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Scillesi d'America, adesso si invoca l'aiuto dell'Ambasciata

L'architetto Alberto Gioffrè ha inviato una missiva a Shawn Crowley per chiedere un intervento per la riapertura del nosocomio

La battaglia per lo Scillesi d'America, l'ex ospedale della cittadina tirrenica, per evitare la sua definitiva morte arriva sul tavolo dell'ambasciata d'America in Italia.

E già, lo storico ospedale, chiuso dello scorso settembre per mano dell'Asp a causa del degrado, è prezioso non solo per la salute dei cittadini del territorio ma anche per la sua testimonianza d'amore verso la terra d'origine da parte di migranti scillesi.

La lettera inviata all'ambasciata e indirizzata a Shawn Crowley, incaricato degli affari degli Stati Uniti in Italia, è stata scritta dall'architetto Alberto Gioffrè affinché l'Ambasciata possa intercedere con la Regione e con la prefettura reggina per la riapertura.

C'è da dire che ad oggi, l’ex ospedale di Scilla “Scillesi d’America”, è in gran parte da ristrutturare e sono risultati negativi gli esiti delle indagini di vulnerabilità sismica e di caratterizzazione dei materiali effettuate sulla struttura dal personale di Invitalia: si parla di “Elevato livello di degrado” con “valori di resistenza dei calcestruzzi sono molto al di sotto di quelli normativamente dovuti, tale da richiedere opere di restauro e di consolidamento”.

Ma lo Scillesi d'America ha, appunto, un valore storico per il territorio e l'architetto Gioffrè spiega le ragioni della necessità di un suo recupero: “È stato realizzato – scrive Gioffrè nella missiva all'Ambasciata – alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, da un gruppo di Scillesi residenti negli Stati Uniti d'America. Per tale motivo fu chiamato Ospedale Scillesi d'America. Mio padre Giuseppe Gioffrè (cugino del senatore Anthony B. Gioffrè che presiedette lo Scilla Community Hospital Fund, Inc.) lo fondò nei dieci anni successivi e lo rese operativo, presiedendelo per quasi venti anni in maniera egregia, al servizio di una vasta popolazione e del territorio circostante”.

lettera ambasciata-2Il  nosocomio, dalla sua nascita, è un immobile dell’intera collettività scillese e i cittadini sono molto legati tant'è che è nato anche un Comitato in difesa. 

Ricorda Gioffré: “Alla metà degli anni Settanta venne ampliato e funzionò fino ad alcuni anni or sono, in maniera più che egregia. Io ne divenni conigliere dal 1978 al 1980 (anno dell'istituzione delle Asl) quale rappresentante degli Originari interessi dell'ente (il Comitato d'America): ruolo che mantengo oggi. Diversi  (almeno tre) sono stati i tentativi della Regione Calabria di svilire l'importanza del nosocomio, la cui esistenza e funzionalità sono state sempre molto utili alla collettività. L'ultimo attacco alla vita e alle indiscusse professionalità dell'intero nuovo edificio, in ossequio a ventilate carenze strutturali (non dimostrate). L'ospedale è stato voluto dagli scillesi residenti in Usa. Esso soddisfava alle esigenze non solo della popolazione di Scilla ma di tutto l'hinterland, ed è stato sempre apprezzato per la serietà di gestione. Inoltre l'attenzione verso la cittadina di Scilla, da parte dell'Ambasciata, ha radici storiche".

"Queste considerazioni mi inducono a richiedere la Sua attenzione, - scrive Gioffrè a Shawn Crowley -  quale esponente in Italia della Nazione che ha dato i natali alla struttura ospedaliera,  affinché possa intercedere presso la Regione Calabria e la Prefettura di Reggio, per la riapertura di tutti i servizi dei quali l'ospedale è stato gradualmente privato. Il paese intero conta molto sull'azione che l'ambasciata vorrà intendere in favore dell'ospedale, considerando che gli enti locali vicini (Comuni adiacenti, Città metropolitana, Regione) non intraprendono alcuna azione di supporto alla vita dell'importante struttura, né operano per una migliore o maggiore operatività. 

La ringrazio sentitamente per quanto vorrà concretizzare in favore di un'opera basata sulle capacità dei cittadini americani ed ex scillesi, i quali hanno voluto esprimere il loro amore per la terra d'origine donando alla cittadina una struttura ospedeliera".

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