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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Super green pass, cosa cambia tra sette giorni (con due enormi punti di domanda su scuola e lavoro)

Probabile l'estensione del certificato nel mondo del lavoro, ma non si esclude più l'obbligo vaccinale per gli over 18 o 21. Scuola: non regge l'ipotesi delle quarantene differenziate tra vaccinati e non. Intanto tra una settimana entrano in vigore le nuove norme

Sale ancora in Italia il tasso di positività, dal 13 al 22%. I ricoveri per Covid crescono in otto regioni, con la Liguria che è la prima regione ad avvicinarsi - dopo mesi - nuovamente alla zona arancione: ma il colore intermedio è lo scenario sempre più prossimo in Italia, per tutto il paese. Da oggi saranno in tutto dieci le regioni in giallo, ma rispetto alla zona bianca di fatto non ci sono differenze. Il governo è già al lavoro per trovare una quadra sui prossimi provvedimenti che saranno discussi in Cdm mercoledì: non sarà facile. I dubbi riguardano due macro-temi: scuola e lavoro. Che qualcosa cambierà subito per provare a frenare l'aumento dei contagi è scontato.

Scuola e lavoro: due grandi punti di domanda

In primis al tavolo del Consiglio dei Ministri arriverà la discussione sull'estensione del super green pass nel mondo del lavoro. Autorevoli esponenti del Pd, sulla scia delle richieste di sindacati e Confindustria, vanno oltre e puntano - cercando l'appoggio di Forza Italia e M5s - ad incassare da subito la misura dell'obbligo vaccinale dai 18 anni o 21 anni in su per tutti. Secondo il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli, ci sono le condizioni per questo tipo di provvedimento. Ma più realisticamente l'unica misura su cui potrebbe esserci un accordo certo, già da subito, è l'estensione dell'obbligo del certificato verde rafforzato agli impiegati della Pubblica amministrazione. Non quindi nella categoria del lavoro privato, dove ci sarebbero alcune complessità da superare e per questo sarà necessario consultare sindacati e imprese poiché il governo intende giungere a scelte il più condivise possibile. Difficile che la soluzione arrivi entro il 5 gennaio.

In Italia "la terza dose è partita con un ritardo di tre mesi - scrive Luca Ricolfi su Repubblica -  nulla è stato fatto su trasporti e ventilazione degli ambienti chiusi, ai vaccinati si è lasciato credere che corressero pochissimi rischi. Il risultato è che l’epidemia galoppa, il numero effettivo di soggetti positivi, o a diretto contatto con positivi, è dell’ordine di 5 o 6 milioni (1 italiano su 10), gli ospedali e le terapie intensive sono sotto pressione, i malati ordinari faticano ad essere ricoverati e curati, il numero dei morti quotidiani è il quadruplo di due mesi fa ed è in costante aumento. In questa situazione - continua il sociologo Ricolfi - l’unica cosa che non possiamo permetterci è continuare a non fare nulla. E purtroppo il novero delle misure fra cui, nell’emergenza, siamo costretti a scegliere, non può che essere quello degli interventi (dolorosi) che producono effetti significativi a breve: estensione più o meno ampia dell’obbligo vaccinale, lockdown per i non vaccinati, Super Green Pass per accedere al lavoro, mascherine Ffp2 sui mezzi pubblici, e così via. Insomma: l’ampliamento dell’obbligo, più che essere “giusto” e risolutivo, è uno dei pochissimi rimedi disponibili al non fatto sin qui", secondo lo studioso.

Donato Greco, epidemiologo, membro del Cts ed ex direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, alla Stampa anticipa le prossime misure per contrastare la pandemia. Le condizioni sono mature per l'obbligo vaccinale? "Sono mature perché il 90 per cento degli over 12 ha almeno una dose, la vaccinazione dei bambini va bene, ma restano 6 milioni di adulti non vaccinati. Di questi un milione e mezzo ha più di 50 anni e 180mila più di 80. Tutte persone che rischiano l'ospedalizzazione e fanno cambiare colore alle regioni. Non sono solo No vax, pensiamo agli ultraottantenni, ma italiani poco raggiunti dalla prevenzione. Si procede con un percorso a tappe. Ora verrà introdotto il Super Green Pass nei luoghi di lavoro, una misura alternativa all'obbligo ma di grande impatto perché mette in sicurezza gli uffici, le aziende, l'economia e spinge tutti gli under 65 a vaccinarsi". E poi si arriverà all'obbligo generalizzato? "Lo deciderà il governo, ma prima il generale Figliuolo porterà avanti la vaccinazione porta a porta, cercando di arrivare ai cittadini rimasti isolati, e si mobiliteranno i medici di base che finora hanno deficitato. Se non bastasse si arriverà all'obbligo dai 21 anni in su per saltare l'età scolare", spiega lo scienziato. Per l'obbligo inogni caso  serve "una legge ordinaria votata dalle Camere, che avrebbe tempi lunghi, ma trattandosi di un diritto primario non si può decidere per decreto". 

In Dad i soli non vaccinati se i contagiati sono due?

Capitolo scuola. Dai sindacati ai genitori, tutti o quasi contrari l’idea di rinunciare al tracciamento coi tamponi in caso di positivi nelle classi. Ancora di più, di mettere in quarantena e mandare a casa in Dad i soli non vaccinati se i contagiati sono due. Insomma, presidi a parte, l’ipotesi di ritocco del protocollo sulle quarantene a scuola avanzata dalla commissione Salute delle Regioni viene bocciata senza troppi giri di parole. Maddalena Gissi, della Cisl scuola, ritiene l’ipotesi di dividere le classi tra vaccinati e non un modello ingestibile: "C’è un problema di privacy e didattico: chi è in classe ha bisogno di tutta l’attenzione dell’insegnante, chi invece segue dal pc ha tempi e necessità diversi". Va detto che il caso di quarantene solo per i non vaccinati con due positivi in classe era già previsto dal protocollo del 6 novembre. Solo che era rimasto lettera morta perché prevedeva un tampone subito - che si è rivelato impossibile da fare per le Asl anche prima dell'aumento esponenziale dei contagi legati a Omicron - e uno dopo 5 giorni, ovvero la sorveglianza con testing che ora le Regioni vogliono togliere lasciando un solo tampone entro 10 giorni. Ieri vari sottosegretari sono stati netti: no alle quarantene differenziate tra vaccinati e non. La riapertura in presenza tra il 7 e il 10 gennaio è dietro l'angolo. 

Tutti sono d'accordo sulla necessità di fare il massimo per garantire le lezioni in presenza ma la proposta delle Regioni di prevedere un ammorbidimento delle regole per gli studenti vaccinati ha provocato l'opposizione decisa di Cinque Stelle, Lega e Fratelli d'Italia. La proposta delle Regioni sulle quarantene sarà affrontata durante il Consiglio dei ministri del 5 gennaio ma arriverà alla seduta indebolita dall'opposizione di una parte delle forze di governo.

Super green pass: cosa cambia dal 10 gennaio 2022

Super green pass Italia non solo per trasporti e mezzi pubblici, ma anche alberghi, ristoranti all'aperto, piscine, piste da sci. Scatta il conto alla rovescia per l'obbligatorietà del certificato verde rafforzato a partire dal prossimo 10 gennaio, una stretta arrivata il 29 dicembre scorso con un nuovo decreto del Cdm, che tuttavia non ha deliberato sul tema dell'estensione al lavoro rimandando la decisione al prossimo Consiglio dei ministri. Intanto, però, sono sostanziali le nuove regole che scatteranno tra meno di due settimane.

Più in dettaglio, Super green pass necessario per utilizzare i mezzi di trasporto pubblico locale e regionale. Dal 10 gennaio il certificato verde rafforzato sarà esteso quindi ad alberghi e ristoranti all'aperto. Fino alla cessazione dello stato di emergenza, spiegano fonti governative, si amplia l’uso ad un serie di altre attività: alberghi e strutture ricettive; feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose; sagre e fiere; centri congressi; servizi di ristorazione all’aperto; impianti di risalita con finalità turistico-commerciale anche se ubicati in comprensori sciistici; piscine, centri natatori, sport di squadra e centri benessere anche all’aperto. Il Super green pass verrà applicato anche a centri culturali, centri sociali e ricreativi per le attività all’aperto.

Inoltre, e sempre a partire dal 10 gennaio, il decreto prevede che le capienze saranno consentite al massimo al 50% per gli impianti all’aperto, compresi gli stadi, e al 35% per gli impianti al chiuso.

I nuovi colori delle Regioni dal 3 gennaio

Da oggi entrano in zona gialla anche Piemonte, Lombardia, Lazio e Sicilia, che vanno ad aggiungersi a Veneto, Friuli, Trentino-Alto Adige, Liguria, Marche e Calabria. Va ricordsato che a livello di regole in pratica non cambia nulla, visto che l'obbligo di mascherina all'aperto già riguarda tutto il Paese e le norme del super Green Pass dividono i vaccinati (o guariti) da chi non ha ancora iniziato o completato il ciclo di immunizzazione.

Il problema è che le percentuali di occupazione dei posti letto negli ospedali continuano ad aumentare almeno in otto regioni, tra le quali è la Liguria a vedere per prima il rischio arancione con il 22% di riempimento delle terapie intensive (il limite è 20%) e il 28% dei reparti ordinari (il limite è 30%). Ricoverati in lieve ma costante aumento anche in Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Sicilia, Toscana e Umbria. L'arancione a gennaio colorerà gran parte d'Italia: anche in quel caso per chi è vaccinato cambia molto poco.

Fonte Today.it

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