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Scuola, la campanella è suonata ma non per tutti

La dispersione scolastica è un fenomeno che colpisce i quartieri più poveri della città

La campanella è suonata, il nuovo anno scolastico è iniziato da qualche giorno ed i ragazzi sono ritornati sui banchi di scuola. C'è chi è arrivato a scuola per la prima volta ma c'è chi invece non ha varcato e non varcherà il portone dell'istituto. Sono i bambini  e i ragazzi che hanno deciso o sono stati costretti ad abbandonare la scuola. 

La dispersione scolastica è un fenomeno che colpisce i minori e vede in Calabria 1 bambino su 10 a rischio povertà ed esclusione sociale. Dati allarmanti che esigono delle risposte, per contrastare un fenomeno che seppure in calo resta preoccupante. Inoltre, nonostante una riduzione consistente avvenuta nell’ultimo anno in Calabria (-3,8%), permangono percentuali di ‘dispersi’ alla fine del percorso di istruzione più elevate rispetto alla media nazionale. 

I dati ufficiali della Regione parlano del 14% di abbandono scolastico precoce e evidenziano 19mila giovani tra i 18 e i 24 anni che non frequentano corsi scolastici o attività formativa. 

La Calabria ha diverse realtà territoriali e Reggio ha delle sacche di povertà note: il quartiere di Arghillà prima di tutto, ma non solo. Eppure la scuola rappresenta un presidio essenziale nella lotta alle disuguaglianze. Una scuola di qualità, che offra quindi spazi sicuri, infrastrutture e servizi adeguati, può dare opportunità eguali di apprendimento a tutti gli studenti e le studentesse, anche, e soprattutto, a quelli che sono maggiormente svantaggiati.

Dopo il Covid e i disagi della didattica a distanza che ha evidenziato ancora di più le differenze tra territori, ecco che quest'anno che si avvia deve essere anche un nuovo punto di partenza per ripensare ad una scuola più inclusiva. 

"La dispersione e l’abbandono scolastico sono fenomeni complessi e multidimensionali, - spiega Eleonora Scrivo, referente territoriale di ActionAid - che riguardano diversi sistemi, oltre la scuola; non può esistere quindi una sola risposta volta a prevenirli e affrontarli".

Eleonora Scrivo da tempo lavora nelle periferie della città per contrastare la povertà educativa. Per quattro anni, dal 2018, il progetto OpenSpace, finanziato dall’Impresa Sociale Con I Bambini, ha puntato a offrire opportunità ai minori che hanno abbandonato la scuola o che rischiavano di abbandonarla. Oltre Reggio Calabria, anche le periferie di Bari, Milano e Palermo, sono state accompagnate nel realizzare interventi. La scuola capofila a Reggio è stato l’Istituto B.Telesio, che ha fatto rete con il liceo delle scienze umane T. Gullì e l’Istituto Radice-Alighieri.

"Nel modello OpenSpace le dimensioni sulle quali ci siamo concentrati - spiega Scrivo - sono l’orientamento e le azioni di accompagnamento e cura, tentando di adottare un approccio di sistema, che prefigura un quadro di coerenza tra politiche e servizi di diverse filiere, in primo luogo quella educativa e quella sociale, ma, progressivamente, anche quella sanitaria, dell’abitare, del lavoro. 

Nel ripensare l’orientamento nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado è fondamentale agire su quattro piani distinti e complementari: aiutare i giovani e le giovani a focalizzarsi maggiormente sulle proprie competenze, capacità e aspirazioni, affrontare il tema della scelta in modo sistematico, anche con le famiglie; far sperimentare ai e alle giovani dei compiti di realtà, che consentano davvero di comprendere ciò che amano fare e in cui sono capaci; aumentare le informazioni a disposizione dei giovani e delle loro famiglie, indipendentemente dallo status socioeconomico".

"Possiamo quindi affermare che sono necessarie e urgenti azioni concertate che permettano di tracciare passo a passo il percorso dei e delle giovani e sollevare un’allerta nel momento in cui si osservano delle cesure. I ragazzi vanno seguiti e anche le loro famiglie e secondo la nostra esperienza il momento più delicato è in seconda media, perchè è lì che si compiono delle scelte per il futuro e i ragazzi vanno sostenuti. Bisogna lavorare insieme, scuola, enti locali, famiglie, tribunale per i minorenni per inquadrare gli ostacoli e superarli, aiutare le famiglie più svantaggiate ed evitare così che i ragazzi fuoriescano dal circuito educativo". 

"È l’ente locale responsabile di curare l'anagrafe, sollecitando e avvalendosi delle informazioni delle scuole, dei servizi sociali territoriali e degli enti del terzo settore. In relazione alle scuole, - aggiunge Scrivo - c'è la necessità di ristrutturare alcuni incentivi specifici, che inducono gli istituti a minimizzare i numeri della frequenza discontinua e dell’abbandono; in relazione invece ai servizi sociali, va sottolineato che i colloqui propedeutici alla predisposizione del progetto personalizzato di presa in carico, previsto dal Reddito di Cittadinanza (RdC), rappresentano un momento chiave per l’emersione di queste situazioni, sia perché i casi di giovani che frequentano saltuariamente la scuola o la abbandonano sono sovrarappresentati nella popolazione beneficiaria del RdC, sia perché la frequenza a scuola dei figli rappresenta uno degli oggetti specifici del progetto personalizzato, previsto dagli atti di indirizzo". 

In tal senso è stato utile il protocollo che ha siglato il procuratore della Repubblica del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria Roberto Di Palma con le autorità cittadine: niente più reddito di cittadinanza e indennità varie per i genitori che non mandano i bambini a scuola.

La Regione, con l'assessore Giusy Princi, sta lavorando per far funzionare bene l'Osservatorio regionale sull'istruzione ed il diritto allo studio. A marzo scorso la giunta regionale ha approvato le linee guida per il funzionamento dell'organismo che è anche uno strumento di analisi, ricerca, monitoraggio e governo dei processi connessi all'istruzione.

Uno strumento fondamentale, dunque, per conoscere davvero quanto accade e capire anche il fenomeno della dispersione scolastica e attivare così una programmazione regionale utile e indispensabile per i giovani che ultimato il percorso di studio possano davvero immettersi nel mercato del lavoro.

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