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Solidarietà / Scilla

A Scilla affido internazionale per un quattordicenne ucraino

Una famiglia seguita dal centro comunitario Agape accoglierà il ragazzo, che tornerà dalla madre tra sei mesi

Un gesto di amore e solidarietà ha permesso a un adolescente ucraino di allontanarsi dal suo paese in guerra e trovare una temporanea sede di serenità presso una famiglia di Scilla, che si è impegnata nell'affido internazionale del minore. E' la storia di Vlady, 14 anni, di sua madre Oksana e di Maria e Fortunato, coniugi scillesi che accoglieranno il ragazzo nella loro casa per sei mesi. L'affido, formalizzato oggi a Scilla, è stato seguito dal centro comunitario Agape che ha svolto l'accompagnamento della famiglia per questo compito delicato, e reso possibile anche per la disponibilità della commissaria prefettizia della città Antonia Surace e dell’assistente sociale Anna Maria Bellantoni, che hanno curato le procedure burocratiche di sottoscrizione dei soggetti interessati. 

Oksana, commossa ma piena di speranza, ha consegnato oggi il figlio a Maria e Fortunato. La sua storia riassume quello che è l’impatto della guerra sulla vita di migliaia di donne ucraine che vivono ogni giorno sotto l’incubo dei bombardamenti, al freddo, con il rischio di essere uccise con i propri figli. Il marito e il figlio maggiore stanno combattendo e per loro ogni giorno è costante la paura di non rivederli più. Per questo la donna ha deciso di portare in Calabria il figlio quattordicenne Vlady con la speranza di sottrare almeno lui ai pericoli della guerra. Insieme hanno affrontato due giorni di viaggio che si è concluso con la consegna del figlio alla famiglia di Scilla che ha deciso di accoglierlo nel rispetto delle procedure previste per queste emergenze umanitarie.

E’ stato un momento molto emozionante l’incontro di madre e figlio ucraini con la famiglia di Maria e Fortunato e anche se i problemi della lingua non hanno permesso alla donna di esternare pienamente i suoi sentimenti, anche senza parole per tutti è stato chiaro la sofferenza che traspariva dal suo volto per il distacco dal suo ragazzo, come era visibile la gratitudine nei confronti di questa famiglia semplice e generosa. Fortunato è macellaio, Maria casalinga, e del nucleo fanno parte quattro figlie, tutte concordi ad aprire le porte della loro casa a questo loro coetaneo che chiede accoglienza in questo momento delicato della sua vita. Spiegano così perché hanno deciso di fare questa scelta: "Guardare al telegiornale le immagini delle mamme che abbracciano i figli senza riuscire a difenderli e a proteggerli è qualcosa che da genitori ci ha toccato profondamente. Abbiamo quattro figlie in età adolescenziale e inevitabilmente ci siamo chiesti se fosse successo a noi che fine avrebbero fatto i nostri figli. Da qui nasce la nostra scelta: dalla gratitudine nei confronti della vita che riteniamo essere stata fin troppo generosa nei nostri confronti donandoci quattro figli splendidi che non hanno avuto alcuna ritrosia nel fare spazio a un nuovo fratello. Abbiamo prestato - concludono - le nostre braccia a quelle mamme che non erano in grado di proteggere i propri figli".

In occasione della firma dell'affido, la commissaria Surace, che non ha nascosto la sua commozione per la vicenda, ha pronunciato parole di ringraziamento e di incoraggiamento ad Oksana per la sua determinazione nella tutela del figlio, e per il sacrificio della rinuncia, anche se temporanea, ad averlo vicino. Il presidente di Agape, Mario Nasone, aggiunge che visto il perdurare della guerra anche altre mamme ucraine stanno chiedendo al Centro la disponibilità di altre famiglie a questo servizio di affido internazionale. "Sicuramente non è risolutivo per il futuro di questi minori - afferma - ma rappresenta comunque una sorta di piccolo corridoio umanitario per stare loro vicini, per non lasciarli soli. Questa esperienza - dice ancora Nasone - rappresenta un piccolo raggio di luce nel buio che ha avvolto il Paese con la tragedia umanitaria di Cutro e che ha visto la Calabria toccata direttamente da questa triste vicenda. Una piccola testimonianza che viene dalla Calabria che pur vivendo mille emergenze dimostra che accogliere chi scappa da un paese in guerra è possibile, anzi doveroso". 

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