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Siti culturali della città: due guide turistiche abusive, fermate e multate dai vigili

Il plauso dell'Associazione guide turistiche della Calabria, i cui rappresentanti hanno più volte presentato esposti in Procura per bloccare il fenomeno

Non si ferma il contrasto all'abusivismo, la polizia municipale di Reggio Calabria, guidata dal comandante Salvatore Zucco, ha ottenuto un nuovo successo a tutela della legalità e in difesa dei legittimi interessi delle guide turistiche abilitate. Infatti, nella mattinata di venerdì 6 settembre, alcuni agenti della polizia municipale, sia in divisa che in borghese, nel corso di un intervento mirato volto all’individuazione di guide turistiche abusive nei siti di maggiore interesse turistico della città di Reggio Calabria, in due distinte operazioni, hanno colto sul fatto altrettanti soggetti intenti ad accompagnare illegalmente dei gruppi di turisti.

Per entrambi, dopo i necessari accertamenti preceduti dall’attenta osservazione del loro operato all’interno del Museo Archeologico Nazionale, è scattata la contestazione per il reato di esercizio abusivo di professione di guida  turistica. A nulla sono valse le giustificazioni dei due abusivi, uno dei quali si è qualificato come “accompagnatore turistico” (qualifica che non consente di esercitare l’attività di guida) pur dovendo ammettere davanti all’evidenza che, in realtà, stava illustrando i reperti ad un gruppo di turisti con i quali aveva in precedenza concordato servizio e tariffa e l’altro presentatosi, invece, come archeologo (titolo di per se’ del tutto insufficiente per poter fornire servizi di visite guidate) e anch’esso tradito dal proprio comportamento antecedente alla contestazione formale.

Questa nuova sistematica politica di contrasto all’abusivismo, fortemente voluta dal comandante della polizia municipale, fa seguito a diverse segnalazioni delle guide turistiche  operanti nel territorio e afferenti all’AGTC, l’Associazione Guide Turistiche della Calabria, i cui rappresentanti hanno più volte sollecitato le istituzioni su questo tema, arrivando anche a presentare esposti presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria. 

Da diversi anni, infatti, i professionisti abilitati e regolarmente iscritti all’elenco ufficiale tenuto dalla Città metropolitana, lamentano una inammissibile e crescente presenza di individui (sia italiani che stranieri) intenti ad esercitare abusivamente la professione di guida turistica presso i principali poli turistici di Reggio Calabria e provincia (in particolare presso il Museo Archeologico Nazionale, il Corso Garibaldi, il Lungomare Falcomatà, la Cattedrale, il castello Aragonese, ecc. nonché località turistiche del circondario quali Scilla,  Pentedattilo o Bova) sebbene siano palesemente privi dei requisiti previsti dalla normativa vigente. Costoro spesso si confondono con i visitatori perché non indossano il tesserino di riconoscimento rilasciato dalla Città metropolitana, oppure talvolta indossano un badge con la generica indicazione di guida che non ha nessun valore legale.

Tra loro vi sono abusivi che fanno parte o lavorano regolarmente per conto di associazioni culturali che con la scusa di promuovere il territorio anche a mezzo di siti web e pagine social propongono apertamente visite guidate, abusivi interni a strutture museali statali o private, con contratti di collaborazione diretti o indiretti (e comunque non per svolgere l’attività di guida turistica), che accompagnano scolaresche o gruppi di turisti talvolta anche al di fuori delle strutture stesse; abusivi (anche di nazionalità straniera) afferenti direttamente ad agenzie turistiche e tour operator, talvolta dotati di tesserino di accompagnatore ma non di quello di guida turistica, e infine abusivi che accampano, del tutto illegittimamente,  il diritto di esercitare occasionalmente la funzione di guida turistica perché muniti di una qualche laurea attinente (archeologia, storia dell’arte o beni culturali) sebbene siano comunque sprovvisti dell’abilitazione e del relativo tesserino di guida turistica.
Nessuno di essi può, in ogni caso, esercitare la professione di guida turistica senza commettere il reato di esercizio abusivo della professione e incorrere nelle relative sanzioni penali previste dalla normativa vigente, come è appunto avvenuto anche in questi ultimi casi.

A tale proposito è utile ricordare che in Calabria la professione di guida turistica è regolamentata dalla Legge Regionale n° 8 del 2008, la quale oltre a definire (art. 31) la figura professionale della Guida Turistica, all’art. 36 stabilisce anche le sanzioni amministrative pecuniarie che sono comminate dai Comuni (preposti al controllo su delega della Regione) a “chiunque eserciti, anche occasionalmente, le professioni di cui all’art. 31, senza essere in possesso della relativa autorizzazione“ (sanzione amministrativa da 1.000 a 4.000 euro), nonché a chiunque (nella fattispecie agenzie di viaggio, tour operator, associazioni di varia natura, ecc.) “per l’espletamento dell’attività delle professioni turistiche di cui all’art. 31 si avvalga di soggetti non muniti di autorizzazione” (sanzione amministrativa da 1.000 a 5.000 euro raddoppiabile in caso di recidiva).

Si tratta, dunque, di un reato da non sottovalutare e che comporta un triplice pregiudizio: un danno economico per gli operatori abilitati che legittimamente esercitano questa professione dopo aver superato un impegnativo esame abilitante ed essersi iscritti all’albo ufficiale e che subiscono i duri effetti di una concorrenza sleale da parte di chi, non pagando le tasse, può permettersi di lavorare a tariffe inferiori, un danno di immagine per i luoghi di interesse turistico come il Museo Archeologico o il Duomo (e le relative istituzioni coinvolte) nei quali tali soggetti abusivi imperversano privi di una adeguata preparazione culturale e tecnica che li renda idonei al compito richiesto, offrendo spesso un’immagine superficiale del luogo che li ospita e, infine, un danno per l’erario e la collettività atteso che tali soggetti venendo ovviamente pagati “in nero” sfuggono a qualunque controllo amministrativo, creando altresì un fenomeno di evasione fiscale che, dai singoli abusivi, si estende alle associazioni di comodo che si dicono senza fini di lucro, alle agenzie di viaggio ed ai tour operator che consapevolmente li utilizzano per massimizzare i loro profitti.

Un reato spregevole e odioso che mina in profondità le possibilità di sviluppo economico trasparente e legale di una città come Reggio Calabria che – come spesso si dice – dovrebbe e potrebbe vivere di turismo ma che da ora in poi, grazie al continuo e attento monitoraggio degli agenti della polizia municipale e ai loro tempestivi interventi, verrà sempre più sistematicamente e severamente colpito.
 

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