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Cronaca Centro / Via dei Filippini

Sgombero Museo del bergamotto, Caminiti: "Il caso si risolverà in tribunale"

Dopo l'annuncio dell'assessore Martino, l'Accademia è pronta a difendersi per le vie legali. Si prepara anche una protesta per l'8 settembre

Non ci sta Vittorio Caminiti a veder chiudere il Museo del bergamotto dopo anni di lavoro e di sacrifici per far conoscere l'agrume più pregiato al mondo e i suoi innumerevoli utilizzi. 

Da Palazzo San Giorgio, per voce dell'assessore Angela Martino, è arrivato l'annuncio che entro l'8 settembre il museo sarà sgomberato “il tempo necessario per poter trasportare alcuni reperti delicati”. 

Caminiti Vittorio-2“Tutto ha inizio a dicembre scorso – racconta Caminiti – quando l'amministrazione comunale ci chiedeva di pagare l'affitto arrestrato per la struttura di via Filippini, nei locali rinnovati dell'edificio che ospita anche lo storico Mercato coperto della città, in un'unica rata ed entro trenta giorni. Un debito di sedici mila euro. Bisogna chiarire che l'Accademia del Bergamotto, sin dal primo momento, si è mossa per cercare un accordo al fine di versare gli arretrati dei fitti maturati tra il 2020 ed il 2021 - debiti causati dalle difficoltà economiche dovute alla chiusura della struttura durante i diversi lockdown e limitazioni di questi ultimi due anni al settore della cultura.

Sulla scia delle strategie attuate in tutta Italia da associazioni culturali e musei, l'Accademia ha proposto all'amministrazione comunale di poter procedere con il versamento a rate e ha richiesto una riduzione equa del canone. Questi svariati tentativi di un dialogo costruttivo e civile non hanno sortito alcuna risposta da parte dell'amministrazione. L'unica risposta è stata un perentorio ed unilaterale avviso di pagare, entro 30 giorni, in una sola soluzione il debito maturato". 

I turisti hanno cancellato le prenotazioni 

"Questo atteggiamento vessatorio - dice con profonda tristezza Vittorio Caminiti - ci costringe a impegnare tutte le nostre energie per riaffermare la legalità nella nostra città di Reggio Calabria. Sappiamo che ci sono molte altre associazioni che non pagano l'affitto da anni eppure nessuno ha avuto questo trattamento e adesso l'assessore Martino addirittura parla di “ripristino della legalità” come se noi fossimo dei delinquenti, e nello stessp tempo dichiara che la stessa amministrazione non ha ancora pagato il 100% di quanto dovuto per il Mercato Ittico. E' inaccettabile. Noi lavoriamo da quarant'anni nel settore del turismo e della ristorazione e nell'associazione ci sono persone illustri di tutt'Italia”. 

“Non saremmo voluti arrivare allo scontro. Abbiamo sempre lavorato nell'interesse della città e per portare in alto il nome di Reggio e del bergamotto ma non possiamo vedere che adesso tutto vada distrutto e sopratutto passare noi come dei delinquenti. Questo è un danno enorme per la città, nel pieno della stagione estiva, costringendo le migliaia di visitatori e le agenzie a veder cancellate le loro prenotazioni.  Si tratta di un’azione abnorme nei confronti della gestione del Centro, considerando che il caso si risolverà, come stabilito, in aula di tribunale”.

“Adesso dobbiamo difenderci e poiché l’assessore Martino denuncia un appropriazione di spazi, che però è sempre stata avallata dalla presenza dell'amministrazione, del sindaco, di assessori e funzionari alle centinaia di manifestazioni dell’Accademia del Bergamotto, presenteremo adesso tutta la documentazione e le pec inviate all'amministrazione comunale e ai dirigenti che dimostrano che noi non ci siamo appropriati di nulla”. 

Museo e Accademia del bergamotto di Reggio Calabria: le foto

Il progetto del Centro per la valorizzazione del bergamotto

“Tutto nasce nel 2016, quando Nicola Irto (presidente del consiglio regionale) e Giuseppe Falcomatà (sindaco), chiedono pubblicamente a L’Accademia del Bergamotto di Reggio Calabria di farsi carico, sopperendo alla mancanza di fondi dell’amministrazione stessa, della realizzazione di un "Centro per la valorizzazione del Bergamotto di Reggio Calabria" presso la struttura dell'abbandonato Mercato coperto di via Filippini.

Si trattava del progetto della giunta Falcomatà, con delibera del 28 luglio 2016, n° 141, che l'amministrazione aveva proposto, con scarsissimi risultati, alle tante organizzazioni locali. Tentativo fallito perché, a differenza del famoso “caso Miramare”, bisognava effettuare a proprio carico la manutenzione e erogare l’affitto. L'Accademia del Bergamotto, ha accettato come sempre la sfida, fidandosi dell'amministrazione e del suo giovane sindaco che vantava una reputazione seria, sicuramente riflesso della stima indiscussa verso il compianto prof. Italo Falcomatà. Lo stesso che fu artefice e promotore della prima manifestazione del “BergaFest” in Piazza Italia.

L'Accademia del Bergamotto, senza alcun contributo pubblico, ma solo grazie allo sforzo economico di soci, ha realizzato quello che era il progetto dell'amministrazione, migliorandolo e raggiungendo obiettivi e successi ben superiori alle aspettative del lontano 2016. Il bando assegnava i locali di via Filippini ma non erano inclusi i bagni e l'entrata e quindi subito facemmo notare il problema. Ci fu risposto che erano di competenza di altri assessorati ma che non c'era problema alcuno e che facendo richiesta ci saebbero stati concessi.

Quindi su indicazioni dei dirigenti e assessorati abbiamo fatto la pec e ci sono stati concessi. Adesso dopo quattro anni evidenziano questo problema, eppure sono venuti tutti al Museo dal sindaco agli assesori...! Ciò che sappiamo è che il "Centro per la valorizzazione del Bergamotto" con il suo Museo ha risposto, con fatica immane, a un bando sbagliato dall'amministrazione che lo proponeva. Sappiamo anche che oggi questa amministrazione vuole mettersi al sicuro scaricando le responsabilità sull'Accademia del Bergamotto ”.

“Ma c'è anche una novità: arrivano i fondi del Pnrr, ed il "Centro per lo sviluppo del Bergamotto", con il suo Museo, diventa un problema per l'amministrazione: un doppione per poter giustificare un milione e mezzo di euro da spendere per la Stazione sperimentale”.

“Noi ci difenderemo e dispiace davvero che ancora una volta questa città sia protagonista di episodi alquanto strani. Siamo un'associazione di volontariato che ha operato nell'interesse della città e dei suoi giovani e non capiamo questa voglia di distruggere tutto. Ci chiediamo quindi cosa sia legalità, o come essa possa essere valutata a seconda di chi “subisce” il giudizio. Tra l'altro anche la sospensione dell'attività è del tutto inusuale ed abnorme: 

La petizione online e la protesta

Intanto sulla rete c'è anche una petione di Change.org “Giù le mani dal Museo del bergamotto” per raccogliere le firme e chiedere di non chiudere questa struttura che racconta trecento anni di storia della coltivazione e della lavorazione a partire dal Settecento, attraverso una gran varietà di strumenti e attrezzature rare, dai primi macchinari per l’estrazione risalenti all’inizio del XVIII secolo, passando per quelli a vapore dell’Ottocento, fino ai motori elettrici dei primi anni del Novecento.

“Stiamo ricevendo molti attestati di stima e solidarietà – conclude Caminiti – molti presidenti di associazioni enogastronomiche italiane sono pronti a venire a Reggio per manifestare. Siamo pronti, infatti, a scendere in strada, l'8 settembre, a incatenarci davanti al Museo, per difendere davvero la legalità e la giustizia. Un dato di fatto è che il "Centro per la valorizzazione del Bergamotto” con il suo Museo, dopo il MArRC, è il luogo più visitato a Reggio Calabria. Chiuderlo significa per questa città spegnere la speranza per il suo sviluppo e per il suo futuro". 

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