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La storia / Scilla

Nella famiglia di Mariella e Fortunato c'è amore anche per un altro figlio salvato dalla guerra

I due coniugi di Scilla raccontano l'esperienza di accoglienza del quindicenne ucraino Vlady, che vivrà con loro per sei mesi grazie all'affido curato da Agape

Mariella e Fortunato hanno quattro figli adolescenti e vivono a Scilla nella loro famiglia serena, dove c’è un solo reddito ma non manca nulla e si affrontano le difficoltà giorno per giorno, come tutti. Poco più di un anno fa in un paese lontano scoppia una guerra insensata e guardando le immagini dei ragazzi ucraini in televisione, la figlia maggiore propone alla madre di aiutare qualcuno di quei coetanei che nella loro terra, sotto la paurosa minaccia delle bombe, non sono più sicuri.

“Io avevo lanciato solo un amo ma poi hanno fatto tutto loro, già prendendo i contatti attraverso il parroco”, dice Mariella Sanfedele, che con il marito Fortunato Pirrotta da lo scorso marzo ha accolto Vlady, che oggi compie 15 anni e li festeggia nella famiglia a cui sua madre Oksana lo ha affidato per sei mesi. Un atto d’amore e altruismo disinteressato, che rientra nella fattispecie dell’affido internazionale in situazioni di emergenza umanitaria, richiesto da molti genitori ucraini per proteggere i figli minori dai pericoli della guerra. Nel caso dei coniugi scillesi, la Caritas ha fatto da ponte e il centro comunitario Agape presieduto da Mario Nasone si è occupato di accompagnare la famiglia nella preparazione a questo ruolo fino all’accordo sottoscritto con la madre di Vlady in modo rapido ed efficiente grazie agli assistenti sociali del comune e la commissaria prefettizia Antonia Surace. Vlady è arrivato a Scilla con la mamma dopo due lunghi giorni di viaggio e rimarrà fino al 31 agosto, consegnato alle cure di Maria e Fortunato.

“Con Oksana c’è un rapporto costante – dice ancora Mariella – ci scriviamo e la informiamo di tutto, ho pensato a come starei io al suo posto. Ed è quello che hanno pensato anche i nostri figli chiedendoci di fare questa esperienza, mi rende orgogliosa vedere che stanno crescendo con questa generosità e spirito solidale. Sia io che mio marito – aggiunge – veniamo da famiglie numerose e pensiamo che se si mangia in quattro uno in più non cambia niente, siamo stati abituati ad aiutarci a vicenda, un mese le scarpe nuove le compra uno e il prossimo toccherà a un altro”.

Il giovane ucraino Vlady

Lei casalinga e lui macellaio, per includere Vlady nel bilancio familiare hanno dovuto fare qualche rinuncia. Chi a Scilla li conosce sa quanto tengono all'amore per i figli, cresciuti nella fede cristiana ed educati ad aiutare gli altri. “Qualche piccolo sacrificio in questa particolare situazione a loro non pesa – ribadisce Mariella – anzi mia figlia mi ha chiesto espressamente di non fare la festa del diciottesimo e usare quei soldi per ospitare Vlady. Stanno vivendo insieme senza gelosie, dividendo quello che c’è, e non mi hanno mai fatto notare quello che si fa per questo ragazzo, per loro è una cosa normale, si considerato tutti uguali tra loro”.

Oggi per il compleanno del fratellino ucraino è stata organizzata una festicciola con i rustici fatti in casa dalla mamma italiana e gli amici che Vlady ha conosciuto qui e frequenta insieme ai figli di Maria e Fortunato. La sua vita nella cittadina tirrenica, dove la comunità ucraina è poco presente e risiede solo qualche connazionale adulta che lavora come badante ma nessun adolescente come lui, è tranquilla: non c’è stato bisogno di iscriverlo a scuola perché ha ottenuto la possibilità di studiare a distanza nella sua classe e prenderà regolarmente il diploma di istruzione ucraino. Gloria, seconda figlia della coppia scillese, gli sta insegnando l’italiano. “Ha legato con lei in particolare – racconta Mariella – perché ha molta pazienza ed ha saputo coinvolgerlo di più rispetto al mio figlio suo coetaneo, che ha un carattere molto diverso. Ma ha fatto amicizia anche con gli amici di Gloria e spesso esce con loro autonomamente”.

La distanza dagli affetti in Ucraina è un dolore di fondo, che affiora a tradimento in alcuni momenti cupi. “Vlady è un ragazzo dei nostri tempi – continua Mariella – e i suoi modi sono disinvolti, non è un tipo da smancerie. L’ho visto turbato solo una volta: di solito scrive sempre agli amici nel suo paese e non era riuscito a contattarli per tre giorni, sentiva le notizie sulla guerra ed era molto preoccupato”. Tutti i suoi fratelli stanno combattendo in patria e per il quindicenne la permanenza a Scilla è una zona franca di tranquillità. Con il pensiero verso il ritorno a casa, com'è giusto che sia, e proprio in questa generosità disinteressata è racchiuso il significato dell'affido internazionale.

“Siamo stati fortunati ad avere quattro figli meravigliosi – conclude Maria – ed è anche un sentimento di gratitudine verso la vita che mi ha spinto a voler aiutare una madre come me a proteggere suo figlio. Siamo felici di aver trasmesso questi valori ai nostri ragazzi, che ci stanno dimostrando che non bisogna tirarsi indietro se qualcuno ha bisogno e l'amore è un dono che chiunque può dare". 

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