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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La sentenza / Scilla

Concessione Castello Scilla, Consiglio di Stato: legittimo il diniego del Comune

Ciccone: "la difesa del bene pubblico, ha portato me e gli amministratori del tempo a scegliere la strada più difficile nell'interesse della collettività"

Dopo sei anni di attesa e di udienze in aule di Tribunale ecco che arriva la sentenza del Consiglio di Stato che ribalta la sentenza del Tar Calabria che aveva accolto il ricorso di alcune imprese sull’uso della struttura.  Il Castello Ruffo quindi non sarà in mano ai privati e il Comune non deve alcun risarcimento per la mancata concessione. Il Consiglio di Stato ha dunque accertato definitivamente la piena correttezza e legittimità dell’operato dell’amministrazione comunale, teso alla migliore tutela del Castello Ruffo, patrimonio culturale della Calabria.

La commozione del sindaco Ciccone 

"Con profonda commozione ho il grande piacere di annunciare al popolo di Scilla - scirve sui social il sindaco Pasqualino Ciccone - che il Consiglio di Stato ha accolto l'appello che nel 2016 la mia amministrazione ha proposto contro la sentenza del Tar di Reggio Calabria che ci aveva visti soccombere e dare ragione ad alcuni imprenditori locali che avevano proposto ricorso contro la decisione del sottoscritto di non aver voluto firmare il contratto per concedere loro il Castello di Scilla e fargli ivi realizzare il loro progetto privatistico. Oggi, a sentenza pubblicata, è arrivato il momento di fare alcune considerazioni.

In questi anni troppo a lungo e troppe volte il mio cervello e il mio cuore sono stati messi a dura prova per gli attacchi che ho subìto da parte di molti: sindaco sciolto per mafia, sindaco contro gli imprenditori locali, sindaco contro la cultura e contro la biblioteca. E ciò nonostante sia di dominio pubblico che negli anni in cui abbiamo amministrato e stiamo amministrando abbiamo cambiato questa città. Fortunatamente in tutti e tre i casi la giustizia ha stabilito la verità dei fatti e la giustezza delle mie azioni.

Nel merito di questa vicenda Castello, sarebbe stato estremamente facile concedere il bene, accaparrarsi la benevolenza degli imprenditori interessati e non rischiare nulla. Invece no, il cuore, la passione, la difesa del Castello come bene pubblico, ha portato me e gli amministratori del tempo a scegliere la strada più difficile nell'interesse della collettività anche se ciò poteva costarci un caro prezzo, visto che se avessimo perso ci saremmo esposti a responsabilità per danno erariale compromettendo la stabilità economica delle nostre famiglie dovendo pagare di tasca nostra".

"L'altra considerazione è dover constatare con amarezza che nonostante si dedichi il proprio tempo, la propria intelligenza e capacità per migliorare il proprio paese, che si ama profondamente, si viene comunque attaccati, - prosegue Ciccone - molte volte solo per fare delle tragedie e vi posso assicurare che è stato difficile sopportare. Tutto questo avrebbe stancato chiunque. E io lo sono. L'ultima considerazione è quella che alla fine la giustizia, anche dopo molti anni, emerge sempre anche se nell'attesa di avere giustizia, il turbamento, lo scoramento è tale che non lo augurerei a nessuno. Infine un appello alle migliori intelligenze del Paese a non girarsi dall'altra parte, ma a dare un contributo per la meravigliosa Scilla invidiata da tutti. Scilla ti amo".

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