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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Fiamme gialle rompono una "Catena di Sant'Antonio" truffaldina: scatta sequestro

Le Fiamme gialle di Reggio Calabria denunciano tre persone, nel raggiro finanziario attuato con il cosiddetto "Schema Ponzi" ci sono finite centinaia di persone in giro per l'Italia, sigilli a beni mobili e immobili per 1 milione e 500 mila euro

La Guardia di finanza di Reggio Calabria ha interrotto una “Catena di Sant’Antonio” delle truffe, scoprendo un maxi raggiro ai danni di un centinaio di risparmiatori dislocati su tutto il territorio nazionale. L’operazione “Le piramidi”, scattata all’alba di oggi, ha portato al sequestro preventivo, chiesto dal capo della Procura di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, di circa 1 milione e 500 mila euro nei confronti di tre soggetti appartenenti ad una associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti di truffa aggravata mediante la raccolta e gestione di risparmi, la vendita di strumenti finanziari fasulli ed a struttura piramidale, in assenza delle prescritte autorizzazioni.

Beni anche a Tenerife

Le indagini, eseguite dal Comando provinciale della Guardia di Finanzia di Reggio Calabria e dal Nucleo speciale di Polizia valutaria, sono state coordinate dal Procuratore vicario, Gerardo Dominijanni, e dal Sostituto procuratore Marco Lojodice, hanno consentito, tra l’altro, di tracciare le ricchezze illecitamente accumulate dagli indagati, e pertanto sono stati sottoposti a sequestro disponibilità finanziarie detenute su conti corrente ubicati in Italia e nell’isola di Tenerife (Spagna), terreni siti in Reggio Calabria e 127 oggetti preziosi tra cui diamanti, collane, bracciali, anelli in oro, orologi di alto valore altre pietre preziose e 241 monete di argento.

Falsi investimenti

Le tre persone indagate, secondo la ricostruzione degli investigatori, gendo sotto lo schermo di società finanziarie appositamente costituite in Italia e all’estero, si facessero consegnare somme di denaro dai malcapitati clienti prospettandogli il reinvestimento in fondi di risparmio promettendo tassi di interesse particolarmente allettanti, talvolta anche fino al 40%. I membri dell’associazione incameravano, quindi, le somme e - successivamente al fine di rendere più credibile lo schema truffaldino - provvedevano al rimborso, ancorché solo parziale delle stesse, in piccole “tranche” e mediante ricariche su carte prepagate.

Le polizze assicurative

Peraltro, a fronte delle somme ricevute a titolo di investimento, gli indagati facevano in modo che i soggetti truffati stipulassero polizze assicurative fittizie a garanzia degli investimenti, riuscendo così ad incamerare indebitamente ulteriori somme di denaro. Tali falsi piani assicurativi, gestiti da uno dei sodali mediante una società nel padovano, oltre a dare una parvenza di garanzia all’investimento, incoraggiavano i potenziali clienti a stipulare i predetti strumenti finanziari. Le articolate indagini esperite hanno consentito altresì di rilevare che gran parte degli investimenti avveniva mediante la stipula di contratti di associazione in partecipazione all’interno di strutture piramidali (c.d. “multi level marketing”), tra le quali i networks “Adamax”, “Unetenet”, “TelexFree” e “Lirbertagià”, gestiti dal principale indagato.

Lo schema Ponzi

In particolare si tratta di tipologie di reti il cui core business è il sistema di pacchetti di affiliazioni e di vendite, tipico del cosiddetto “Schema Ponzi”, che prospetta agli investitori un rendimento proporzionale alla capacità di reclutamento di nuovi sottoscrittori dei piani di investimento. I clienti venivano, pertanto, posti di fronte ad una allettante possibilità di conseguire guadagni mediante il loro inserimento a titolo oneroso in una “Catena di Sant’Antonio”, facendo credere loro che, per ottenere maggiori compensi, avrebbero dovuto far inserire e dunque “reclutare” nuovi soggetti. In realtà, gli indagati hanno rimborsato i malcapitati clienti solo parzialmente, trattenendo gran parte delle somme investite.

Ricostruiti i flussi finanziari

Anche in questa vicenda è stata determinante la ricostruzione dei flussi finanziari, agevolata dal supporto informativo contenuto in alcune segnalazioni di operazioni sospette pervenute al Nucleo speciale di Polizia valutaria per fini di prevenzione antiriciclaggio. Lo sviluppo investigativo di tali preziose informazioni ha costituito, come spesso capita in questo tipo di indagini, un imprescindibile strumento di supporto utile ad orientare le investigazioni ed aggredire i patrimoni di provenienza illecita.   

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