Stagione teatrale / Centro

Due botte a settimana sbanca il Cilea: nuovo successo per l'Oda

Applausi a scena aperta per la triade Marzocca, Sarcinelli e Fiaschi per l'esilarante commedia

Lo avevano promesso e ci sono riusciti a strappare tantissime risate ma soprattutto, a donare al pubblico di Reggio Calabria, una serata spensierata e divertente. La triade Marco Marzocca, Stefano Sarcinelli e Leonardo Fiaschi, ieri sera, ha vinto una scommessa fatta con il direttore artistico dell'Officina dell'Arte Peppe Piromalli travolgendo il teatro "Francesco Cilea" con l'esilarante commedia "Due botte a settimana".

Un rapporto familiare molto teso tra un padre burbero e molto sui generis e un figlio, aspirante produttore, con tante paure e un sogno nascosto da realizzare, è la trama di una storia avvincente, ben scritta, che esalta il talento e il rigore di tre grandi artisti, affiatati in scena e nella vita.

Nello studio del produttore Stefano Toro (interpretato dal magnetico Stefano Sarcinelli), figlio del notaio Raimondo (il vulcanico Marco Marzocca) si snoda la storia familiare colorata dalle geniali incursioni dei tanti personaggi interpretati dall'istrionico Leonardo Fiaschi. Il pubblico si lascia andare in continui applausi per le gaffe di Ariel, il domestico filippino, personaggio di punta del repertorio di Marzocca, con una simpatia irresistibile che gli rende perdonabili anche i pasticci più disastrosi.

La bravura degli attori sta nell'aver creato, in meno di due ore di puro show, il piacere della commedia all’italiana con la forza comica del “live” sviscerando in maniera leggera, le debolezze umane di quel figlio che non vorrebbe deludere il padre ma nemmeno soffocare le sue passioni. L’umorismo e l’ironia di Marzocca, Sarcinelli e Fiaschi, sul palco tre vulcani in continua eruzione, travolgono gli spettatori letteralmente presi da quella comicità pulita e a volte pungente, che fa ridere ma anche tanto riflettere.

Il ritmo è incalzante ma i protagonisti sono al rush finale: Marco, Stefano e Leonardo abbattono quella "quarta parete" creando un feeling con la platea tale da strappare una lunga standing ovation. Il pubblico dell'Officina dell'Arte  esce dal teatro sorridente, dopo un’immersione nei luoghi comuni dei nostri tempi, in quei fraintendimenti e nella voglia di riuscire ad essere se stessi. Che poi, alla fine, è ciò che davvero tutti cerchiamo.

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